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19/04/2025 ore 10.13
Attualità

Dal Trota al dandy Oscar Giannino l’ossessione tutta italiana di politici (e non solo) per lauree e titoli nel Paese che non premia il merito

Dal consulente finanziario dei parlamentari grillini che era senza laurea ai ministri che hanno titoli difficilmente verificabili. Ma nessuno sa davvero cos’è questa ossessione in Italia dove tanti laureati lavorano nei call center

di Massimo Clausi

L’Italia sembra attraversata da un complesso di inferiorità intellettuale. Un fenomeno che da un lato costruisce carriere, dall’altro le distrugge. Roba che potrebbe e dovrebbe essere caso di studio da parte di esperti. La rincorsa al titolo, infatti, come equivalente di merito contagia tutti: giornalisti, manager pubblici, politici soprattutto. L’ultimo caso è quello del Ministro del Lavoro, Marina Calderone su cui si è addensata più di una nube sul suo percorso accademico alla Link university. Questo per una serie di curiose circostanze come ad esempio che il di lei marito era nel cda della Link e che lei stessa, nello stesso periodo in cui doveva laurearsi, teneva lezioni, evidentemente non solo a se stessa.

Il caso è scoppiato a causa di un professore universitario, Saverio Regasto, ordinario di diritto pubblico comparato. Il docente è originario di Cosenza ed ha insegnato anche nella nostra Unical. Lui ha presentato un esposto alla Procura di Roma che adesso sta indagando sulla vicenda, anche se il Ministro ha più volte ribadito di essere serena e di non aver commesso nessun reato. Non solo, ma annuncia querela per chi avanza dubbi e allora, prudenzialmente, le diamo pienamente ragione.

Aggiungiamo solo che non è la prima volta che ci sono problemi sui titoli di studio dei politici. Soltanto Beppe Grillo si è sempre vantato della sua ignoranza, facendone anche vanto e punto politico. Per il resto la tendenza è stata opposta.

La prima moglie di Umberto Bossi, una volta ha raccontato che il senatùr ad un certo punto prese ad uscire di casa, con la borsa da medico sottobraccio, dicendo alla consorte «ciao amore, io vado in ospedale a lavorare». Poi la donna scoprì che in realtà suo marito la laurea in Medicina mica l’aveva presa.

E lei non la prese affatto bene e lo lasciò. Il figlio Renzo, noto alle cronache come il Trota, prese invece una discussa laurea in Albania che non aveva alcun valore legale in Italia. Ma un conto sono le bugie da tinello, un conto quelle pubbliche. Negli Usa stroncano appunto carriere, in un Paese come l’Italia dove il nostro Parlamento si è bevuto anche la storia di Ruby, nipote di Mubarak, non sempre lo fanno. Così sono tanti i politici che hanno mentito sul loro status.

Il caso più clamoroso è quello del giornalista Oscar Giannino che quando si buttò in politica fondando il movimento “Fare per fermare il declino” questa questione gli esplose in mano. Era il 2013 e si scoprì che il giornalista- dandy aveva clamorosamente mentito sulle sue due lauree e un sedicente master, mai conseguito. La cosa poi assunse anche contorni pittoreschi visto che si scoprì che Giannino aveva mentito anche sulla sua partecipazione allo Zecchino d’oro, smentito anche in questo dal mago Zurlì (non è uno scherzo).

Tornando agli uomini di Governo, anche l’attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto, fra i fondatori di Fratelli d’Italia, millantò una laurea a Torino in Economia e Commercio mai conseguita. Lui stesso ammise l’errore e chiese ammenda. Sempre in ambito governativo altro caso che merita di essere segnalato è quello di Valeria Fedeli che a un certo punto ricoprì l’incarico di Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Gentiloni (2013/2018). Fra le fondatrici del movimento femminista “Se non ora quando?” aveva scritto nel suo curriculum di avere un diploma di laurea che non risultò da nessuna parte. Quando esplose lo scandalo ammise di avere un semplice diploma di assistente sociale.

Per restare nel Governo, poi, vanno segnalati altri due casi. Uno è quello di Maria Stella Gelmini, lei sì laureata in legge a Brescia, ma che decise di venire a tenere l’esame per l’abilitazione della professione di avvocato a Reggio Calabria. Da Brescia a Reggio per un esame di Stato? Si ammise lei, perché in riva allo Stretto la percentuale degli ammessi era oltre il 90% e lei aveva bisogno di lavorare subito, spiegò.

L’altro caso particolare è l’attuale Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che si è finalmente laureato in Filosofia mentre appunto faceva il Ministro in luogo dello sventurato Sangiuliano. Ancora. Un altro esempio clamoroso è quello dell’ex eurodeputato (2014/2019) del M5s, Marco Valli, che nel suo curriculum vantava una laurea in Economia alla Bocconi. Forse questo è uno dei casi più divertenti perchè a smascherarlo fu addirittura il Sole24Ore che scrisse che di quella laurea non c’era proprio traccia. Nel frattempo lui aveva svolto per anni il ruolo di consulente economico dei deputati grillini in commissione Finanze. Una volta smascherato Valli si autosospese dal MoVimento e scrisse un imbarazzante post di scuse sui   social. Poi, forse per espiare la colpa, si è laureato nel 2021 in economia aziendale presso l’università telematica Pegaso di Napoli.

Anche Marta Grande deputata dal 2013. Quando fu eletta nel M5s, giovanissima, era in predicato di essere nominata presidente della Camera al punto che si scomodarono paragoni importanti come quelli con Nilde Iotti. La nomina, però, sfumò per le polemiche sorte, a causa di una inchiesta del quotidiano Libero, proprio sui suoi titoli di studio presso l’università dell’Alabama. La polemica andò avanti un bel po’ con la Grande che ha sempre rivendicato la validità del titolo di studio. Poi comunque prese una seconda laurea all’università Roma Tre. Insomma si potrebbe dire innocenti bugie perché a pensarci bene nessuno riesce a spiegare fino in fondo questa ossessione per il pezzo di carta.

Del resto basta farsi un giro nei centri commerciali e nei call center per incontrare centinaia di laureati in attesa della svolta lavorativa che chissà arriverà mai. In fondo la laurea non sempre è sinonimo di merito.

Facciamo un esempio su tutti: Walter Veltroni. Lui non ha una laurea e non ha mai nemmeno millantato di averne una. Eppure è stato uno dei direttori di maggiori successo de L’Unità, è stato sindaco di Roma, vicepresidente del consiglio e ministro della Cultura, regista e documentarista, autori di libri. In fondo la laurea, a cosa gli serviva?