Mare inquinato, il biologo Greco: «Solo per il 30% è colpa dei depuratori, il vero problema siamo noi calabresi e gli scarichi abusivi»
Comuni non collettati e fondi non spesi, il vicepresidente della stazione zoologica Dohrn: «Col Pnrr invece di costruire piazze si dovevano fare le fogne». Poi lancia l’allarme sulle microplastiche: «Ognuno di noi ne mangia cinque grammi a settimana, pari a una tessera sanitaria»
Bene, ma non benissimo. Il professor Silvio Greco, vicepresidente della stazione zoologica Anton Dohrn di Amendolara, centro di ricerca ad altissima specializzazione, ha definito così il mare calabrese durante la trasmissione “Buongiorno in Calabria” in diretta dal lunedì al venerdì dalla suite aeroportuale di Lamezia Terme del nostro network (rivedi QUI la puntata di oggi).
«Noi abbiamo iniziato tre anni fa con la stazione zoologica, con la Regione Calabria, con le Procure, un percorso che ha sicuramente cambiato la situazione dei mari calabresi, in positivo. Abbiamo un netto miglioramento, ma quando dico un netto miglioramento significa passare da zone con livelli di contaminazione elevatissime a zone dove ormai questa contaminazione non c'è. Perché? Innanzitutto per la sistemazione della depurazione, l'eliminazione di fanghi, abbiamo trovato in alcuni impianti di depurazione fanghi che erano lì ormai da almeno dieci anni. Addirittura si sono dovuti scavare col martello pneumatico per quanto erano concentrati».
Ma la depurazione, spiega Greco, è solo un aspetto del problema. «Col procuratore della Repubblica di Vibo, Camillo Falvo - dice - abbiamo fatto due giornate con un elicottero della Guardia di Finanza, dotato di un termoscanner di ultimissima generazione. Con questo strumento abbiamo analizzato tutta la fascia costiera che va da Praia a Mare fino a Nicotera proprio per cercare di capire la situazione. Difatti il termoscanner individua la differenza tra il corpo recettore, il mare e tutto quello che gli arriva. Fatto sta che abbiamo capito subito, con quelle due giornate, che i depuratori, sono solo forse il 30% del problema. Tutto il resto è la miriade di scarichi illegali che però vengono dalle nostre abitazioni, vengono dalle ville che non utilizzano l'autospurgo e che quindi scaricano a mare, vengono dai complessi, diciamo, turistici che non hanno sistema depurativo, vengono banalmente dalla piccola attività di quello che fa salumi o formaggi che scarica direttamente a mare, vengono praticamente dalla miriade di piccoli allevatori, di piccoli lavaggisti, di piccoli meccanici. Cioè vengono fuori da noi calabresi».
Scarichi inquinanti in mare, controlli a Pizzo sulle tubature abusive scovate dai droni della RegioneTutto ciò è avvenuto soprattutto negli anni del boom economico, delle seconde case al mare che hanno prodotto un’espansione edilizia disordinata dove molti si giravano dall’altra parte perché è difficile non notare, ad esempio, gli scavi di una condotta abusiva. «Questo rende tutto più difficile - spiega Greco - perché io vado a fare i campionamenti a mare e non trovo nulla dopo un po’ invece trovo un'elevata presenza, per esempio, di contaminanti persistenti o di nutrienti. Oppure c'è questo fenomeno che ogni tanto si verifica, che ci sono persone con la barca, mentre è tutto bello vedono che arriva un fungo di porcherie. Noi abbiamo contezza di proprietari di lidi, che si lamentano che il mare è sporco e poi magari sono stati beccati dalla telecamera che con la pompa scarrellabile scaricavano a mare».
L’altro vero grande problema, però, sono i tanti paesi non collettati alla rete fognaria. «Noi abbiamo pochi fiumi - ricorda il biologo marino - in particolare nel Golfo di Lamezia abbiamo l'Angitola, poi c'è il Mesima. Se vai a vedere il numero di comuni che non sono collettati sono pazzeschi. Solo sul Mesima, tra la provincia di Vibo e la provincia di Reggio Calabria, ci saranno almeno una trentina di comuni che non hanno totalmente collettamento. Che significa? Che tutto quello che è fatto nelle abitazioni, nelle imprese, nei frantoi va a finire tutto nel torrente che poi porta tutto a mare. Quando la Procura della Repubblica di Vibo è intervenuta, per esempio, solo nella zona del Vibonese abbiamo avuto circa 40 aziende che si sono collettate volontariamente al depuratore».
