Sezioni
Edizioni locali
05/12/2025 ore 19.03
Attualità

«Amo la scuola ma sono stanca di essere vista come un voto»: la lettera di una studentessa calabrese scuote l’Italia

Dalla lettera al Corriere della Sera al palco dell’Onu: la 17enne Iside racconta il disagio degli studenti tra pressioni, voti e ansia da prestazione. Il suo appello conquista migliaia di lettori e un invito ufficiale al Change the World di New York

di Francesco Roberto Spina

Una lettera scritta di getto e con il coraggio tipico di chi non ha ancora imparato a sopportare ciò che non funziona. È così che Iside, 17enne, studentessa del liceo classico di Acri, ha acceso un dibattito nazionale sul benessere psicologico degli studenti e sulla natura del sistema scolastico italiano.

Il suo sfogo, pubblicato dal Corriere della Sera nella rubrica “Lo dico al Corriere” di Aldo Cazzullo, ha accesso un forte dibattito sul mondo della scuola. La lettera di Iside è una denuncia che rifiuta l’idea che i giovani siano “una generazione senza voglia” e chiede di guardare oltre le etichette. «Amo lo studio, la cultura, i libri – scrive Iside – . Ma sono stanca di non essere vista come una persona, bensì come un voto».

Quella frase ha aperto una ferita già nota, che riguarda la distanza tra scuola reale e scuola ideale, tra valutazioni burocratiche e crescita personale. Nella lettera, la 17enne contesta la retorica sulla nostalgia della “scuola di una volta”, un modello che considera superato: «A me non interessa della scuola di una volta. Metodi rigidi che mortificavano gli studenti non possono essere un esempio».

Il centro della sua riflessione è però la stanchezza mentale degli studenti, che si ritrovano spesso ad affrontare un novembre saturo di verifiche, un calendario scolastico che sembra un campo di battaglia, la sensazione di non avere più tempo da dedicare a se stessi: «Schiacciati dai compiti, non sappiamo più cosa ci piace davvero», scrive la ragazza descrivendo una condizione comune a migliaia di studenti.  

La studentessa collega questo malessere al fenomeno, sempre più preoccupante, della dispersione scolastica: «L’Italia è quinta in Europa per abbandono. Ma come possiamo stupirci se la scuola smette di essere un luogo in cui crescere e diventa un luogo da cui scappare?». Il suo appello finale è un richiamo all’umanità: «Noi studenti dobbiamo imparare, ma dobbiamo anche vivere mentre impariamo».

La lettera di Iside ha suscitato un’ondata di risposte, tra le più autorevoli, quella di Giancristiano Desiderio, che sul Corriere propone una riflessione radicale, cioè eliminare il valore legale del diploma per superare un sistema rigido e restituire alla scuola il suo ruolo educativo. Ma la sorpresa più inattesa è arrivata a Iside il 3 dicembre. Alla studentessa è infatti artivata una lettera ufficiale di invito al Change the World Model United Nations di New York, uno dei più prestigiosi eventi internazionali per studenti. «La tua voce non deve restare chiusa in una lettera  -scrivono Myrta Merlino e Claudio Corbino – .Per questo saremmo onorati di averti nostra ospite al Change theWorld diNYC. Vogliamo proprio te, i tuoi dubbi e i tuoi desideri, le tue delusioni e le tue speranze, la tua rabbia e la tua passione, insieme a quelli della tua generazione. Il Change theWorld è il principale evento della nostra Academy, realizzato con Associazione Diplomatici: oltre 4 mila studenti da tutto il mondo simulano i lavori delle Nazioni Unite, confrontandosi sulle grandi questioni globali. Scoprirete che il «gioco» dei negoziati è un modo per capire che il mondo è già il vostro palcoscenico. Al Palazzo di Vetro dell’Onu vogliamo ascoltare la vostra visione. Noi saremo accanto a voi: a imparare molto più di quanto riusciamo a insegnare. Prepara la valigia e noi ti aspettiamo a New York».

LaC News24 ha voluto approfondire direttamente con Iside le motivazioni e le emozioni dietro la sua lettera. La ragazza racconta di non essersi mai aspettata una risonanza così ampia a livello nazionale, e di aver scritto principalmente perché voleva che il suo malessere, e quello di molti studenti come lei, venisse ascoltato. Il momento che l’ha spinta a scrivere è stato quando, aggiornando il calendario delle verifiche, si è sentita sopraffatta dalla pressione e dalle scadenze: «Ho pensato che non avessi più tempo per me».

La studentessa sottolinea come il suo obiettivo non fosse attaccare gli insegnanti, ma evidenziare che il sistema di valutazione spesso trasforma la scuola in un meccanismo ansiogeno: «Cambierei il metodo di valutazione. La cultura deve aprire la mente, non chiuderla nell’ansia. Non voglio che lo studio si limiti a una prestazione per l’interrogazione – ci dice –, voglio continuare ad amare ciò che studio». Per lei, inoltre, la scuola dovrebbe «dare più spazio agli studenti per esplorare le proprie passioni, poiché spesso il carico di studio lascia poco tempo per riflettere su cosa piace davvero e quale futuro si vuole costruire».

Riguardo alla reazione dei suoi docenti, Iside racconta: «Si, alcuni insegnanti hanno commentato la mia lettera e mi hanno supportata.
Altri un po’ meno, ma capisco che su questo tema ci siano molte opinioni diverse e io le rispetto tutte».

L’invito a New York, invece, l’ha sorpresa e… curiosità, a comunicare a Iside di aver letto di tale invito è stata la stessa redazione di LaC News24: «Non me lo aspettavo, e sono grata per questa opportunità che mi è stata concessa. È un evento mondiale, sono emozionata e, devo ammettere, anche un po’ intimidita».

Riguardo al messaggio che porterà New York, sottolinea il desiderio di trasmettere speranza e fiducia nel cambiamento: «Sicuramente si tratterà di un messaggio di speranza e di fiducia nel cambiamento – afferma la giovane studentessa –. Mi piacerebbe andarci per confrontarmi con ragazzi di altre culture da cui apprendere, ma anche dimostrare che noi studenti italiani siamo in grado di prendere in mano il futuro e di fare la differenza».

Infine, riflette sul potere di far sentire propria voce e rivendicare i propri diritti: «Ho imparato che se qualcosa non ci sta bene non dobbiamo sopportarla passivamente. Quando parli di ciò che ti sta a cuore, il messaggio arriva davvero».