«Foreste centrali per la transizione ecologica della Calabria»: ecco il piano Uncem per valorizzare i boschi calabresi
Dalla pianificazione sovracomunale agli impianti a biomasse locali, fino al cluster del legno e alla valorizzazione dei servizi ecosistemici: qui il programma per gestire e rilanciare i 700mila ettari di boschi calabresi
«La gestione delle foreste calabresi non può più basarsi sull’assistenzialismo o sulla mera conservazione». È questo il messaggio lanciato da Uncem e Legambiente al termine di una settimana di incontri sul territorio, che hanno visto la partecipazione di oltre trecento persone e di numerosi candidati alle prossime elezioni regionali.
«Le foreste devono essere centrali nell’affrontare la crisi climatica e demografica – affermano Vincenzo Mazzei, presidente di Uncem Calabria, Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, e Antonio Nicoletti, direttore nazionale Foreste, Montagne e Parchi di Legambiente –. C’è una buona silvicoltura possibile, nei parchi e non solo».
Le due organizzazioni chiedono un cambio di passo nella pianificazione e gestione dei boschi calabresi, che si estendono su circa 700mila ettari. «La Regione Calabria deve investire per pianificare, certificare e gestire i boschi, così da renderli produttivi e protettivi, capaci di generare servizi ecosistemici e crediti di sostenibilità spendibili sul mercato – spiegano –. Serve alimentare filiere economiche di alta qualità, coinvolgendo Comuni, GAL, Università, centri di ricerca e imprese».
L’appello si traduce in proposte concrete: superare la logica del cippato di legno destinato esclusivamente alle grandi centrali e puntare invece su una rete di piccoli impianti a biomasse per i comuni montani, “come sta facendo il Piemonte”, in grado di riscaldare scuole, municipi e biblioteche.
Uncem e Legambiente sollecitano inoltre l’approvazione di una vera legge forestale regionale, sul modello della normativa nazionale del 2018, che spinga sulla pianificazione sovracomunale attraverso le Unioni montane e i consorzi. «È indispensabile e possibile – sottolineano – arrivare a realizzare case in legno della Sila, del Pollino e dell’Aspromonte».
«La transizione ecologica ha nelle foreste un punto centrale e decisivo per la Calabria, per questo pezzo di Appennino che fa l’Italia» concludono Mazzei, Bussone e Nicoletti.
Ecco, in tal senso, il programma Uncem per una vera strategia territoriale della Calabria per le filiere forestali.
- Cresca da oggi l’impegno culturale e politico di tutti i territori della Calabria, in primis attraverso i Comuni, nel costruire percorsi attorno alla valorizzazione delle filiere forestali. Sono articolate, differenziate, specifiche.
- È importante dare giusto valore alle foreste, a chi fa esbosco a chi lavora sui territori nel settore forestale. Diamo forza con la Regione Calabria a nuove filiere territoriali, anche a una "borsa del legno", a professionisti Dottori Forestali che managerialmente gestiscono per conto di Comuni e Unioni montane dei pezzi di foresta appenninica. Per evitare singole aste, affidamenti occasionali, e passare, grazie a manager delle foreste, a una vera economia.
- La certificazione forestale è decisiva. PEFC ed FSC rappresentano una certificazione preziosa per i territori e per aumentare il valore della materia prima, e poi delle lavorazioni, in tutta la Calabria.
- Si parte dal bosco e dal superamento della parcellizzazione. Per questo, Uncem può lavorare con Regione Calabria su diversi fronti:
- per le Green Community, prevista dalla legge 221-2015, fortemente voluta da Uncem, finanziate finora in Calabria con 2 milioni di euro (si attende la graduatoria, che andrà sostenuta con altri 20 milioni di euro).
- per la costituzione di “Accordi di Foresta”, previsto dal recente DL Sostegni bis e anche questi finanziati dal PNRR.
- per sostenere le imprese e le loro filiere, con un nuovo Cluster legno della Calabria da creare
- Con Consorzi forestali e Associazioni fondiarie tra proprietari di superfici forestali.
- Partire dal bosco vuol dire superare la parcellizzazione e avere una pianificazione. Occorre fare i Piani territoriali in tutta la Calabria unendo anche le superfici private, favorendo l’associazionismo.
