Addio a Pippo Baudo, il Maestro della televisione italiana: un ricordo personale da un backstage in Calabria
Il racconto di un incontro indimenticabile durante la Rassegna Euromediterranea del Cinema di Sangineto del 2007, tra palco, musica e la guida esperta di colui che ha segnato la storia del varietà italiano
Presentare un format televisivo è un’arte, e con Pippo Baudo se ne va la figura più importante di questo settore. E’ sempre stato il mio punto di riferimento, il Maestro al quale tutti noi che abbiamo provato a fare quel mestiere, ci siamo ispirati. Noi tutti ci abbiamo provato, lui c’è riuscito.
Io conobbi Pippo il 2007. Venni chiamato dal Senatore Franco Covello per realizzare quella che era stata una sua manifestazione di successo negli anni 80 e 90, ai tempi della Democrazia Cristiana. La manifestazione era la “Rassegna Euromediterranea del Cinema”, si teneva a Sangineto, la quale, dopo i successi del periodo d’oro si era fermata. Il mondo era cambiato dopo il 1994, a seguito dei mutamenti della politica nazionale.
L’idea del Senatore Covello, nel 2007, era quella di rilanciare quella manifestazione che aveva dato lustro alla città di Sangineto, anche a livello nazionale.
Per condurre le quattro serate di Gala scelsero, in ordine di apparizione: Francesco Occhiuzzi, Livia Azzariti, Paola Saluzzi e per la serata conclusiva Pippo Baudo. Il numero uno dei conduttori italiani era stato da sempre, negli anni d’oro, il personaggio di punta della Rassegna.
La direzione artistica della manifestazione fu affidata a Franco Mariotti, vicepresidente del Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani, segretario di redazione della rivista di critica cinematografica “Bianco e Nero", nonché assistente dei Direttori del Settore Cinema della Biennale di Venezia, coordinatore della stessa Commissione selezionatrice dei film e responsabile del Cerimoniale della Biennale di Venezia. Insomma un personaggio di livello altissimo, una sorta di istituzione in Italia, nel settore cinema.
Mariotti decise di affidarmi anche la regia della quattro serate di gala, scalette comprese. A un certo punto diventai di colpo regista e autore delle quattro serate, nonché conduttore della prima serata.
Naturalmente il mio lavoro era costantemente controllato dal buon Mariotti, con il quale ogni giorno mi incontravo per una riunione di scaletta. Ma c’era un suo assistente, di cui non ricordo il nome, il quale cercava sempre delle discussioni con me, proponendo delle varianti alle scalette che puntualmente non venivano prese in considerazione, forse gli dava fastidio la mia posizione e soprattutto il mio ruolo era diventato un po' ingombrante per lui. Infatti all’inizio l’autore delle serate di gala doveva essere lui. Ma Mariotti affidò a me il compito. Le prime tre serate furono un successo e le scalette filarono precise nei tempi con il piglio e il ritmo giusti.
Ma il grande momento era proprio quello della quarta serata. La serata finale con tutti gli attori e soprattutto con la conduzione del grande Pippo Baudo. Il quale era stato sempre presente alla Rassegna, grazie alla grande amicizia che lo legava al Senatore Covello e sua figlia Stefania.
Mariotti diede il compito a me di redigere la scaletta e allo stesso modo al suo collaboratore di pensare delle varianti, nel caso ci fosse stata qualcosa non gradita a Baudo. Avremmo dovuto tenere una riunione alle 19.30 e alla stessa riunione avrebbe partecipato anche il Pippo nazionale.
Decisi di noleggiare un pianoforte a coda e metterlo sul palco. Mariotti appena lo vide, disse “Ma questo? A chi serve?” – io con la tranquillità acquisita dopo l’esito delle serate precedenti, avevo osato spingermi un po': “Ho inserito nella scaletta degli intermezzi musicali. Ho studiato il modo di muoversi sul palco di Pippo e soprattutto ho ripescato qualcosa nei suoi trascorsi” – Mariotti mi guardò stupito.
Io feci provare più volte il musicista che doveva salire sul palco con Baudo, anche per fare i suoni precisissimi. Fra una cosa e l’altra guardai l’orologio, il momento delle 19.30 si avvicinava. Per me era un’emozione fortissima. Un punto di arrivo. Essere nella stessa stanza e parlare alla pari con quello che per tutta la mia vita era stato il mio punto di riferimento era una sensazione indescrivibile.
