Attacco all’ospedale della Sibaritide, la Uil: «Lo Stato intervenga dopo intimidazioni e sabotaggi»
Maccarrone chiama le forze dell’ordine e Occhiuto: «Non si può morire di paura sul posto di lavoro, serve una risposta forte. Il cantiere sia sotto sorveglianza costante»
Dopo l’incendio che ha colpito ieri il cantiere dell’Ospedale della Sibaritide, oggi si è consumato un secondo, gravissimo episodio. Un nuovo rogo, un nuovo segnale inquietante. E questa volta non ci si può più nascondere dietro la parola “fatalità”. Non si può più parlare di coincidenze.
«L’appello lanciato ieri da Giacomo Maccarone, Segretario generale della FenealUil Calabria, è rimasto lettera morta – si legge in una nota –. Un grido di allarme inascoltato, un campanello d’allarme ignorato da chi avrebbe dovuto vigilare e prevenire. Troppa superficialità, troppa indifferenza rispetto a quello che dovrebbe essere l’ospedale della rinascita di un intero territorio, e che invece rischia di diventare il simbolo della morte della civiltà calabrese».
La FenealUil Calabria condanna con fermezza quanto accaduto e pretende immediatamente risposte concrete. L’incolumità dei lavoratori e la sicurezza del cantiere sono priorità assolute, ma ciò che sta accadendo lascia pensare a qualcosa di ancora più grave: forse atti intimidatori, forse sabotaggi deliberati, o peggio. In ogni caso, non può e non deve passare sotto silenzio.
«Chiediamo a gran voce – continua la nota firmata da Maccarrone – che tutto il cantiere dell’Ospedale della Sibaritide e le aree circostanti siano poste sotto controllo e sorveglianza costante da parte delle forze dell’ordine. I lavoratori e le loro famiglie non possono continuare a vivere nella paura di recarsi ogni giorno in un luogo dove il terrore sembra aver preso il sopravvento sulla legalità.
Incendi nel cantiere dell’ospedale della Sibaritide, Tavernise (M5s) chiede l’intervento dell’esercitoIl presidente della Regione e Commissario ad acta per la sanità calabrese, Roberto Occhiuto, deve intervenire immediatamente. Non può esserci silenzio di fronte a un attacco così violento e simbolico verso una delle opere pubbliche più importanti della regione. Il suo ruolo istituzionale gli impone di dare un segnale forte, chiaro e immediato: la Calabria non è terra di nessuno.
Servono misure straordinarie per garantire sicurezza, legalità e dignità. Non solo per chi lavora nei cantieri, ma per tutta la cittadinanza. Non possiamo accettare che un’opera sanitaria di tale importanza venga trasformata in un campo di battaglia. Il silenzio, in questo momento, è complice. Il disinteresse è corresponsabile.
La Calabria ha bisogno di sanità, di lavoro, ma soprattutto di giustizia e coraggio. E oggi, più che mai, abbiamo bisogno che lo Stato faccia sentire la sua voce. Prima che sia troppo tardi».