La Calabria vince la battaglia contro il coleottero che minacciava l’apicoltura italiana e diventa esempio di best practice
L’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno con sede a Reggio celebra il successo ottenuto dopo dieci anni di lavoro contro l’Aethina tumida: il modello è ora considerato replicabile su scala globale
Dopo dieci anni di lavoro instancabile, la Calabria può finalmente celebrare una vittoria storica nella tutela dell’apicoltura italiana: l’infestazione da Aethina tumida, pericoloso coleottero alieno originario dell’Africa sub-sahariana, è stata contenuta e confinata in un’area ristretta del territorio regionale. Un risultato straordinario che pone la sede calabrese dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (Izsm), con il suo centro operativo a Reggio Calabria, al centro della scena scientifica internazionale.
L’allarme scattò nel settembre del 2014, quando il piccolo coleottero dell’alveare venne rinvenuto per la prima volta in Europa, nella Piana di Gioia Tauro, area ad alta densità di traffici portuali. In poche settimane si propagò anche in Sicilia, facendo temere il peggio per la sopravvivenza delle api mellifere, già messe a dura prova da pesticidi e cambiamenti climatici.
Ma da quel momento si è attivata una delle più efficaci strategie di contenimento mai registrate in ambito europeo per una specie invasiva. Un mix di interventi immediati – distruzione degli alveari infestati, istituzione di zone di sorveglianza, nuclei sentinella – e ricerca scientifica avanzata ha permesso di fermare l’avanzata del parassita, salvando non solo l’apicoltura calabrese ma l’intero comparto nazionale.
Elemento cardine di questa battaglia è stato lo sviluppo di un insettario sperimentale presso la sede Izsm di Reggio Calabria, un laboratorio ad alto biocontenimento in cui i ricercatori hanno potuto studiare da vicino il comportamento del coleottero, testare nuovi metodi diagnostici e validare soluzioni di controllo innovative. «L’obiettivo principale era capire come fermare la diffusione del coleottero e preservare il nostro patrimonio apistico – ha spiegato Franco Mutinelli, direttore del Centro di Referenza Nazionale dell’Apicoltura –. Grazie alla ricerca condotta anche nell’insettario di Reggio Calabria, siamo riusciti a individuare misure efficaci di contenimento e abbiamo dimostrato che, se agiamo in fretta e in modo coordinato, possiamo evitare che una specie invasiva diventi un problema irreversibile».
Il prestigioso Journal of Management of Biological Invasions ha recentemente pubblicato uno studio scientifico che certifica questo traguardo, firmato da un team internazionale guidato da Giovanni Federico (Uosd sezioni di Reggio Calabria e Vibo Valentia – sezione di Reggio Calabria), Franco Mutinelli, Peter Neumann e altri ricercatori europei. Una vera e propria consacrazione del “modello Calabria” come best practice nella lotta contro le specie aliene.
Un ruolo decisivo lo hanno giocato anche gli apicoltori locali, formati e supportati economicamente per segnalare tempestivamente i focolai e adottare pratiche di prevenzione. «Le sfide del futuro che ci attendono si affrontano soltanto con la ricerca innovativa – ha dichiarato Antonio Limone, direttore generale dell’Izsm –. È l’unica strada da percorrere per consentire la sopravvivenza del pianeta».
Dello stesso avviso è il direttore sanitario dell’Izsm, Esterina De Carlo: «Questa vittoria non è un caso, ma il frutto di una visione scientifica chiara, di un lavoro di squadra e del profondo radicamento sul territorio. È così che si costruisce una sanità pubblica veterinaria capace di prevenire, non solo curare».
Il successo calabrese è oggi considerato un modello replicabile su scala globale, utile per contrastare altre specie invasive che mettono a rischio la biodiversità e la sicurezza alimentare. Aethina tumida è stato confinato, ma il lavoro non si ferma. La minaccia resta e va gestita con vigilanza continua, ricerca e infrastrutture all’avanguardia.
Il lavoro continua: l’eradicazione completa del coleottero non è ancora possibile, ma la sua diffusione è stata fermata. È un traguardo che rende l’Italia un esempio virtuoso e rafforza il ruolo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno come presidio scientifico avanzato, capace di rispondere con tempestività e competenza alle emergenze sanitarie che minacciano l’ambiente e le produzioni agroalimentari.