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21/06/2025 ore 07.24
Attualità

Dializzati senza farmaci salvavita a Locri: «Dimenticati dall’Asp, rischiamo la vita ogni giorno»

Ottanta pazienti denunciano l’assenza e filtri per la terapia e servizi. Antonio Mallamo: «Costretto a chiedere un prestito per fare benzina mentre gli uffici neanche rispondono alle chiamate. Siamo disperati»

di Ilario Balì

Hanno scelto di scrivere alla direzione sanitaria dell’Asp di Reggio e di chiedere un intervento tempestivo considerata la gravità della situazione caratterizzata dalla carenza di farmaci salvavita, essenziali per chi è affetto da una malattia rara o da una malattia rara cronica. Sono 80 pazienti dializzati dell’ospedale di Locri, di cui si è fatto portavoce il signor Antonio Mallamo. «Siamo in una situazione precaria – racconta - Non è più possibile andare avanti senza il supporto di farmaci salvavita che ormai arrivano a singhiozzo. In più da circa tre dialisi ci troviamo addirittura senza filtri adeguati per poter fare una terapia che ci tenga in vita perché si sono dimenticati di fare la gara d’appalto».

Al momento nessuna risposta è giunta alle istanze dei dializzati locresi «Né – prosegue Mallamo - qualcuno si è fatto vivo quantomeno per capire cosa sta succedendo. Io abito a Stilo, che da Locri dista circa 60 chilometri e spesso non c’è nessuno che mi accompagna. Se vogliamo dobbiamo andare con l’ambulanza a pagamento. Come arrivo? Io vado in autonomia, e per legge mi spetterebbe ogni due mesi un rimborso di 30 centesimi a chilometro. È passato un anno e sono stato costretto a chiedere un prestito per mettere benzina alla macchina. Se prova a telefonare all’ufficio competente, non riceverà alcuna risposta».

Le ragioni della carenza sono diverse, tra cui problemi di approvvigionamento, difficoltà logistiche o altri fattori che rendono difficile la disponibilità di farmaci specifici. In alcuni casi, i farmaci carenti possono essere importati o sostituiti con equivalenti, ma è necessario che le strutture sanitarie competenti autorizzino tali procedure.

A condividere i disagi dei pazienti è anche il personale sanitario. «I medici – conclude Mallamo - dal primario all’ultimo degli oss, sono disperati più di noi, perché sono sotto organico. Dobbiamo solo ringraziarli, se non fosse per loro a quest’ora saremmo morti. Sono pochi e lavorano facendo straordinari. Ci tengono in vita tutti i giorni e spesso fanno turni senza andare a casa, con tutti i rischi che ne conseguono».