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08/12/2025 ore 15.59
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Dalla Calabria agli Stati Uniti fino al lavoro di Ematologia di Candiolo: il percorso di Annamaria Gullà

Da Montepaone Lido alla leadership della ricerca, la scienziata racconta il legame con la nostra regione e la carriera tra clinica e ricerca negli Usa e in Piemonte

di Redazione Attualità

«Sono nata e cresciuta a Montepaone Lido, sul mare. Guardavo l’alba tutte le mattine». Con queste parole, Annamaria Gullà racconta il legame profondo con la sua terra calabrese. Trentanove anni, tre figlie, ha lasciato la costa ionica per intraprendere un percorso che l’ha portata a Candiolo, vicino a Torino, dove dirige il laboratorio di ematologia e immunologia traslazionale dell’Istituto Irccs.

Dalla Calabria agli Stati Uniti, la scienziata ha costruito la propria carriera tra clinica e ricerca e lo ricorda a La Stampa. «Mi sono specializzata in Oncologia, e sono stata fortunata: nel mio programma di formazione ho avuto l’opportunità di fare ricerca, per me era un campo sconosciuto. Allora si aveva meno contezza dell’impatto che aveva sulla salute. Ma era un universo magico, mi ha affascinato». A 28 anni il primo grande salto: il Dana-Farber Cancer Institute, collegato alla Harvard Medical School. Qui, immersa in un ambiente internazionale e stimolante, ha trovato la strada che cercava, imparando a conciliare clinica e ricerca.

Il ritorno in Italia nel 2017 fu solo temporaneo: la passione per la scienza e la ricerca la spinsero nuovamente negli Stati Uniti, dove nacquero le prime due figlie. Cinque anni di esperienza americana, vissuti con il marito ricercatore, hanno permesso ad Annamaria di raccogliere competenze e visione da riportare in patria. «L’obiettivo di entrambi è sempre stato rientrare, riportare qui quel poco che avevamo imparato».

Candiolo rappresenta il luogo in cui mettere radici e trasformare esperienza e ricerca in azione concreta. «Le due strutture, anche a livello architettonico, sono connesse da ponti. Uniscono mondi che sembrano separati ma parlano molto». Qui, Annamaria studia «come la cellula tumorale sfugge al sistema immunitario, che dovrebbe uccidere quelle estranee. Il tumore molto spesso è capace di riprogrammare il sistema o di mimetizzarsi».

La Calabria, benché lontana, resta il filo che unisce le origini al presente. «Avevo l’idea di una città molto industriale, ma poco attrattiva. Invece ne sono rimasta affascinata. L’ho scelta perché è una città a misura d’uomo, in cui mi sembrava fosse facile crescere la mia famiglia». Alle bambine, il suo unico consiglio: «Fate il lavoro che vi piace, quello perfetto non esiste».

Il segreto dell’equilibrio? «Nel mio caso, funziona dedicare il 100 per cento del tempo a quello che faccio. Nei momenti in cui lavoro non permetto distrazioni di nessun tipo. Cerco di concentrarmi su ciò che è importante». Così Annamaria riesce a coniugare il legame con le radici calabresi, la vita familiare e la ricerca scientifica di altissimo livello.