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03/07/2025 ore 06.55
Ambiente

Giustizia ambientale: l’appello di papa Leone XIV e la sfida di un pianeta da salvare

Dal grido di Prevost che accusa l’uomo  alla visione dell’ecologia integrale di papa Francesco: tra emergenza climatica, ecoansia e IA energivora, ecco perché le scelte quotidiane possono ancora salvare la nostra “casa comune”

di Paolo Mazza

«La nostra terra sta cadendo in rovina, il cambiamento climatico è causato dall’uomo»: queste parole di papa Leone XIV, pronunciate in occasione della Giornata di preghiera per la cura del creato, sono un grido che non possiamo più ignorare. Il pontefice ha richiamato la necessità di una vera “giustizia ambientale”, ricordando l’esperimento del Borgo Laudato Si’ a Castel Gandolfo, un laboratorio di sperimentazione in cui comunità, famiglie, ricercatori e giovani possono mettere in pratica ciò che papa Francesco indicava già nel 2015 con l’enciclica Laudato Si’: prendersi cura della casa comune non è un lusso, ma un dovere morale.

Accordi di Parigi e Green Deal: obiettivi in bilico

Secondo il Sixth Assessment Report dell’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) se non si ridurranno drasticamente le emissioni di gas serra entro il prossimo decennio, l’obiettivo degli Accordi di Parigi di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C diventerà irraggiungibile. Il Green Deal Europeo, lanciato come strategia faro per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, indica la rotta: energie rinnovabili, decarbonizzazione, agricoltura sostenibile. Eppure, le ONG ambientaliste come WWF e Greenpeace continuano a denunciare l’insufficienza delle misure attuate: troppo spesso si tratta di promesse sulla carta, mentre le lobby fossili continuano a dettare legge. Emblematico è il caso delle sovvenzioni ai combustibili fossili, ancora largamente presenti in molti bilanci statali.

Ecoansia ed ecocidio: un sentimento diffuso

Questa distanza tra parole e fatti alimenta un nuovo malessere, definito ecoansia: la paura profonda di vivere in un mondo che sembra condannato all’autodistruzione. Psicologi, sociologi e insegnanti ne osservano la crescita, specie tra le generazioni più giovani. Di fronte a incendi, inondazioni, siccità, si diffonde la sensazione di essere impotenti. Proprio per questo, molti attivisti propongono di riconoscere l’ecocidio come crimine internazionale, perseguibile davanti a un tribunale internazionale, al pari dei crimini contro l’umanità. Significherebbe inchiodare alle proprie responsabilità chi devasta interi ecosistemi per profitto, spesso nell’impunità.

IA: quando l’ottimizzazione diventa spreco

Accanto alle grandi sfide ambientali tradizionali, emergono nuove contraddizioni. Una di queste riguarda l’enorme consumo energetico dell’Intelligenza Artificiale. Addestrare modelli linguistici, gestire server farm e cloud richiede quantità di energia spesso alimentate ancora da fonti fossili. Un problema che è fortemente legato con l’odierna cultura del lavoro: la società della performance – come evidenziano diversi pensatori, fra cui il coreano Byung Chul Han nel saggio Psicopolitica – spinge l’individuo a essere lavoratore e datore di lavoro di sé stesso, ottimizzando la propria quotidianità con la tecnologia. Ma questo “lavoro totalizzante” non libera tempo né risorse, anzi genera nuove forme di sfruttamento di sé e del pianeta. È un cortocircuito: la corsa alla digitalizzazione promette efficienza, ma spesso finisce per moltiplicare i consumi, alterando il rapporto con la natura.

Clima e salute: un legame inscindibile

Di fronte a questi scenari, l’istituzione di organismi come la Commissione su Clima e Salute rappresenta un segnale di consapevolezza. Le ondate di calore, l’aumento di malattie respiratorie, la diffusione di virus trasmessi da insetti che migrano a nuove latitudini sono solo alcune delle conseguenze di un pianeta malato. Secondo l’OMS, i cambiamenti climatici sono la minaccia sanitaria più grande del XXI secolo. In tal senso, l’approccio a un’ecologia integrale sognato da papa Francesco dovrebbe essere centrale: prendersi cura dell’ambiente significa proteggere la salute collettiva.

Dall’ecologia integrale alle scelte quotidiane

Nel “Laudato Si’” papa Francesco introduce, appunto, il concetto rivoluzionario di ecologia integrale, che ci invita a vedere la natura e l’essere umano come profondamente connessi: la crisi ambientale colpisce soprattutto i più poveri, accentua le disuguaglianze e alimenta conflitti. Salvare il pianeta significa quindi anche restituire dignità alle persone, alle comunità e alle future generazioni. Un esempio concreto di questo approccio è il sopracitato Borgo Laudato Si’ di Castel Gandolfo, un progetto che mette al centro il rapporto armonico tra uomo e natura, rispettando la biodiversità.

Tuttavia, questi buoni esempi rischiano di rimanere isolati se non si accompagnano a un impegno diffuso da parte dell’individuo: ridurre gli sprechi energetici, scegliere prodotti a basso impatto, favorire la mobilità sostenibile e adottare stili di vita più sobri sono scelte quotidiane indispensabili. Ma non basta: imprese e istituzioni hanno un ruolo fondamentale. Le aziende devono superare il greenwashing e investire seriamente in innovazione pulita, mentre i governi devono garantire una transizione ecologica giusta e inclusiva, con leggi vincolanti e politiche che non lascino indietro nessuno. Solo una profonda conversione culturale, che riconosca la “casa comune” come un bene prezioso da custodire, potrà guidarci verso un futuro sostenibile.