«Basta cattedrali nel deserto»: Saccomanno rilancia il Ponte e un piano strategico per la Calabria e il Sud
Ex commissario regionale della Lega e membro del CdA della Società Stretto di Messina, l’avvocato affronta in un libro la questione meridionale e accusa le vecchie classi dirigenti e invita a non sprecare l’occasione storica dei 40 miliardi di opere da realizzare entro il 2032
Nel volume: “La questione meridionale. È la volta buona?” Giacomo Saccomanno spiega perché esiste ancora un divario pesante tra il Nord e il Sud e che, finora, tutti i tentativi di superarlo si sono dimostrati del tutto insufficienti. Già commissario della Lega in Calabria, membro del cda della società Stretto di Messina, Saccomanno si iscrive all’elenco dei favorevoli al Ponte sullo Stretto. Il dialogo con lui inizia proprio dal tentativo di azzerare o quantomeno ricucire lo strappo infrastrutturale tra Settentrione e Mezzogiorno.
Perché tutti i tentativi sono falliti?
Nel volume è spiegato che nel passato si è proceduto con interventi calati dall’alto e senza alcun collegamento reale con il territorio. Infiniti milioni di euro per realizzare cattedrali nel deserto che oggi, nella maggior parte, sono completamente abbandonate. È mancata e manca una visione d’insieme strategica per la valorizzazione concreta della Calabria. Interventi a caso e secondo il politico del momento, senza alcuna valutazione di sostenibilità ed adeguatezza. Di questi casi, vi sono centinaia di esempi! Il caso più evidente riguarda la costruzione di numerosi ospedali: edifici completati, attrezzati e talvolta persino inaugurati, che però non hanno mai iniziato a funzionare. Oggi giacciono abbandonati e in rovina. Ci siamo trovati di fronte a una classe dirigente incapace di guardare oltre il proprio naso.
Ci sarà senz’altro una questione legata alla classe dirigente. Non solo politica, non solo delle istituzioni. In troppi settori economici e produttivi, la Calabria non ha dimostrato capacità di governo e di autogoverno. E poi, senza dubbio, regna un individualismo sfrenato
Pienamente d’accordo. Una classe dirigente che, salvo poche eccellenze, ha investito unicamente per ottenere consenso politico, senza mai interrogarsi sulla reale sostenibilità delle opere. Il risultato? Cattedrali nel deserto, autentici sprechi di risorse. Una responsabilità che ricade interamente su una leadership mediocre, capace persino di restituire ingenti fondi comunitari, poi utilizzati da altri Paesi per costruire autostrade e infrastrutture di grande utilità.
Ponte sullo Stretto, Salvini: «Presto la posa della prima pietra, l’opera incrementerà il Pil e rilancerà i porti del Sud»Nel suo libro leggiamo che la Calabria ha bisogno di correre e crescere con una nuova visione e non quella che l’ha portata al degrado ed alla povertà! Facciamo qualche esempio di cosa significa una nuova visione?
La Calabria è priva di piani strutturali per lo sviluppo nei settori più strategici: agricoltura, turismo, portualità, infrastrutture e lavoro. Per amore della mia terra, sto lavorando a un piano strategico che metta a sistema le risorse già esistenti e individui ciò che ancora va realizzato, con una visione d’insieme e non condizionata dai personalismi di pochi. In termini pratici, la Calabria ha bisogno di un vero e proprio piano regolatore regionale, capace però di collegarsi alle altre regioni e di inserirsi nelle dinamiche di crescita del Mediterraneo. La nostra posizione centrale ci offre infatti l’opportunità di guidare e gestire lo sviluppo dell’area, a patto che si lavori con una prospettiva unitaria e con il contributo di esperti qualificati.
Il Ponte sullo Stretto. Tornato prepotentemente di attualità. Questa volta si fa sul serio? Può essere una risposta?
Finora abbiamo lavorato con rigore e attenzione. In soli due anni è stata risanata una società in liquidazione, patrimonializzata, riorganizzata e resa capace di portare avanti un progetto che trasformerà la Calabria, la Sicilia, il Mezzogiorno e, di riflesso, l’intera Italia. Un investimento strategico che il mondo ci invidia: non solo valorizzazione dei territori, ma soprattutto ottimizzazione delle competenze delle nostre imprese e dei nostri tecnici a livello internazionale. A questo si aggiungerà l’impiego di manodopera che potrà rilanciare in modo significativo l’occupazione.
Cantiere Calabria, tra Ponte sullo Stretto, strade e ferrovie in gioco decine di miliardi di euro e il futuro della regioneIl vero nodo, però, resta la gestione.
Troppe amministrazioni non collaborano e rischiano così di subire interventi calati dall’alto, senza poter incidere realmente sulle scelte. Per questo rivolgo un appello: collaboriamo attivamente e condividiamo insieme le necessità dei territori e delle comunità. Io sono a disposizione di chiunque voglia lavorare seriamente per il bene comune, senza se e senza ma.
In tanti sostengono che bisognerebbe fare prima le opere primarie di collegamento, le infrastrutture, le opere di carattere sociale e di sviluppo. E così?
Chi dice questo è ignorante oppure è in malafede. In oltre cinquant’anni non si è fatto nulla e si è persino distrutto quel poco che esisteva. Oggi, bisogna riconoscerlo, il Governo ha messo in campo per la Calabria e per la Sicilia un piano di interventi straordinario, strettamente collegato al ponte. Parliamo di quasi 40 miliardi di opere da realizzare entro il 2032: Alta Velocità, ammodernamento della SS 106, elettrificazione della linea ferroviaria jonica, completamento dell’autostrada, restauro delle stazioni ferroviarie, nuove bretelle di collegamento Tirreno–Jonio e molto altro.