Arrivammo tutti in quella stanza con un quarto d’ora di anticipo, tranne Baudo che arrivò alle 19.25, indossava un paio di pantaloni bianchi e una camicia di lino. Lo accompagnava Dina Minna, la sua assistente storica che non lo lasciò neanche un minuto. Come arrivò riempì quella stanza con il suo carisma e ci mise a nostro agio.
Franco Mariotti, penso conoscesse Pippo da molto tempo, infatti aveva con lui un rapporto di cordialità, lo presentò a tutti, illustrando il ruolo di ognuno di noi. Cominciammo immediatamente a rileggere la scaletta. Mentre io leggevo lui prendeva appunti, studiando anche i movimenti di palco e di quinta, ovvero da dove sarebbero entrati gli ospiti e poi usciti. Mi chiese degli stacchi per gli ingressi e soprattutto mi chiese più volte dove io sarei stato posizionato in modo che in qualunque momento lui potesse vedermi ed eventualmente chiedermi delle informazioni o variazioni all’istante. E soprattutto, accettò il fatto che io potessi tenergli i tempi degli interventi.
Arrivammo alle due opzioni. La mia più musicale e quella del mio competitor più istituzionale. Mariotti disse “Pippo abbiamo pensato due opzioni, la prima è quella che ti ha appena illustrato Occhiuzzi, la seconda te la illustrerà il mio collaboratore” – Baudo ascoltò la seconda opzione con interesse. Si fermò qualche istante, guardò Mariotti e poi anche il suo assistente per una sorta di conferma e si pronunciò: “Scelgo quella di Occhiuzzi. Diamo un po' di colore alla serata, siamo in estate, la gente ha anche bisogno di sognare ascoltando qualche brano della tradizione musicale italiana”. Guardai Mariotti e gli comunicai col pensiero questa espressione “Evai!”.
Avrei voluto gridare, abbracciare Baudo e saltare sul tavolo, rimasi al mio posto con estrema professionalità. Avevo ricevuto il battesimo che aspettavo da anni. La serata comincia. Pippo sul palco come nessuno in Italia, io dietro di lui nel backstage per dettare tempi e momenti della scaletta. Un successo. Alla fine del Gala ci ritrovammo tutti nel retropalco: io, i miei assistenti, Baudo, Dina Minna e anche Mariotti. Arrivò subito il Senatore Covello per farci i complimenti e ci invitò al dopo spettacolo, ovvero la cena per festeggiare il successo della Rassegna. L’organizzazione aveva preparato il dopo spettacolo al Castello del Principe, locale storico che quella sera era più affascinante del solito.
Tutti si avviarono per raggiungere il posto, e c’erano già le auto pronte fuori dall’Hotel ad attenderci. Pippo dopo avermi fatto i complimenti mi disse: “Tu sei con noi? Andiamo?” – Lo guardai annuendo, risposi “Si, vi raggiungo fra poco, il tempo di recuperare le mie cose, vengo con la mia macchina. Ci vediamo lì”.
Avevo voglia di restare dieci minuti da solo, giusto il tempo di scaricare l’adrenalina, recuperare i miei appunti e soprattutto i miei pensieri.
Infatti, dieci minuti dopo raggiunsi il locale che ospitava tutti i protagonisti della Rassegna. C’erano tutti, attori, tecnici, organizzatori. Io arrivai per ultimo, guadagnai l’ingresso e cercavo un posto dove accomodarmi e guardando un po' alla mia destra e un po' alla mia sinistra non avevo idea dove sedermi.
D’un tratto notai la figura longilinea di Baudo che si sbracciava, notando la mia presenza. Mi chiamò “Francesco, vieni, ho conservato il posto” – Lo raggiunsi immediatamente. Pippo mi accolse con estrema gentilezza, facendomi sentire, ancora una volta, un professionista, uno di loro. Mi sentivo gli occhi di tutti gli ospiti addosso ma ero orgogliosamente fiero di essere ospite del tavolo dell’uomo più importante della televisione italiana, forse in fondo, me lo ero meritato. Questa scena la ricorderò per sempre.
Ciao Pippo e grazie ancora una volta.