Cinque rinascite sul palco: al Centro Polivalente Maurizio Rossi di Catanzaro la speranza diventa realtà
Il 26 giugno, in occasione della Giornata mondiale contro le droghe, il Centro Calabrese di Solidarietà ha organizzato la cerimonia di “graduazione” per premiare cinque storie di fragilità e coraggio. Sul palco anche il prefetto di Catanzaro Castrese De Rosa: «Stupisce la mia presenza qui? Insieme si fa molto, da soli non si va lontano»
Cinque storie di caduta e risalita, raccontate senza filtri. Cinque vite che si sono rimesse in piedi grazie al lavoro di operatori come Francesco Piterà, Enza Primerano, Raffaella Paone, Veronica Muraca, Alessia Aronne, Isabella Scalise, Carmen Locandro, Alfredo Avallone, Alberto Floridia. Non semplici professionisti, ma “angeli”, come li vengono definiti. Sempre presenti, ogni giorno, prima che in cerimonia. Cuore a cuore con il pubblico, fianco a fianco con chi, in silenzio, ha trovato il coraggio di chiedere aiuto.

Quella del 26 giugno non è stata una ricorrenza. Ma un grido. Un grido che chiede prevenzione prima ancora della cura. Che chiede di riconoscere la persona, prima del problema. Perché dietro a ogni silenzio, spesso, si cela un’invocazione d’ascolto.
E proprio sull’ascolto ha insistito Isolina Mantelli, presidente del Centro: «Ascoltare significa mettere l’altro nelle condizioni di affidarsi. Accogliere le fragilità. Perché è proprio la fragilità a essere il primo strumento di sopravvivenza, ancor più della forza».
Due performance teatrali, curate da Ilaria Badolato e messe in scena dai ragazzi della comunità, hanno rafforzato questo messaggio. “Oltre la maschera” ha parlato del coraggio di liberarsi dalle proprie paure. “Onde di speranza” ha celebrato la fratellanza come motore di rinascita.
I cinque protagonisti hanno affidato al microfono le proprie ferite e la propria rinascita. C’è chi ha affrontato la dipendenza da sostanze, chi l’alcolismo, chi la ludopatia. Ma tutti hanno mostrato la stessa traiettoria: la vergogna che isola, l’abbandono della famiglia, la scoperta di una nuova comunità pronta a sostenerli… fino al desiderio di tornare, più forti, a ricostruire legami e sogni.
Silvano vuole farcela per sua moglie, Rosario ha smesso di mascherarsi dietro l’ironia, Agnese sogna il ritorno dai suoi bambini, Pasquale ora sa dire “ti voglio bene” alle figlie, Raul ha ritrovato il sorriso guardando quello di sua figlia.
La consegna della targa non è solo un traguardo. È una promessa. Quella di continuare a lottare per se stessi, per chi si ama, per chi sta ancora cercando il coraggio di iniziare.
«La sicurezza deve essere messa al primo posto – ha aggiunto il prefetto De Rosa –. Se c’è spaccio, c’è domanda. Dobbiamo sradicare quel bisogno. Lavoriamo insieme: dalle istituzioni alle periferie».

Sul palco anche Francesco, in procinto di lasciare la comunità: il suo percorso continua, ma con una consapevolezza nuova. E con un messaggio potente: le porte del Centro restano sempre aperte per chi vuole urlare.
Perché non è mai troppo tardi per fare delle scelte. E in questo caso, la scelta migliore è vivere.