Sezioni
Edizioni locali
01/07/2025 ore 13.51
Ambiente

«Nel fiume Angitola scarichi illegali, ora scopriremo da dove arrivano»: Arpacal ripete gli esami dopo il sabotaggio

A pochi giorni dal furto di provette l’agenzia ambientale è tornata ad eseguire i campionamenti con risultati drammatici per la concentrazione di batteri fecali. Il dg Iannone non ha dubbi: «Inquinamento provocato da un’attività antropica»

di Luana Costa

«Sicuramente si tratta di uno sversamento illegale». A confermare la contaminazione batteriologica di alcuni punti del fiume Angitola è il direttore generale di Arpacal, Michelangelo Iannone, all’esito dei nuovi campionamenti eseguiti dall’agenzia nelle stesse aree dove domenica sono state sottratte le provette forzando i mezzi di servizio.

Il secondo campionamento ha infatti evidenziato una elevata concentrazione di batteri fecali, bel al di sopra della soglia consentita per legge. «Abbiamo ripetuto immediatamente i prelievi – aggiunge Iannone – nell’ipotesi che si fosse trattato di un gesto diretto ad evitare la verifica dello stato ambientale nell’area dell’Angitola».

Rubati ad Arpacal i campioni prelevati nell’area dell’Angitola per il monitoraggio delle acque

«Posso dire che i risultati ci sono: per l’invaso non è stata registrata alcuna variazione dei parametri anche l’affluente Reschia risulta privo di contaminazione batteriologica, al contrario, abbiamo trovato nel fiume Angitola un livello di batteri molto elevati. Si tratta di escherichia coli, il che vuol dire che è un’attività antropica che provoca questo inquinamento».

I prelievi hanno rivelato la presenza di una carica batteriologica di 13mila ufc su 100ml, più che doppia rispetto ai parametri consentiti per legge. Basti pensare, che è prevista una soglia di 5mila ufc nelle acque di scarico dei depuratori.

Mare inquinato, il biologo Greco: «Solo per il 30% è colpa dei depuratori, il vero problema siamo noi calabresi e gli scarichi abusivi»

«Adesso che abbiamo individuato il punto inquinato – ha fatto sapere il dg di Arpacal - ovviamente andremo alla ricerca della causa, ripetendo le nostre attività in maniera mirata». Iannone, tuttavia, non si sbilancia in ipotesi sulle ragioni che possono aver condotto ignoti a sottrarre le provette. «Le ipotesi le lasciamo fare agli investigatori, noi rimaniamo ai fatti. I fatti sono che avevamo due macchine con i simboli di Arpacal e Calabria Verde e solo queste due macchine sono state forzate per prelevare attrezzature. Inoltre, dei frigoriferi presenti è stato prelevato solo quello che conteneva i campioni».

«Si tratta di un’azione deprecabile – ha concluso Iannone – perché colpisce delle attrezzature dello Stato e colpisce l’attività di donne e uomini impegnate a combattere chi inquina e a verificare qual è lo stato dell’ambiente».