Certo, non è sufficiente a colmare decenni di arretratezza infrastrutturale.
Sì, ma rappresenta un punto di partenza concreto, che potrà essere potenziato e migliorato. Perché questo accada, è indispensabile che le amministrazioni locali e quella regionale collaborino, condividano gli interventi e, se necessario, li integrino con le esigenze reali del territorio. Siamo di fronte a una rivoluzione straordinaria che Calabria e Sicilia non possono permettersi di perdere.
Alta velocità, autostrada e statale 106: ecco le opere urgenti per la Calabria. Senza, il Ponte sullo Stretto non serveUna ‘trappola’ prima di arrivare a prendere un giorno il Ponte, è il tratto Autostradale Cosenza-Altilia, decine di chilometri che sono un eterno cantiere.
Per questo tratto autostradale sono stati stanziati oltre un miliardo di euro e, a breve, dovremmo finalmente avere un’infrastruttura libera da cantieri, pur nella consapevolezza che la manutenzione resta continua e necessaria. È in atto un programma straordinario che va sostenuto nell’interesse dei territori e delle famiglie costrette troppo spesso ad abbandonarli. Queste opere genereranno migliaia di posti di lavoro e dobbiamo prepararci a formare una nuova classe di lavoratori, pronta a essere pienamente impiegata.
Comunque il malcontento è forte, in tanti si dicono contrari all’opera.
Le sole lamentele, per di più infondate e prive di costrutto, rischiano di condannare la Calabria al degrado e alla mancanza di infrastrutture vitali per il suo sviluppo. A chi critica soltanto non posso non ricordare che, in oltre cinquant’anni di parole, non si è fatto nulla di concreto: mancano perfino i progetti per l’Alta Velocità Paola–Reggio Calabria e per la SS 106 Catanzaro–Reggio Calabria. Un fallimento che ricade interamente sulle classi dirigenti che hanno governato in passato, senza mai occuparsi seriamente del Sud e della Calabria.
Anche la situazione in Sicilia non è affatto brillante. Anzi, soprattutto sotto l’aspetto dei collegamenti ferroviari e stradali, siamo fermi a un secolo fa. Cosa succederà qui?
Anche per la Sicilia è previsto un investimento di quasi 40 miliardi di euro: una visione d’insieme che potrà finalmente riportare il Sud a una normalità paragonabile al resto del Paese. A chi sostiene che “prima bisogna fare le strade”, rispondo che sono passati oltre cinquant’anni e non si è fatto nulla! È ora di lasciar lavorare il Governo, affinché realizzi il ponte, che sarà certamente un catalizzatore di opere, sviluppo ed economia.
Ma quale altre ragioni importanti spingono a favore del Ponte?
Basti pensare al turismo: milioni di persone vorranno vedere il ponte più lungo del mondo, e questo comporterà nuove esigenze per alberghi, ristoranti e servizi. Un esempio tra i tanti: i cantieri del ponte avranno bisogno quotidiano di servizi essenziali, dalla gestione delle mense alla manutenzione, fino al lavaggio degli indumenti da lavoro. Oggi in Calabria manca persino una lavanderia industriale. Vogliamo continuare ad affidarci ad altri, oppure essere pronti a creare qui le strutture e i servizi necessari, così da cogliere fino in fondo le opportunità di sviluppo?
È su questo che dobbiamo confrontarci: prepararci a cogliere le opportunità e non rimanere esclusi da questi imponenti investimenti.
E poi c’è un’emergenza nelle emergenze, che è la fascia ionica calabrese. Qui i collegamenti ferroviari è ancora peggio la statale 106, richiedono soluzioni urgenti ma definitive. Al Ponte qui non si pensa.
Per la SS 106, fino a Crotone, il progetto è pronto: alcuni lavori sono già stati appaltati e altri saranno consegnati a breve. Per il tratto Catanzaro–Reggio Calabria si sta predisponendo il progetto, e servirà quindi un po’ di tempo. Sul fronte ferroviario è in corso l’elettrificazione della rete, che consentirà un utilizzo più efficiente e un potenziamento reale del servizio.
In sostanza, grazie al ponte, tutte queste opere dovranno essere completate entro il 2032. Dispiace constatare che da parte degli oppositori arrivino soltanto critiche distruttive, quando invece sarebbe necessario sostenere e collaborare per la realizzazione di infrastrutture decisive per il futuro del territorio.
Ma lei è convinto che ci saranno questi interventi straordinari?
Oltre alla mia partecipazione al CdA della Società Stretto di Messina, ho condotto uno studio approfondito raccogliendo tutti i progetti che riguardano Calabria e Sicilia. Ho potuto così constatare l’esistenza di un imponente programma infrastrutturale. Nel mio volume non troverete chiacchiere o valutazioni personali, ma l’elenco documentato dei progetti e dei relativi finanziamenti. È ovvio: senza un progetto, un’opera non può essere finanziata. È un principio elementare di economia che non può essere ignorato, a meno di voler prendere in giro i cittadini.
In conclusione, cosa serve per creare le condizioni di sviluppo per la Calabria?
Se vogliamo davvero far crescere la Calabria, dobbiamo remare tutti nella stessa direzione, cercando di ottenere il massimo da questo straordinario piano di interventi per il Sud. Dire soltanto “no”, senza proporre alternative, significa condannare la regione al degrado e alla povertà. Si può discutere, si può anche dissentire, ma non si può dimenticare chi è costretto ad andare via per mancanza di lavoro, di opportunità e di prospettive.
Non disperdiamo questo patrimonio di possibilità per logiche di parte o per interessi politici. Il bene comune non ha colori.