Eolico off shore, Legambiente: «Sicilia e Puglia protagoniste mentre la Calabria resta indietro»
Ad Augusta e Taranto saranno costruite le piattaforme galleggianti. Parretta: «Stiamo perdendo l’ennesimo treno della transizione ecologica, trascurando anche i vantaggi occupazionali»
di Redazione Attualità
I due poli italiani dell’eolico off-shore, dove verranno costruite le piattaforme galleggianti per le turbine, saranno Augusta (Siracusa) e Taranto, mentre Civitavecchia (Roma) e Brindisi ospiteranno le relative attività di supporto.
La previsione è contenuta nel decreto interministeriale dei Ministeri dell’Ambiente, delle Infrastrutture e dell’Economia, già trasmesso alla Ragioneria di Stato.
«Una buona notizia per le regioni Sicilia e Puglia, mentre la Calabria, passo dopo passo, nonostante le sue grandi potenzialità, sta perdendo l’ennesimo treno della transizione ecologica, non cogliendo le possibilità di uno sviluppo socio-economico del territorio ambientalmente sostenibile», commenta Anna Parretta, presidente regionale di Legambiente. Che aggiunge: «Continua, purtroppo, a non esserci sufficiente consapevolezza che realizzare impianti di energia rinnovabile significa migliorare il nostro futuro, sia per l’azione di contrasto alla crisi climatica, sia perché nella nostra regione è indispensabile creare condizioni effettive di lavoro stabile e di qualità, per arginare l’emorragia di giovani e meno giovani che sta letteralmente svuotando la Calabria».
Diecimila firme per fermare gli impianti eolici in Calabria: l'appello sarà consegnato a Occhiuto«Per tutelare l’ambiente e la salute delle persone, ma anche per far crescere l’economia, – si legge nella nota di Legambiente – occorre decarbonizzare, eliminando le fonti fossili e realizzando gli impianti di energia rinnovabile: un quadro nel quale i progetti di parchi eolici off-shore rivestono un ruolo determinante».
«La volontà politica e la partecipazione costruttiva ai processi di realizzazione degli impianti può e deve attivare percorsi virtuosi che si traducano in vantaggi in bolletta e compensazioni, ma soprattutto possono comportare importanti implicazioni in termini di occupazione, infrastrutture e servizi, per come rivelano i dati europei – prosegue la nota –. Per dare un futuro di sviluppo duraturo sotto il punto di vista occupazionale ai porti della Calabria, è, invece, antistorico pensare a realizzare infrastrutture legate alla filiera delle fossili come un rigassificatore».
«Per il momento, la Calabria continua a strutturare organismi, come è recentemente avvenuto con l’istituzione dell’Arec (Agenzia regionale per l’energia della Calabria), ma persiste nell’assenza di un piano regionale integrato energia e clima e di un provvedimento aree idonee, che possano finalmente dare alla regione una prospettiva di insieme ed evitare errori fatti in passato», aggiunge Legambiente.
E conclude: «Per come dimostra la realizzazione dei poli italiani dell’eolico off-shore in Sicilia ed in Puglia, le regioni del Sud possono trarre grandi vantaggi occupazionali dalla transizione ecologica: la Calabria resta, invece, su un piano inclinato, rischiando ulteriormente di scivolare verso il basso».