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05/11/2025 ore 06.15
Attualità

Dentro la sanità calabrese, il sistema che ha divorato sé stesso. Santo Gioffrè: «Potere opaco che vive di denaro pubblico e silenzi»

Medico, scrittore ed ex commissario dell’Asp di Reggio Calabria, racconta nel suo libro “Tutto pagato” il meccanismo dei colletti bianchi che ha dissanguato la sanità pubblica. «Non servono eroi, servono occhi aperti dentro le istituzioni»

di Raffaele Florio

Ci sono storie che non si possono raccontare senza pagare un prezzo. Quella di Santo Gioffrè, medico e scrittore, è una di queste. Da commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, ha scoperto un sistema di doppie fatturazioni, interessi privati e omissioni colpevoli che hanno trasformato la sanità calabrese in un terreno di conquista.

Nel suo libro "Tutto Pagato!" e nelle sue dichiarazioni pubbliche, Gioffrè ha denunciato quello che definisce «un apparato parallelo, un potere opaco che vive di denaro pubblico e silenzi istituzionali».

In questa intervista, racconta cosa ha visto, chi ha cercato di fermarlo e perché — a suo giudizio — la Calabria non potrà mai risollevarsi se non si rompe il patto non scritto tra politica, burocrazia e malaffare.

Dottor Gioffrè, quando ha scoperto per la prima volta le anomalie nell’Asp di Reggio Calabria? Qual è stato il momento più eclatante?
Mi accorsi che il sistema di gestione economico - amministrativo dell’Asp n° 5 di Reggio Calabria, sostanzialmente, era tutto criminogeno, (io arrivai all’Asp il 31marzo 2015), quasi subito dopo il mio insediamento. Infatti, venne da me un signore e, mostrandomi una transazione conclusa un mese prima dal mio predecessore, candidamente, mi disse che la stessa transazione era una truffa, perché falsa in quanto i sei milioni di euro appena transatti, lui, curatore legale di una Casa di Cura privata, Villa Aurora, se li era presi, tutti, nel 2009, attraverso decreti ingiuntivi.

Secondo lei, le autorità nazionali hanno reagito adeguatamente alle sue denunce?

La Calabria è l’unica Regione italiana, tra le nove entrate, nel 2009, dentro i rigori del Piano di Rientro dal debito sanitario, a non esserne mai uscita. Cioè, la sanità della Regione è stata commissariata dal Governo e retta da un Tavolo romano, il cosiddetto Tavolo Adduce, che agisce in nome e per contro del Ministero Economia e Finanza e del Ministero della Salute. A periodi, dal 2010 al 2014, il Governo nominò, per la gestione del Piano, il Governatore della Calabria Scopelliti, poi, l’ing. Scura, il Generale Cotticelli, il Prefetto Longo e, dal 2021, il Governatore della Calabria Occhiuto. I Calabresi, espropriati del diritto costituzionale alla salute, non sono stati più considerati persone, ma numeri.

Il Governo non ha mai inteso domandarmi nulla, salvo che sciogliere, nel 2019, per condizionamenti di ‘Ndrangheta, e per la seconda volta, l’Asp di Reggio Calabria, in seguito, anche, alle denunce che io ho fatto e alle carte che io avevo lasciato, quando fui sollevato, il 4 settembre del 2015.

Crede che ci sia un legame tra mala gestione sanitaria e politica regionale? Se sì, in che misura?

La gestione della sanità calabrese è in mano al Governo che ha nominato Commissari al Piano, che, di solito, gestivano il consueto. Però, per nove anni, prima con Scopelliti e, ora, con Occhiuto, il Commissario al Piano coincideva e coincide col il Governatore della Calabria, che ha avuto e ha poteri d’intervento enormi, che non erano uguali a quelli dei 3 commissari venuti da altre terre. Poteri enormi perché sommavano il controllo dei flussi economici e delle dinamiche di gestione con l’esercizio totalizzante del potere politico. Gli ultimi dati, pubblicati da Enti nazionali e sovranazionali (The European House-Fondazione Ambrosetti ) sulla situazione dell’assistenza sanitaria, in Calabria, sono terrificanti, da terzo mondo, da paese in abbandono totale. D’altronde, la Calabria è, insieme alla Guyana Francese, l’ultima Regione, in Europa per servizi, sanità e occupazione.

Lei ha avuto esperienze politiche locali. Quanto è difficile per chi proviene dal civile contrastare l’intreccio tra politica e interessi economici?

Io sono stato assessore alla Cultura della Provincia di Reggio Calabria per nove anni. Ente sano e privo di qualsiasi condizionamento. Grande, infatti, fu la mia meraviglia quando, da subito, mi imbattei in un mondo che da, almeno 15 anni, agiva nella normale tranquillità e alla luce del sole, saccheggiando milioni e milioni di euro di risorse pubbliche, dentro un sistema intrecciato di corruzione a tutti i livelli e dove, a mio avviso, tutti i poteri, potenzialmente, erano complici. Altrimenti, come non hanno, mai, potuto vedere o accorgersi, di quegli atti criminali mentre io me ne sono accorto subito?

Essere commissario straordinario significa prendere decisioni drastiche. Qual è stata la più difficile?

I Commissari di un’Asp possono essere di tante maniere. Chi, libero da ogni condizionamento ambientale e politico, decide, e ha lo stomaco, di mettersi contro quell’apparato di ladri seriali, deve mettere in conto che può rimetterci la pelle, perché, le decisioni che dovrà prendere vanno a toccare interessi, impattando su ricchezze illecite e furtive enormi.

La decisione più difficile? Tante. Certo, quella in cui annullai la delibera Villa Aurora, perché falsa e il cui mandato di pagamento era già in banca, sicuramente, mi espose articulo mortis.

Ha ricevuto minacce o pressioni durante il suo incarico? Come le ha gestite?

Tante minacce e pressione, a volte, sotto forma di consigli, apparentemente, benevoli, di messa in guardia, altre volte, con articoli su testate online o in qualche giornale, velati da sottolineature su alcune mie decisioni o da interrogazioni parlamentari e continue denunce. Tutte queste cose, principalmente, miravano a spaventarmi e a farmi piegare a richieste ben precise. Logicamente, conoscendo, io, i retroscena, non li ho mai badati o presi in considerazioni. A questi, logicamente… Poi, ci sono stati altre e più pesanti cose.

Quali riforme concrete suggerirebbe oggi per evitare che episodi simili si ripetano?

La Calabria non uscirà mai dal Piano di Rientro, che è cosa differente dal Commissariamento. Da quest’ultimo, siamo usciti già, perché Occhiuto è da quattro anni Commissario unico alla sanità in Calabria.

Non uscirà mai dal Piano, che presuppone il raggiungimento di standard di civiltà, perché conviene a tutti la permanenza dentro lo stesso Piano. Conviene alle Regioni del Nord, visto che la Calabria le finanza con ben 350 milioni l’anno con l’emigrazione sanitaria.

Non ne uscirà perché sta entrando in vigore l’Autonomia Differenziata, voluta dalla Lega Nord, così forte in Calabria e l’Autonomia Differenziata, per funzionare, bisogna che alcune Regioni prendano tutto, altre, non devono avere niente.

Non uscirà mai perché metter in ordine i conti economici significa non poter rubare più e l’uscita dal Piano di Rientro dal debito sanitario significa avere certezza dei conti economici e delle finanze delle Asp e della Regione Calabria. E non è nell’interesse dei ladri auto-suicidarsi.