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24/05/2025 ore 16.40
Attualità

Catanzaro, le coppie gay chiedono più diritti: «Dalla Consulta una pagina di civiltà, noi ancora cittadini di Serie B»

Dopo la sentenza della Corte costituzionale sulla doppia maternità, anche le famiglie con due padri chiedono pari diritti. Il presidente Arciequa del capoluogo Giovanni Carpanzano: «Nostro figlio non ha le stesse possibilità degli altri bambini»

di Nico De Luca

Il conflitto istituzionale è servito: il dissidio tra leggi dello Stato e sentenze dei giudici riguarda la tutela dei minori figli di coppie gay.

Una recente sentenza della Corte Costituzionale ha legittimato la piena genitorialità di due donne di Padova che con fecondazione eterologa all'estero potranno registrarsi in anagrafe entrambe come madri del loro figlio nato in Italia.

«È un atto di legalità e di civiltà – ha detto in esclusiva al network LaC Giovanni Carpanzano, presidente di Arciequa Catanzaro, sposato con Stefano e padre del piccolo Enea nato in America con maternità surrogata – perché la Consulta ha chiarito che per gli articoli 233 della Costituzione, cioè per la nostra Costituzione antifascista è fondamentale tutelare il diritto del minore ad avere una famiglia anche di un genitore intenzionale anche se è nato con la GPA, quindi con la maternità surrogata, perché il diritto del minore prescinde da come questo sia venuto al mondo».

Famiglie di serie B

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Una situazione che tra coppie con due madri o due padri conta ormai circa 15.000 casi. «In Italia siamo tanti, tantissimi a combattere perché si veda riconosciuti i diritti di nostro figlio e della nostra famiglia: lo Stato italiano in questo momento ci considera come una famiglia di serie B».

Minori discriminati

Tra le coppie maschili l'adozione di questa tecnica esclude di fatto il secondo partner ma può creare soprattutto gravi ripercussioni al minore.

«Nostro figlio non ha le stesse possibilità di altri bambini – aggiunge il regista e docente dell’Accademia di Belle Arti – suo padre non può andarlo a prendere a scuola, non può portarlo in ospedale, cioè non può fare determinate cose che normalmente un genitore fa. Perciò è fondamentale che venga in Parlamento approvato definitivamente l'uguaglianza di tutti i figli e le figlie italiane indipendentemente dai genitori». 

Comunità accogliente

Giovanni, il marito Stefano ed il piccolo Enea costituiscono un nucleo familiare calabrese di esemplare normalità. «Penso che la situazione sia identica un po' ovunque – conclude Carpanzano – anche qua. Noi per fortuna viviamo in una comunità che ci accoglie, ci ha accolto e continua a sostenerci perché crede fondamentalmente nel valore dell'amore, che poi è il valore che deve fondare una famiglia».