Disabilità, il garante regionale Siclari: «Il vero ostacolo sono burocrazia lenta e cultura dell’inclusione ancora indietro»
L’occasione per fare il punto è stata data dalla presentazione a Corigliano Rossano dell’associazione Unici Diversi Uguali, che nasce per dare supporto concreto alle famiglie e orientamento per l’accesso a servizi e diritti
In Calabria il vero ostacolo per le persone con disabilità non è solo l’assenza di servizi, ma una burocrazia lenta e una cultura che fatica a tenere il passo coi tempi. A dirlo, senza mezzi termini, è Ernesto Siclari, garante regionale per i diritti delle persone con disabilità, intervenuto nel corso della presentazione dell’associazione Unici Diversi Uguali. Parole chiare, arrivate durante un evento molto partecipato all’Istituto d’Istruzione Superiore Majorana di Corigliano Rossano, dove è stata presentata la nuova associazione, nata dall’iniziativa di un gruppo di genitori che vivono ogni giorno la disabilità attraverso i propri figli.
Ad aprire i lavori il dirigente scolastico Saverio Madera, seguito dal sindaco Flavio Stasi. Presenti anche Pasqualina Straface, presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale, Debora Granata (delegata del Comitato Paralimpico), Francesco Imperio, campione europeo junior dei 100 metri, e l’assessore al Welfare del Comune di Napoli Luca Trapanese collegato telematicamente, fondatore della onlus A Ruota Libera e autore del libro “Nata per te”. A coordinare i lavori il comunicatore Lenin Montesanto.
Norme senza applicazione
Ernesto Siclari, garante regionale per i diritti delle persone con disabilità, ha offerto un quadro lucido e senza giri di parole: mancano servizi, visione e continuità istituzionale. «Le segnalazioni che arrivano al mio ufficio sono tantissime», ha dichiarato Siclari. «In particolare dal mondo della scuola, dove molti alunni non riescono a vivere serenamente la propria quotidianità. Le barriere architettoniche e una cultura ancora indietro rispetto ai tempi generano disagio e sofferenza, soprattutto per le famiglie». Il garante ha evidenziato la necessità di un’attenzione continua da parte delle istituzioni: «L’impegno deve essere costante, non a intermittenza. In una regione come la Calabria, dove i problemi sono tanti e complessi, serve una rete vera tra i soggetti che operano nel settore».
Sull'inclusione, Siclari non ha dubbi: «Le leggi ci sono, anche buone. Ma poi non vengono attuate. In Italia siamo maestri nel fare norme, ma molto meno nel renderle realtà». Secondo il garante, è urgente tradurre le norme in progetti concreti, capaci di generare servizi reali: «Senza progettazione, tutto si ferma». Una riflessione forte arriva anche sul ruolo delle famiglie: «Sono loro a tenere in piedi il sistema. Dove i servizi funzionano, dietro c’è sempre l’energia di mamme, papà, fratelli e sorelle. Senza di loro, tutto si bloccherebbe».
Tornando sulle segnalazioni più diffuse, Siclari è chiaro: «Il nodo principale è l’assistenza diretta e i trasporti. In molte aree manca la possibilità per le persone con disabilità di condurre una vita autonoma. Il trasporto per la riabilitazione o per le attività quotidiane è spesso assente, e questo le isola». E alla domanda se sia per mancanza di fondi o della gestione, risponde senza esitazioni: «I fondi oggi ci sono. Manca la capacità di usarli. Negli enti locali non ci sono figure specializzate, manca la progettualità. Senza competenze, la macchina si inceppa». Infine, un appello alla società: «C’è ancora troppo poco ascolto. La cultura dell’inclusione va costruita partendo dalle scuole. Incontri come quello di oggi sono necessari per far crescere consapevolezza e rispetto».
Insieme per non restare indietro
Dare voce a chi spesso viene lasciato indietro. È questo lo spirito con cui nasce Unici Diversi Uguali. A guidarla è Francesco Galati, che spiega con chiarezza la genesi e le finalità del progetto. «La necessità di cercare un futuro più dignitoso per i nostri figli è stata la spinta principale», racconta Galati. «Siamo genitori che vivono ogni giorno la disabilità e ci siamo uniti per affrontare un problema comune». Il confronto con altre realtà è impietoso: «Rispetto ad altre regioni e territori, qui le possibilità sono davvero limitate. Il divario è evidente e stiamo cercando di colmarlo». L’associazione vuole diventare un punto di riferimento sul territorio: «Abbiamo intenzione di aprire un punto d’ascolto, uno spazio dove le famiglie possano raccontare le proprie difficoltà, confrontarsi, ricevere supporto concreto nella quotidianità».
Non solo ascolto, ma anche orientamento pratico: «Aiuteremo nella compilazione dei bandi, nell’accesso ai servizi, nel conoscere i professionisti che operano in questo settore». Uno degli obiettivi più sentiti riguarda il momento della diagnosi: «L’accettazione della disabilità del proprio figlio è il passaggio più difficile. Se avessimo avuto un supporto in quel momento, per noi sarebbe stato decisivo. Ecco perché oggi vogliamo esserci per chi si trova in quella fase».
Sul significato del nome scelto per l’associazione, Galati è chiaro: «Unici, diversi, uguali sono tre parole che vivono solo se stanno insieme». Il logo stesso è un messaggio: «Abbiamo scelto i colori primari – blu, giallo e rosso – perché da lì nasce tutto. E l’abbraccio che li unisce rappresenta la forza della solidarietà: nulla è più forte di una catena di braccia che si stringono». E conclude: «Siamo unici nelle nostre unicità, diversi nelle nostre esperienze, ma dobbiamo essere uguali nei diritti e nella dignità. Purtroppo oggi non è ancora così».