Eolico, Controvento contro “la tragedia di San Sostene”: «Legambiente applaude e premia il massacro ambientale»
Il coordinamento critica l’iniziativa dell’associazione ambientalista svolta il 4 giugno nelle serre catanzaresi: «Da tempo ha perso prestigio e dignità adottando un approccio riduzionista alla crisi ecologica»
«Chi ama quegli esseri indispensabili alla vita umana chiamati alberi, aspiratori di Co2 e dispensatori di frescura, pensa che il nuovo millennio abbia portato con sé una tragedia nel territorio comunale di San Sostene (appartenente alle Serre catanzaresi), il cui manto forestale ha subìto in un ventennio notevoli e raccapriccianti perdite, conseguenti a scellerate decisioni politiche nazionali e locali».
Lo scrive in una nota il coordinamento Controvento che prende posizione sull’installazione di impianti ad energia rinnovabile nel territorio della provincia di Catanzaro e, in particolare, nel comune di San Sostene. «Sconcertanti e paradossali, oltre che scellerate, visto che hanno consentito l’ubicazione di pale eoliche, e la costruzione di strade per farle giungere a destinazione, a scapito di comunità vegetali tra le più vetuste ed emozionanti dell'intera Calabria».
Secondo il coordinamento di associazioni, «anche chi si identifica con i valori e le disposizioni della Costituzione repubblicana non può essere contento di quanto è successo a San Sostene, laboratorio emblematico della trasformazione dell’energia da bene comune ad affare privato alimentato da denaro pubblico.
La Repubblica tutela il paesaggio, gli ecosistemi e la biodiversità, considera la produzione e la gestione dell’energia un servizio pubblico essenziale e come se nulla fosse la Falck Renewables spadroneggia nei boschi di San Sostene grazie a una legislazione ordinaria in contrasto con la legalità costituzionale, in spregio alla quale ha congegnato un sistema di incentivi che premia anche la produzione non immessa in rete.
Questo meccanismo irrazionale, causa di distorsioni e per nulla funzionale a una decarbonizzazione effettiva, è stato di recente criticato da Carlo Stagnaro (“Rinnovabili, 10 miliardi di costi in bolletta: paghiamo per buttare energia”, intervista rilasciata a Cesare Treccarichi per Today del 4 aprile 2025), perché impone costi salati alla collettività connessi a sprechi enormi di energia.
A maggior ragione chi ritiene che si debba affrontare in maniera seria e concreta la crisi ecologica planetaria considera la strage di territorio consumata a San Sostene un modello al massimo grado negativo e pertanto si contrappone a Legambiente, pronta il 4 giugno ad applaudire e premiare il massacro nell’ambito della ventunesima edizione di una delle sue iniziative da parata mediatica, quella patriottica detta Voler bene all’Italia.
Per noi cittadini impegnati nella difesa dei nostri ambienti vitali dalle pretese della speculazione energetica, favorevoli alla massima diffusione di un’energia rinnovabile integrata nei contesti locali, immune da gigantismi e insensatezze, progettata in considerazione della specificità di ogni luogo e capace di attivare forme di democrazia comunitaria, per noi che vogliamo una società armonica ed autenticamente ecologica Legambiente ha da tempo perso prestigio e dignità.
L’associazione del cigno porta ormai la bandiera dell’approccio riduzionista alla crisi ecologica, sventolando i concetti decontestualizzati di cambiamento climatico e problema energetico e stornando l’attenzione dell'opinione pubblica dalla complessità del fenomeno, determinato dalla rottura dei cicli geochimici, dall’avvelenamento dell’ambiente, dal degrado di ecosistemi e biodiversità, dal prelievo forsennato di risorse in funzione della crescita economica.
La complessità impone che le iniziative energetiche non danneggino le matrici ambientali esponendo i territori a maggiore fragilità nel contesto del cambiamento climatico (al contempo effetto e causa di aggravamento delle sofferenze della biosfera). E contromisura al fenomeno complesso e terribile si rivela la lungimirante Costituzione del 1948, che pone vincoli ambientali e sociali all’iniziativa economica privata e, prevedendo la tutela del paesaggio alla quale la versione novellata dell’articolo 9 ha accostato quella degli ecosistemi e della biodiversità, chiede ai cittadini il rispetto di valori essenziali, e ci obbliga implicitamente a usare per gli impianti energetici suoli già resi impermeabili da precedenti azioni antropiche».