Aiello Calabro, il castello medievale riapre le sue porte alla comunità
VIDEO | Dopo i lavori di restauro e consolidamento l’antico maniero torna a essere fruibile ai visitatori. In programma una seconda fase di interventi per riportare alla luce i vani sotterranei
Maestoso e imponente, il Castello di Aiello Calabro riapre ai visitatori grazie ad un complesso intervento di recupero architettonico operato per iniziativa dell’amministrazione comunale e di concerto con l’Unione Europea e la Regione. Parzialmente danneggiato dai terremoti del 1638 e del 1905, il maniero militare proiettato verso il Tirreno cosentino, dalla lunga e affascinante storia, è uno dei simboli del borgo, da tempo interessato da una importante opera di rilancio economico-culturale promossa dal giovane sindaco Luca Lepore.
Il rilancio contro lo spopolamento
Dieci nuove aziende sono state costituite negli ultimi due anni con il sostegno del Comune. Anche sul fronte dell’ospitalità. Ora il restauro della fortezza medievale è un ulteriore tassello nel quadro delle iniziative di contrasto al fenomeno dello spopolamento e di richiamo per i turisti: «Il Castello è un simbolo identitario ed un'opera di sviluppo del nostro territorio, insieme a tutti i propulsori culturali che possono consentire alle comunità delle aree interne di imboccare un percorso che ne scongiuri la desertificazione. Un fenomeno al quale non vogliamo rassegnarci. Con fatti concreti pensiamo di aver fornito linfa vitale al nostro sistema economico ed elementi almeno per arginare questa problematica. Lo sento come una missione. La prospettiva è quella di mantenere servizi essenziali e di promuoverne di nuovi sempre con la passione e la concretezza che ci contraddistingue».
Dibattito culturale
Le principali autorità del territorio, tra le quali il prefetto Rosa Maria Padovano e la presidente della Provincia di Cosenza Rosaria Succurro, hanno partecipato alla simbolica cerimonia del taglio del nastro, preceduta da un incontro pubblico ospitato nel teatro comunale, coordinato dal giornalista Francesco Kostner, che ha registrato l’intervento, tra gli altri, del presidente della sezione Calabria dell’istituto italiano dei castelli Vittorio Pasquale e della direttrice del Segretariato regionale del Ministero della Cultura Maria Mallemace. Il progettista e direttore dei lavori Luigi Giuseppe Massara il quale ha spiegato come questo intervento, sia pure assai significativo, è stato solo parziale: «Ha consentito il recupero di reperti archeologici e permesso la fruibilità in sicurezza. Ma ha pure svelato la presenza di ulteriori locali della medievale fortezza ancora da portare alla luce. insomma, ci sono tanti tesori nascosti – ha detto detto – da restituire alla comunità».
Collaborazione istituzionale
Lo spettacolo degli sbandieratori di Bisignano ha reso ancora più suggestiva la manifestazione. Dal vicepresidente del consiglio regionale Franco Iacucci, che da sindaco aveva avviato il progetto di restauro, la soddisfazione per un risultato raggiunto grazie alla sinergia tra diverse istituzioni. Iacucci ha pure smorzato le polemiche sollevate da chi aveva interpretato la partecipazione alla cerimonia inaugurale del presidente Roberto Occhiuto, poi costretto a rinunciare perché impegnato al Ministero delle Infrastrutture di Roma, come una sorta di inciucio politico: «Quando le istituzioni lavorano in sinergia, al di là dei colori politici, i risultati arrivano. Non ci sono dubbi su questo. Chiaramente ognuno ha le sue sensibilità ma questo non significa che le istituzioni non debbano collaborare. Mi dispiace che Roberto Occhiuto non sia riuscito ad essere presente. Non vedo quale sia lo scandalo nell’avere rapporti istituzionali con il presidente della Regione, che è il presidente di tutti i calabresi. Avere rapporti con lui non equivale allo svendere la propria dignità o l'impegno che molti di noi hanno avuto per tanti anni con grande coerenza e linearità. Bisogna lavorare insieme con l’obiettivo condiviso di dare una prospettiva ancora migliore a questa terra. Poi ci sarà la battaglia politica e ognuno di noi farà la sua battaglia, l'abbiamo fatta per 50 anni e continueremo a farla».