A Reggio salta il Pride 2025, Arcigay: «Una pausa necessaria. Ma già pensiamo al prossimo»
Ecco le ragioni per le quali quest'anno in riva allo Stretto non avrà luogo la consueta manifestazione. Nessuna interruzione di attività solo del tempo per riflettere mentre si consolidano i servizi offerti alla comunità e si fa appello per nuovi volontari
Reggio Calabria quest’anno non contribuirà all’onda Pride. Dopo aver festeggiato, lo scorso anno, il decennale in questo 2025 una pausa ponderata e spiegata da Arcigay partendo da una domanda e sottolineando il lavoro comunque in svolgimento sul territorio.
«A chi si chieda perché non sia stato organizzato il pride quest’anno, vorrei rispondere con un'altra domanda: che cos'è il Pride? Una festa. una celebrazione o è una lotta. Possiamo affermare - spiega Alice Malavenda, portavoce del Pride 2024 e attivista Arcigay Reggio Calabria - che la verità stia nel mezzo. Proprio in questa ottica, il Pride a Reggio quest'anno, personalmente da attivista e da operatrice del centro antidiscriminazione l'ho sentito più che mai. Il Pride ha bisogno di capitale umano e la sua organizzazione consta di tante fasi che iniziano mesi prima.
Un’organizzazione complessa, non agevolata in una città come Reggio in cui tutto va un pò a rilento. Il pride dell'anno scorso e anche quello di due anni fa sono stati molti sudati. Dunque abbiamo deciso, per quest’anno di orientare così le risorse, e lanciamo un appello a chi voglia aiutarci a organizzare il Pride 2026».
Reggio, nel decennale del primo Pride in Calabria sfila il corteo Arcobaleno in riva allo StrettoVi sono dunque ragioni legate al contesto territoriale ma vi è anche l’urgenza di rapportarsi alle necessarie trasformazioni in atto e di condividere riflessioni e analisi molto più ampie, anche di carattere internazionale.
«L’elaborazione politica deve necessariamente abbracciare una visione transfemminista intersezionale delle istanze. La nostra associazione - sottolinea Michela Calabró, componente della Segreteria nazionale Arcigay alle Politiche di genere e presidente di Arcigay Reggio Calabria - non può e non deve in maniera assoluta occuparsi del proprio orticello. Dobbiamo continuare a lavorare sulla questione del matrimonio egualitario, dell’adozione, della gestazione per altri, di una legge nazionale contro l'omolesbotransafobia. Contemporaneamente, però, c'è il tema del riarmo e del conflitto israelo-palestinese.
Se è vero che da una parte i popoli arabi sulla questione del tema omosessualità e delle politiche di genere hanno determinate tipologie di approcci, questo non ci porta come persone a poter sostenere il governo Netanyahu, solo ed esclusivamente perché non vieta il pride di Tel Aviv. Noi – prosegue Michela Calabrò – abbiamo espresso lo scorso anno al Pride, e ancora oggi esprimiamo, nostra ferma opposizione al genocidio in Palestina.
Negli Stati Uniti, dove il Pride è nato, con la presidenza Trump, nostri concittadini sono trattati come migranti irregolari. Il Pride, dunque, oggi non può più essere considerato l’elemento di avanguardia di un paese. Noi non possiamo difendere un governo, qualsiasi esso sia, solo perché non vieta i Pride».
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