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01/07/2025 ore 16.05
Attualità

Carlo Siciliani nuovo presidente del Consorzio Cirò: «Docg è solo l’inizio, ora serve un salto di qualità»

Dopo Librandi, il nuovo vertice punta su agricoltori, innovazione, enoturismo e sinergie territoriali: «Il nostro vino ha tutte le carte per essere protagonista nel panorama nazionale e internazionale. Per crescere serve l’impegno di tutti»

di Giuseppe Dell'Aquila

Il comparto vitivinicolo resta uno dei motori economici e culturali più rilevanti della Calabria, ed il protagonista indiscusso è senza dubbio il Cirò.
Qualche giorno fa si sono tenute le elezioni per il rinnovo del consiglio di amministrazione e del nuovo presidente del Consorzio di tutela dei Vini Doc di Cirò e Melissa. A guidare l’ente sarà Carlo Siciliani; prende il posto di Raffaele Librandi che ha guidato l’ente negli ultimi otto anni accompagnandolo in una fase di rilancio e sfide vinte come quella della Docg.
Siciliani, imprenditore agricolo e figura di riferimento nel comparti, sarà affiancato dal nuovo consiglio di amministrazione composto da Armando Susanna, in qualità di vicepresidente, e dai consiglieri Salvatore Caparra (1964), Salvatore Caparra (1981), Massimiliano Capoano, Francesco De Franco, Gianluca Ippolito, Paolo Librandi, Vito Senatore, Domenico Spataro e Valentino Zito.

«La nomina del nuovo presidente – si legge sul loro sito istituzionale – rappresenta un segnale importante di continuità e innovazione per un territorio che ha ancora molto da raccontare, e soprattutto da offrire, nel panorama del vino italiano. Succede a un direttivo che ha posto le basi per una maggiore visibilità della denominazione. Con il suo insediamento, si punta a consolidare i risultati raggiunti e ad affrontare nuove sfide, portando il nome di Cirò e Melissa al centro del dibattito enologico italiano».

Nell’intervista il neo presidente Carlo Siciliani ha parlato del futuro del Consorzio e di ciò che rappresenterà il suo mandato.

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Quali sono i motivi che l’hanno spinta ad accettare questo ruolo?
«
Ho accettato questo incarico con senso di responsabilità e spirito di servizio, ma solo dopo essermi accertato che il mio nome potesse rappresentare un punto di convergenza ampio e trasversale. In un momento così delicato per il nostro comparto, non c'è tempo né spazio per spaccature o logiche divisive. Fin dall’inizio ho chiarito che la mia disponibilità non sarebbe mai stata condizionata da accordi di parte, ma da una reale volontà di costruire una guida unitaria. Questo è avvenuto, e lo considero un segnale importante di maturità collettiva. Desidero anche esprimere un sentito ringraziamento a Raffaele Librandi, che ha guidato il Consorzio con competenza e visione per ben nove anni. A lui dobbiamo una crescita solida, riconosciuta a livello nazionale. È dal lavoro svolto sotto la sua Presidenza che oggi ripartiamo con ancora maggiore responsabilità».

Negli ultimi anni il Cirò è diventato il vero protagonista del mondo enologico calabrese, tra i più importanti del sud Italia, quale sarà la mission che intende proporre per continuare questa scia positiva?
«La sfida oggi è duplice: consolidare quanto costruito e, al tempo stesso, far compiere al Cirò un nuovo salto di qualità. La nostra missione sarà rafforzare il posizionamento del brand Cirò, sia a livello nazionale che internazionale, puntando su tre direttrici: riconoscibilità, coerenza produttiva e una narrazione moderna, capace di unire tradizione e innovazione. Da questo punto di vista, l’Assessorato regionale all’Agricoltura e l’assessore Gianluca Gallo stanno facendo il massimo per offrirci visibilità e sostegno, promuovendo il nostro comparto in contesti sempre più rilevanti e aiutandoci a far conoscere il valore del brand Cirò ben oltre i confini nazionali. Dobbiamo essere più visibili, più compatti e ancora più ambiziosi. Ma per farlo, dobbiamo partire da chi il territorio lo vive ogni giorno: gli agricoltori, che oggi sono tra i soggetti più esposti alle difficoltà strutturali del comparto. Uno degli impegni prioritari del nuovo mandato sarà quello di supportare concretamente le scelte agronomiche, anche attraverso l’uso di strumenti tecnologici, progetti di ricerca applicata e bandi mirati. Vorremmo mettere in campo un progetto per migliorare la tempestività e l’accessibilità delle informazioni operative, in particolare per quanto riguarda la prevenzione delle malattie e l’uso corretto delle difese fitosanitarie in vigna. Avere dati aggiornati e indicazioni puntuali consente di intervenire in modo più efficace, riducendo costi, rischi e sprechi. In questo percorso potremo contare sul contributo di Domenico Spataro, membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio e profondo conoscitore del territorio, che ha già dato la propria disponibilità a guidare un gruppo di lavoro dedicato».

