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23/12/2025 ore 10.37
Attualità

La tragedia della Fiumarella a Soveria Mannelli: 71 vite spezzate e una ferita aperta nella storia del Sud, 64 anni dopo

La curva sul torrente Fiumarella, binari logori e rimorchi inadatti provocarono la morte di 36 studenti e molti giovani lavoratori. La strage spinse a leggi di statalizzazione e a riflessioni ancora attuali sulla sicurezza nelle infrastrutture del Meridione

di Gianfranco Donadio*
Collezione Franco Riga

Era l'alba di un venerdì pre-natalizio di 64 anni fa. Il treno delle Ferrovie Calabro-Lucane, sulla linea Cosenza-Catanzaro, partì da Soveria Mannelli alle 6:43. A bordo, un'automotrice Breda M2.123 e un rimorchio Breda RA 1006, stracolmi di pendolari. C’erano 99 studenti seduti nel rimorchio, eccitati per l'ultimo giorno di scuola prima delle feste. Famiglie intere dai paesi di Decollatura e Soveria Mannelli, diretti a Catanzaro per lavoro o studio. L'Italia del boom economico ruggiva al Nord, ma al Sud le ferrovie secondarie erano reliquie di un passato trascurato con binari usurati, manutenzione scarsa e concessioni private che anteponevano il profitto alla sicurezza. Quel viadotto sulla Fiumarella, alto 47 metri sul torrente omonimo, era una curva pericolosa, con un limite di 35 km/h imposto proprio per le condizioni precarie. Ma quella mattina, il convoglio sfrecciava a 63 km/h. Perché? Ritardo da recuperare? Abitudine rischiosa? Il contesto urla disuguaglianze. Un Sud dimenticato, dove un viaggio di routine poteva diventare letale.

Alle 7:45, il disastro. In curva, l'eccesso di velocità fa deragliare il rimorchio. Il gancio di trazione – un modello tranviario inadatto – si spezza. Il rimorchio precipita nel vuoto, compiendo un volo di 47 metri nel torrente ghiacciato. L'automotrice resta sui binari, salvando pochi. Ma non fu solo velocità. Indagini successive rivelarono binari logori, freni difettosi, una manutenzione negligente da parte della Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo. Era una bomba a orologeria, ignorata per anni. Terrore, urla, il metallo che stride, l'impatto che riecheggia nella valle. Una causa radicata in negligenze sistemiche, non solo in un errore umano.

Le vittime sono volti rubati al futuro: 71 morti, 28 feriti. L'età media appena 27 anni. Trentasei studenti, molti adolescenti. Decollatura perse 31 abitanti, 27 dei quali giovani. Famiglie decimate: fratelli, sorelle, genitori. I nomi sono incisi sul monumento di Decollatura. Ragazzi che sognavano un Natale di serenità, non un funerale collettivo. I giornali descrissero scene strazianti: corpi recuperati dal fondo valle, madri in lutto agli ospedali. Dolore puro, una generazione calabrese svanita in un istante, lasciando vuoti incolmabili nelle comunità montane.

Il caos post-disastro portò a inchieste immediate con un'indagine ministeriale, guidata da ingegneri come Gino Raffaelli, e una giudiziaria. Arrestati il macchinista Ciro Miceli e il capotreno Luigi Aristodemo per disastro e omicidio colposo. Nel 1966, il Tribunale di Catanzaro condannò Miceli a 10 anni, puntando su velocità eccessiva e freni malfunzionanti. Ma emersero "altre verità": la società concessionaria aveva ignorato gli allarmi, privilegiando risparmi. Dibattiti parlamentari accesero i riflettori sulle ferrovie private. Fu un processo non solo a individui, ma a un sistema marcio.

La linea fu interrotta per anni, sostituita da autobus. La tragedia spinse ad una legge, la n. 1855 del 1963: revoca della concessione privata, gestione commissariale governativa. Accelerò la statalizzazione delle ferrovie calabresi, migliorando la sicurezza. Ma il prezzo? Altissimo. Oggi, commemorazioni annuali, come quelle organizzate dal Comitato 23 Dicembre 1961, tengono viva la memoria. Libri come "I ragazzi della Fiumarella" di Giovanni Petronio e articoli recenti gridano per giustizia. In un'Italia moderna, la Fiumarella ci ricorda che la negligenza uccide, e il progresso deve includere tutti.

La Fiumarella non è solo storia ma è un monito. In questo Natale 2025, onoriamo quelle 71 vite riflettendo sulle nostre infrastrutture. Che il loro sacrificio non sia vano.

*Documentarista