La situazione sembrerebbe irrisolvibile e invece ci si deve lavorare «Con il Pnrr, anziché fare le piazze, i comuni dovevano utilizzare i soldi per fare le fogne. Ricordo che 40 anni fa in Calabria partì la grande stagione della depurazione. Noi siamo 408 comuni, in Calabria c'erano oltre 440 depuratori. Eravamo nei meravigliosi anni ‘80 e c'era questa logica di fare l'opera, non di gestire il problema. Perché se tu facevi l'opera, creavi un giro di mazzette, un giro di clientele eccetera… tutto provato dalla magistratura, non lo dico io ma centinaia di processi che dicono che la situazione era questa. Fatto sta che noi abbiamo dei depuratori in Calabria ormai abbandonati, che non erano stati neanche attaccati alla rete elettrica».
Insomma per salvare il mare calabrese serve lavorarci con metodo, «con i sindaci - dice Greco - che sono gli unici responsabili della depurazione, la Regione non è responsabile della depurazione, è sempre il sindaco il primo responsabile sanitario della città, ma anche responsabile della depurazione. Quindi mi auguro che si inizino a utilizzare le risorse che sono copiosissime. Se qualcuno di voi vuole passare il tempo, vada in Regione, senza andare indietro fino a 50 anni fa, a vedere quanti soldi sono stati gestiti negli ultimi 20 anni sulla depurazione… sono cifre pazzesche».
Il problema più generale è che il mare non è malato solo in Calabria, ma in tutto il pianeta. «Noi abbiamo nei mari italiani, inclusi quelli calabresi, 139 mila frammenti di plastica per chilometro quadro. Però nessuno dice che le plastiche galleggianti sono tra il 3 e il 5%. Significa che quando hai 139 mila frammenti galleggianti sul fondo del mare ne hai fino a 8 milioni a metro quadro. Ma questo è un problema planetario. E il Mediterraneo, purtroppo, per la struttura, per il fatto che è un mare semichiuso, insieme al Mar della Cina sono i due mari più inquinati al mondo. Ora il problema qual è? La plastica che abbiamo sul fondo non è che la puoi togliere. Parte della plastica che sta sul fondo, 8 mila frammenti a metro quadro non è più sul fondo è negli organismi. Questa tessera sanitaria pesa 5 grammi. Noi mangiamo, tutti noi, bambini, adulti, una di queste a settimana. Non bisogna parlare di proteggere il pianeta Terra perché la Terra vivrà e risolverà da solo il problema. Il tema vero è capire che è in ballo la vita della nostra specie su questo pianeta. Occuparci di questo pianeta significa occuparci di chi verrà dopo di noi perché noi stiamo lasciando una situazione che è deleteria non per il pianeta Terra, ma per la specie umana».
Spiaggia da bandiera nera a Pizzo, tra plastica e rifiuti i turisti se ne vanno: «Volevamo fare il bagno ma è impossibile»Greco cita alcune evidenze scientifiche. «Si pensava che le placche carotidee fossero fatte di colesterolo e invece è stato provato che è plastica. I colleghi americani hanno preso mille salme, gli hanno tolto il cervello, lo hanno analizzato e hanno trovato fino a un cucchiaino di plastica in ognuno. I bambini nascono con la camicia di plastica. Il dottor Ragusa del Fatebene Fratelli di Roma ha portato in istituto nove placente di donne e si sono trovati dai tre fino ai nove frammenti di plastica. Come facciamo? Iniziando per esempio a ridurre e eliminare completamente la plastica Noi ci eravamo anche riusciti a ridurla, poi abbiamo avuto il Covid e ovviamente per motivi di sicurezza siamo passati da 460 milioni di tonnellate prodotte all'anno a quasi 530 milioni di tonnellate. A mare arrivano dagli 8 alle 13 tonnellate, è come se 25 tir ogni minuto scaricassero plastica. Ricordiamoci che il 52% del nostro respiro viene dal mare, il 52% del nostro ossigeno viene dal mare, ed è l'unico ossigeno che consumiamo solo noi, perché il 48% dell'altro ossigeno lo respirano tutti gli organismi viventi invece noi siamo quelli che soffriamo di più».