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Si punta molto sull’enoturismo, che oggi si declina in wine experience. In che modo il Consorzio vuole potenziare questo settore?
«L’enoturismo è diventato una leva strategica, non più un’attività secondaria. Oggi rappresenta una parte fondamentale del valore culturale ed economico del vino, e il Cirò possiede tutte le caratteristiche per affermarsi come una destinazione esperienziale autentica. Ci piacerebbe che le cantine, ognuna con le proprie caratteristiche, collaborassero di più anche sul fronte dell’accoglienza, per trasformare la ricchezza delle esperienze individuali in un racconto collettivo e coordinato del territorio. Non si tratta di uniformare, ma di costruire una rete che renda più riconoscibile l’identità del Cirò anche agli occhi del visitatore. Stiamo lavorando per fare del Cirò Wine Festival un vero punto di riferimento dell’enoturismo calabrese, capace di unire vino, arte, musica e racconto del territorio. L’obiettivo è che cresca come manifestazione diffusa e integrata, così da offrire al pubblico un’esperienza strutturata, coinvolgente e profondamente legata al luogo».

Il Consorzio che oggi rappresenta, include piccole, medie e grandi realtà aziendali. Come intende gestire questa complessità?
«La pluralità è una ricchezza, non un problema. Il Consorzio rappresenta tutte le anime produttive del territorio: piccoli vignaioli, aziende familiari, realtà cooperative e imprese strutturate. Questa eterogeneità, se gestita con equilibrio, può diventare una risorsa preziosa, perché riflette la vitalità del nostro sistema e ne garantisce la profondità storica, sociale e imprenditoriale. Il nostro compito è quello di garantire che tutte le aziende, a prescindere dalla dimensione, abbiano modo di esprimersi e di portare le proprie esigenze all’attenzione del Consorzio. Questo è possibile solo lavorando con chiarezza, buon senso e rispetto reciproco. La sfida è far sì che strategie comuni e obiettivi condivisi riescano a valorizzare le diverse identità produttive, senza mai perdere di vista il bene più grande: la reputazione della denominazione. Solo così possiamo costruire un percorso solido, capace di parlare ai mercati con una voce unica, pur nella varietà delle espressioni produttive».

Quali sinergie intende attivare con altri attori protagonisti del settore e del territorio – agricoltura, turismo, cultura – per fare del Cirò sempre più un vero ambasciatore della Calabria?
«Il vino da solo non basta. Serve una visione integrata, capace di mettere in connessione tutti i settori del territorio. Ogni comparto – dall’agricoltura al turismo, dalla cultura ai servizi – può essere considerato sinergico rispetto alla valorizzazione del nostro patrimonio vitivinicolo. È questo il modello su cui vogliamo lavorare: rafforzare il dialogo con il mondo agricolo, con il sistema turistico e con le istituzioni, per costruire un’identità territoriale forte, riconoscibile e condivisa. In questo contesto, la collaborazione con le amministrazioni comunali di Cirò, Cirò Marina e Melissa sarà centrale. È tempo di cambiare approccio: non chiedersi solo cosa possano fare le istituzioni per il vino, ma cosa possiamo costruire insieme per valorizzare reciprocamente le nostre comunità. Ho già avuto modo di confrontarmi con i sindaci di Cirò Marina e Melissa, e abbiamo trovato piena sintonia su questa visione».

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Dopo il raggiungimento con successo della Docg nella gestione Librandi, le chiedo qual è il suo nuovo ed ambizioso obiettivo che intende raggiungere durante il suo mandato?
«Il riconoscimento della Docg rappresenta un traguardo storico per il nostro territorio, frutto di un percorso lungo e condiviso, che merita il massimo rispetto. Ma non è un punto d’arrivo: è un punto di partenza. Siamo vicini alla sua ufficializzazione definitiva, e sarà fondamentale accompagnare con attenzione ogni passaggio, affinché tutto proceda senza ostacoli. Ma soprattutto, la vera sfida sarà renderla pienamente operativa e realmente percepita come un valore aggiunto, sia dentro che fuori dal territorio. Questo significa formazione, controlli, promozione, posizionamento, ma anche consapevolezza interna. Ogni bottiglia dovrà portare con sé il significato pieno della denominazione, parlando con coerenza, autorevolezza e orgoglio del Cirò. Parallelamente, lavoreremo per rafforzare la capacità progettuale del Consorzio, ampliare la presenza nei mercati internazionali e costruire relazioni solide con altri territori del vino. Dopo la Docg, il livello delle aspettative si è alzato. Ora serve l’impegno convinto di tutti: aziende, istituzioni, comunità. Il passo in avanti che ci viene chiesto è credere davvero nel potenziale del Cirò e lavorare insieme per farlo crescere».