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13/11/2025 ore 07.06
Ambiente

«L’olio importato dalla Tunisia ci farà chiudere»: agricoltori calabresi in ginocchio per il crollo dei prezzi

Quest’anno a causa della siccità le rese sono state basse. Nei campi e nei frantoi cresce la preoccupazione per la vendita dei prodotti che, a queste condizioni, non è più conveniente. «Si importato miscele senza alcun controllo, questa è concorrenza sleale»

di Luana Costa

«Il prezzo è calato di almeno due euro, proprio in questo periodo dell’anno. È il colpo finale per gli agricoltori onesti che, a queste condizioni, a breve saranno costretti a chiudere». Così Luana Guzzetti, agricoltrice e responsabile di Altragricoltura che ha preso posizione rispetto alla diminuzione del prezzo dell’olio, registrato nelle ultime settimane, in concomitanza con la raccolta e la molitura delle olive.   

Di contro, si registra un aumento dei costi di produzione che rende svantaggiosa ogni produzione e induce molti a gettare la spugna. Lo conferma Antonio Scalzi, titolare di un oleificio di Petronà. «L’abbassamento del prezzo dell’olio è un problema serio» spiega l’imprenditore. «Sono tanti i piccoli produttori ormai sfiduciati, la vendita dell’olio a queste condizioni non è più conveniente e molti rinunciano alla raccolta. Ciò comporta il progressivo spopolamento delle campagne e, a cascata, il collasso delle piccole e medie imprese e dei frantoi, come il mio».

Per la campagna olearia 2025, ad esempio, Luana Guzzetti spiega che «i costi dell’alluminio, del vetro, degli operai, della frangitura e infine i costi del frantoio sono aumentati di almeno il doppio rispetto allo scorso anno. Solo il prezzo del nostro olio diminuisce. Così si calpesta la dignità dell’agricoltore ed è uno schiaffo alla qualità della produzione».

Secondo, Antonio Scalzi «il prezzo dovrebbe essere fissato dal produttore e non dal commerciante che chiaramente lo stabilisce sempre a suo vantaggio. Quest’anno – ha aggiunto – è andata meglio dell’anno scorso, abbiamo avuto l’80% in più di produzione ma c’è stato un problema di resa dovuta alla prolungata siccità estiva. L’olivo non si è formato e la polpa è ridotta».

Il crollo del prezzo dell’olio, secondo la referente di Altragricoltura, è anche ascrivibile all’importazione di grandi quantitativi d’olio di provenienza extra-Ue. «Nei primi mesi del 2025 – spiega – si sono importate 582mila tonnellate dalla Tunisia. Sono necessari controlli più serrati nei porti nazionali e nella parte finale della filiera perché gli oli importanti non hanno un registro di carico e scarico, al contrario di quanto avviene per il nostro che è soggetto a controlli molto stringenti» ha aggiunto Guzzetti.

Si chiede, pertanto, un intervento diretto delle istituzioni per rendere più trasparente la filiera. «Si dovrebbe intervenire sulle regole dell’etichettatura – aggiunge Scalzi - e avere una tracciabilità più rigida. Oggi troviamo in vendita oli, frutto di miscele senza alcuna indicazione sulla provenienza. Io, ad esempio, imbottiglio olio da monocultivar, che interesse avrei a miscelarlo se l’obiettivo è ottenere un prodotto di qualità? Le miscele servono solo ad evadere le norme per proporre sul mercato una concorrenza sleale».