Cinquant’anni di Cammino Neocatecumenale a Crotone: una storia di fede che continua a rigenerare la città
Nella chiesa di Maria Madre della Chiesa una celebrazione intensa ha ripercorso mezzo secolo di annuncio, di vite ricostruite e di comunità nate dall’ascolto del Vangelo, guardando al futuro come a una responsabilità viva
A Crotone, nella chiesa di Maria Madre della Chiesa, si è celebrata una ricorrenza che ha profumato di storia, fede e gratitudine: i cinquant’anni del Cammino Neocatecumenale nella diocesi. Con un sentimento profondo, sono stati ripercorsi cinquant’anni di vita, di parole ascoltate, di famiglie ricostruite, di cuori riconciliati. Cinquant’anni di un dono che continua a rigenerare la comunità cristiana con accoglienza e misericordia.
La celebrazione eucaristica, alla presenza delle comunità neocatecumenali di tutta la città e di numerosi sacerdoti, è stata il preludio fondamentale di questa giornata molto particolare. Un momento di comunione profonda, in cui generazioni diverse si sono ritrovate fianco a fianco, portando ciascuna la propria storia trasformata dall’annuncio semplice quanto potente del Vangelo.
Poi spazio alla storia e a come il Cammino Neocatecumenale nacque come frutto del Concilio Vaticano II grazie all’intuizione di un laico: l’artista spagnolo Kiko Argüello che, assieme alla catechista Carmen Hernández, negli anni ’60 diede vita a un itinerario di iniziazione cristiana nel quartiere poverissimo di Palomeras Altas, a Madrid; condividendo la vita con gli ultimi, scoprirono che proprio lì – tra i rifiutati, i lontani, coloro che non avevano più nulla – il Vangelo germogliava con forza inaspettata. Quell’annuncio essenziale, per loro e per tantissimi altri negli anni, divenne un messaggio libero da giudizi e moralismi, che parlava al cuore. È lì che nacque la prima comunità neocatecumenale.
Da quella periferia dimenticata, è innegabile che l’iniziazione cristiana proposta dal Cammino si sia diffusa in tutto il mondo. Oggi è presente in 170 nazioni, con milioni di persone che, attraverso il kerigma (dal greco κήρυγμα, “proclamazione”), hanno riscoperto il senso del proprio Battesimo e la gioia di essere figli di Dio.
Così, anche a Crotone, nel 1975, arrivò questa mistica con un senso di rinascita. Fu il compianto vescovo monsignor Giuseppe Agostino, da poco alla guida della diocesi e più tardi vissuto come il pastore degli operai assieme al suo parroco Bregantini, a intuire che per rigenerare la vita pastorale occorreva un annuncio capace di raggiungere chi aveva abbandonato la fede, chi si sentiva lontano, chi non trovava più un posto nella Chiesa. Così chiamò a Crotone i primi catechisti itineranti e il Cammino nacque in tre parrocchie: San Domenico, il Santissimo Salvatore (Fondo Gesù) e il Duomo.
Proprio nel Duomo, monsignor Agostino ascoltò personalmente le catechesi, riconoscendo in quella proposta un nuovo linguaggio capace di parlare ai cuori. Tantissime persone, soprattutto i cosiddetti “lontani”, trovarono lì una porta aperta, un cammino che non giudicava ma accoglieva, che non chiedeva perfezione ma offriva misericordia, stringendo le persone assieme.
Tra le figure più amate e ricordate di questa storia c’è padre Giacomo Raineri, il sacerdote che ha “guidato” le prime comunità crotonesi. Era in un momento di profonda crisi personale, sul punto di abbandonare il ministero. Ma attraverso l’annuncio del kerigma ritrovò la sua vocazione, si innamorò nuovamente di Cristo e, per gratitudine, accettò di venire a Crotone, ma anche in altri numerosissimi luoghi, come i paesi dell’ex Jugoslavia, come evangelizzatore. Fu, per tante persone, un padre e un angelo inviato da Dio.
Padre Giacomo evangelizzava con la forza della preghiera, nel silenzio, con un amore discreto e nascosto. Correggeva con dolcezza, sosteneva con fermezza e non smetteva mai di ricordare a ciascuno che Dio ama l’uomo così com’è. Morì evangelizzando, “con i sandali ai piedi”, durante una convivenza. Oggi la diocesi guarda con gratitudine alla sua testimonianza, tanto che per lui è stato avviato anche un processo di beatificazione.
Cinquant’anni sono un anniversario carico di significato anche nella Scrittura: è l’anno giubilare, il tempo della liberazione, della restituzione, dell’amore fedele di Dio che non si stanca dell’uomo. Papa Francesco, celebrando il cinquantesimo del Cammino a Roma nel 2018, ricordò proprio questo: «Dio non si stanca di noi. Il suo amore è sempre vivo».
Ma nel senso profondo di questa festa c’è stata tutta la storia di donne e uomini, in mezzo alle prove, alle cadute, alle fragilità del cammino umano: un percorso, anche per le sorelle e i fratelli laici, che la comunità di Crotone può guardare indietro e avanti. Un percorso di fedeltà di Dio che, in questi decenni, ha innegabilmente visto matrimoni ricuciti, giovani salvati dalle dipendenze, famiglie ricomposte, persone che hanno ritrovato speranza e dignità, attraversando fede e accoglienza sociale.
Al termine della celebrazione è stato cantato il Te Deum, l’antichissimo inno cristiano di lode e ringraziamento. Un canto solenne che la Chiesa intona nei momenti più importanti, per rendere gloria a Dio per i suoi benefici. Un modo semplice e potente per dire: «A te, Signore, il grazie di questa storia».
Oggi, nel celebrare questi cinquant’anni, la comunità non ha certo voluto guardare solo al passato come a un museo, ma al presente come a una nuova chiamata. Perché questo annuncio possa continuare a raggiungere chi è smarrito, chi è ferito, chi è in ricerca. Perché il Vangelo, ancora una volta – come hanno cantato – possa rinnovare la vita anche di questa città.