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26/02/2025 ore 08.14
Attualità

Anniversario Cutro, lettera morta del ricordo di una strage

Due anni fa 54 sopravvissuti, 94 salme accertate tra cui 34 bambini: il secondo anniversario del naufragio cerca, tra sordo muti ciechi, ricordo, riflessione e proposta

di Procolo Guida

Di corsa ed ancora ignaro “della portata” dell’evento, la mattina di domenica 26 febbraio 2023, arrivai sulle spiagge di Steccato di Cutro attorno alle 7,30, tra altri (ancora) pochi colleghi, le consuete squadre e sigle di soccorsi ed un vento ed una sabbia immanenti.

Steccato di Cutro, 26 febbraio 2023: il giorno del naufragio della nostra umanità

Il primo pugno di consapevolezza lo sferra una donna, solo dopo si capì, mamma: disperata, come solo una morta vivente può essere. La volontaria della Croce Rossa mi dice che non ha trovato il figlio tra i cadaveri, che tra poco saranno coperti anche da un gazebo, oltre che da sacchi e coperte di soccorso che luccicano.

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La telecamera diventa subito uno scudo, ai numeri dei morti e dispersi che continuano a crescere, alle immagini di gambine levigate e facce di altri morti viventi che sono ammassati e mimetizzati tra carnefici e vittime, che sentono tutta la colpa che Piantedosi gli spiattellerà in faccia dopo qualche ora.

I direttori ed i colleghi già partiti per permettere di raccontare l’irraccontabile, percepiscono al telefono il fiato corto, il senso di inadeguatezza a cui possono solo rispondere con stiamo arrivando, stanno arrivando! Tu affoghi e riemergi su un dato da specificare ed un numero da correggere, ma soprattutto, sui pezzi del caicco, in mezzo alle scarpine e vestiti sparsi come dopo una esplosione, e corpi trasportati sotto quel gazebo.

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Ad un certo punto ti soffermi sull’elicottero che sorvola a fatica per un vento ed un cielo cattivi. E pensi alla notte buia, fredda, che ha accompagnato lo schianto, la distruzione e la morte, ed a quante volte, nelle ore precedenti, quei bambini e quelle famiglie hanno cercato in cielo e mare, una speranza, un perdono.

Nella vita di un cronista ci sono “eventi” che non smetterai di raccontare a te stesso, in modi e con sentimenti diversi. Di fronte alle difficoltà dei figli, al ricordo dei genitori, migranti di sogni, e, purtroppo, nella desolata e sterminata pletora di epigoni del nulla. I bambini morti e la dignità dei sopravvissuti dovrebbero suggerire le stesse considerazioni anche di fronte ai processi (parzialmente conclusi) agli scafisti ed alle improbabili costituzione di parte civile; al processo, in corso, sulle falle della catena istituzionale nel soccorrere, ed agli altri procedimenti più o meno “incredibili” come quello a Maysoon Majidi.

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Invece, ad esacerbare il disorientamento continuo, c’è stata l’invasione dell’Ucraina, lo sterminio dei bimbi palestinesi e le dichiarazioni e proposte incommentabili di Trump. La rete 26 febbraio cerca ancora di proporre Ricordo, Riflessione e Proposta, senza fiato e con un autorevolezza ancora da valutare. Ed il filo nero che lega stereotipo ed archetipo (a cui rimane solo il colore del paradosso) è il ricordo che quella terribile mattinata aveva permesso di arrivare su quella spiaggia, già “armati” di telecamera, solo perché ci si stava preparando a raccontare le primarie del Partito Democratico che avrebbero “sancito” il ribaltamento dei sondaggi e delle previsioni che “regala”, come segretaria, la deputata Elly Schlein, che vinse contro l’establishment del partito rappresentato dall’allora presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Ma se non si è capaci di fare chiarezza in uno dei condomini di casa nostra, come si pretende di dare risposta, speranza (e nemmeno pietà) alla profezia di Pasolini?
…Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici,e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
” Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!”…

Dalla profezia di Pier Paolo Pasolini “Alì dagli occhi azzurri” pubblicata nel 1965