Eolico selvaggio, in Calabria è ancora deregulation mentre il Tar del Lazio prova a fissare i paletti per le energie rinnovabili
Il ricorso promosso dall’associazione che raggruppa aziende operanti nel settore energetico lamentava l’eccessiva discrezionalità lasciata dal Governo alle Regioni. Intanto la proposta di legge regionale è parcheggiata a Palazzo Campanella da novembre 2024
Mentre aumentano di anno in anno le istanze di installazione di nuovi impianti da energie rinnovabili e alcune di queste proseguono indisturbate il loro iter autorizzativo, ci vorrà ancora del tempo prima che la Calabria si doti di uno strumento per regolamentare il settore.
In Consiglio regionale
La proposta di legge finalizzata all’individuazione delle aree idonee e non idonee è infatti parcheggiata a Palazzo Campanella, giunta a gennaio in discussione nella IV commissione regionale e da allora qui rimasta in attesa del giudizio pendente al Tar del Lazio, a seguito del ricorso proposto dall’associazione nazionale energia del vento contro il decreto licenziato dal ministero dell’Ambiente per l’individuazione delle superfici idonee.
Rinvio della trattazione
Due le ragioni che hanno indotto la commissione a rinviare sine die la trattazione: il giudizio pendente al Tar Lazio ma anche una nota del dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente contenente le «osservazioni di carattere giuridico, tali da ritenere necessario un approfondimento e valutazioni di carattere tecnico sotto il profilo ambientale».
Revisione dei criteri
Insomma, la norma non era ancora sufficientemente matura per approdare in aula, uno slittamento della discussione che nei fatti si è poi rivelato provvidenziale considerato il tenore del responso del Tar Lazio che, proprio alcuni giorni fa pronunciandosi sul ricorso, ha imposto al ministero una revisione dei criteri per l’individuazione delle aree idonee.
Eccessiva discrezionalità
Due mesi di tempo per assolvere al compito, questo il timing imposto dai giudici amministrativi che hanno in parte accolto i motivi di ricorso presentati da Anev, associazione che raggruppa svariate aziende operanti nel settore delle energie rinnovabili, che lamentava l’eccessiva discrezionalità lasciata dal Governo alle Regioni nell’individuazione delle aree idonee. Caso emblematico è rappresentato dalla legge della Regione Sardegna che ha limitato all’1% del suo territorio le aree idonee.
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Esulta Legambiente, da sempre favorevole alle energie rinnovabili anche tramite l’installazione di impianti di grossa taglia. Particolarmente soddisfatta per l’annullamento dei commi 2 e 3 dell’articolo 7 del decreto ministeriale che proprio in ragione delle «esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici», aveva disposto tra le altre anche di privilegiare «l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi nonché di aree a destinazione industriale».
Il destino dei procedimenti in corso
Inoltre, prevedeva la possibilità per le Regioni di «stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto, proporzionata al bene oggetto di tutela, fino ad un massimo di 7 chilometri». Finita nel mirino del ricorso anche la mancanza di una disciplina transitoria per la salvaguardia dei procedimenti in corso.
In Calabria
Le Regioni già dotate di apposite leggi dovranno nuovamente legiferare uniformandosi ai criteri che detterà il ministero dell’Ambiente. In Calabria ci sarà, invece, solo da attendere. La proposta di legge datata novembre 2024, ma approdata in commissione a gennaio di quest’anno, rimane ancora in stand by.