- Con questi punti, diamo attuazione a una nuova Strategia forestale della Calabria secondo la Strategia forestale nazionale. È da scrivere con le migliori intelligenze. Tempi certi per la scrittura, l'approvazione, l'attuazione della Strategia.
- La Strategia forestale tolga di mezzo il mero utilizzo di biomasse verso grandi centrali cogenerative. Si investa su piccoli impianti a biomasse termici, nei Comuni, per gli edifici pubblici. Reti di caldaie intelligenti, nuove, con piccole reti di teleriscaldamento - in sinergia con AIEL e FIPER, oltre che con Uncem - per abbassare emissioni e uso di fonti fossili.
- Uncem auspica fortemente che si possa dare piena attuazione alla Strategia forestale della Calabria. La Regione investa almeno 30 milioni di euro per attuare una nuova vera, grande strategia. Anche utilizzando gli Operai idraulico-forestali. Non basta parlare di assunzioni, nuovi assunti. La logica nuova sui "forestali" è avere capitale umano di grande spessore, formato, che sa gestire in modo nuovo e diverso dal passato il capitale naturale. No alle nuove assunzioni tanto per assumere. Si alle nuove assunzioni di personale specializzato, che usi gru a cavo e harvester forestali, sia pronto ad abbattere e trasformare, a pianificare e capire che la foresta è produttiva e protettiva insieme.
- I recenti grandi incendi - troppi, in aumento, gravi, che saranno sempre di più e sempre più grandi - impongono una piena attuazione della Strategia. Da scrivere con urgenza. Perché, in Italia come in Calabria, alla base della prevenzione del dissesto e delle calamità - causate sempre dal cambiamento climatico, si pensi a Vaia - vi è, proprio come prevenzione, la pianificazione la "gestione forestale" che è attiva a sostenibile.
- Come diciamo con la SISEF, la Calabria deve accorgersi che è una "regione forestale". E dunque non può investire solo qualche milione residuo all’anno per quale iniziativa occasionale.
- Non basta mettere in Calabria qualche risorsa sulle foreste partendo dal CSR, dal Complemento di Sviluppo rurale, nelle parti che non vanno sull'agricoltura. Si cambi verso. È sul FESR della Calabria che bisogna agire. Ad esempio per incentivare la nascita e la crescita di segherie e di piattaforme logistiche di gestione. Nel fondovalle non ce ne sono più. Ma con il FESR e una misura specifica si possono far crescere.
- Va ripensato tutto il sistema della trasformazione del legno. Per fare case, per fare mobili, per paleria. L'aumento dei prezzi del legno fa sì che si torni a guardare alle nostre filiere territoriali. Anche in Calabria. È quanto condividiamo con Filiera Legno Italia, con il Cluster nazionale del Legno, con Federlegno e con Assolegno. Anche per fare case. Con il legno della Calabria in Calabria. Il legno usato per le costruzioni deve essere locale, dei territori. Meno cemento, più legno della Calabria. Anche per edifici pubblici, come asili, scuole, municipi. Anche per pale eoliche e altre infrastrutture. Legno della Sila, dell'Aspromonte, del Pollino.
- A proposito di progetti concreti vi sono alcune piccole sperimentazioni di moduli abitativi e case interamente realizzati in legno locale. Preso e lavorato a metri 0. Ma è determinante proseguire su questa strada, anche in Calabria, industrializzando i processi anche con grandi aziende italiane.
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La Regione Calabria deve rafforzare le Unioni montane di Comuni, renderle permanenti e stabili, promuovere l’associazionismo forestale fondiario e creare un Cluster del legno capace di coinvolgere l’intero territorio, dalle aree rurali e montane fino ai centri urbani. È necessario affermare con chiarezza che gli impegni sulle foreste non riguardano solo chi vive in montagna, ma sono essenziali per la vita stessa della Calabria. La Regione è chiamata ad avviare un’azione strutturata per la valorizzazione dei servizi ecosistemici, mettendo in evidenza che chi produce beni fondamentali – come legno, acqua, ossigeno, assorbimento della CO₂ e tutela del clima – è in relazione diretta con chi li consuma. E questi ultimi devono riconoscere e ricompensare il valore di chi custodisce tali risorse. Si tratta di un passaggio urgente e strategico, al tempo stesso culturale, politico, operativo e manageriale, che può rendere la comunità calabrese protagonista della transizione ecologica.