Con Papa Francesco se ne va la colonna che si ergeva in difesa degli ultimi del mondo
Il padre Jorge che viveva in simbiosi con le villas miserias di Buenos Aires era coraggio per chi aveva paura, certezza per chi dubitava. Da ieri quella gente è certamente più sola
Padre Jorge non c’è più. È volato via, tra la sofferenza e la sorpresa di un momento. Papa Francesco ha lasciato la quotidianità di questa terra per raggiungere il mondo che merita, quel paradiso che apre le porte ai buoni, agli umili, a coloro che regalano e dispensano sorrisi e carità.
Oggi ne parlano, come giusto che sia, tutti, in ogni dove del mondo. Quel mondo però che non sempre ha saputo cogliere il senso del suo messaggio terreno. Anzi, in molti lo hanno bersagliato, contrastato, non considerato, anche nella chiesa che ha mostrato, proprio in molte sue strutture, la parte debole di un messaggio divino da diffondere ubbidienti: per chi è cristiano, cattolico.
Con Papa Francesco, il padre Jorge delle “villas miserias” di Buenos Aires, se ne va la colonna portante che si ergeva in difesa dei loro bisogni, dei bisogni di chi viveva in esse, dei disagiati, poveri, degli ultimi, insomma. E chi vi è dentro, come stanno mostrando in queste ore a Buenos Aires, piange e prega, sapendo di poter aver speso la propria speranza.
Il Bergoglio che viveva in simbiosi con le villas miserias, anche quella del suo quartiere di nascita, Flores, quartiere popolare abitato da molti italiani, specie nel “Bajo Flores” era come acqua per le piante, era coraggio per chi aveva paura, era certezza per chi dubitava.
La sua gioventù anche sofferta fisicamente e mentalmente, è stata decisamente condizionata dall’amore per sua nonna Rosa, arrivata dall’Italia, che ha saputo dargli, a lui e agli altri fratelli e sorelle, i principi che una nonna italiana sa dare. Anche la preghiera era costante parte della loro giornata con la recita del Rosario seriale. Nulla nasce dal nulla. Nemmeno quando in una mattina degli anni cinquanta passando con una sua amica e altro compagni di gioco si ferma davanti alla chiesa di San Josè de Flores, dicendo: aspettatemi un attimo, torno subito.
Entrò e tardò, perché qualcosa lo trattenne lì dentro ed allora l’incontro con un prete colombiano che lo confessò fu il momento della chiamata di Dio.
Da allora la sua vita cambiò, e quando terminò gli studi secondari ed era il momento di iscriversi all’università la scelta non fu immediata poiché sua madre era decisa a dirgli di studiare medicina, cosa che lui non voleva, anzi desiderava tutt’altro. Lui si iscrisse e la madre gli disse: ti sistemerò la stanzetta che abbiamo al piano superiore.
Un giorno nel corso di quel tempo, la madre salendo su trovò libri di teologia e irritata gli chiese cosa facessero quei libri lì riposti. «Non dovevi studiare medicina» gli chiese e il giovane Jorge rispose: «Certo mamma, studio medicina dell’anima».
Cominciò un lungo periodo di contrasti che finì anni dopo. Su questa decisione Jorge divenne padre Jorge e cominciò i suoi anni di sacerdote “de las calles”, delle strade, in quelle strade che invitava a frequentare agli altri preti per capire la gente e i loro problemi.
Da lì cominciò il suo vivere quotidiano fra poveri e indigenti, fra gli ultimi del mondo. Che da ieri sono certamente più soli.