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07/11/2025 ore 11.54
Attualità

Sette colpi nella notte, il femminicidio di Scalea e il silenzio che ha ucciso Ilaria Sollazzo: la sorella lotta contro la violenza

La docente 32enne fu uccisa la notte del 2 ottobre 2022 dall’ex compagno Antonio Russo. Ma la loro storia, racconta la sorella Maria Pia, non aveva fatto presagire nulla di strano. Almeno fino a quando non ha messo insieme tutti i tasselli della vicenda

di Francesca Lagatta

Mancano pochi minuti alle due della notte del 2 ottobre 2022. Un giovane, vistosamente agitato, si trova in via Borsellino a Scalea, e guarda il cellulare in modo ossessivo. Da lontano, arriva una Lancia Ypslon color panna, rallenta, accosta a sinistra, lungo il marciapiede. L’auto si ferma e in quello stesso istante partono due colpi di pistola che sfregiano il volto della conducente e altri tre le perforano petto e polmoni. Poi, parte un altro colpo. Stavolta la pallottola colpisce chi impugnava l’arma, che respira ancora, e a quel punto parte il settimo colpo, che desta il sonno del vicinato. Un urlo squarcia il silenzio della notte.

Nell’auto, riversa in una pozza di sangue, c’è Ilaria Sollazzo, 32 anni, docente e mamma di una bambina di tre. Fuori, accasciato sul marciapiede, c’è Antonio Russo, di qualche anno più giovane, suo ex compagno e padre di sua figlia. I famigliari di Ilaria, che vivono a pochi metri del luogo della strage e hanno udito le urla, scendono in strada e si trovano innanzi a una scena straziante. La giovane donna è stata appena “giustiziata” dal suo aguzzino, che non ha accettato la fine della loro relazione, risalente a tre mesi prima, anche se è stato proprio lui a lasciare la compagna spiegando di non amarla più.

La battaglia di Maria Pia

Da quel giorno, la famiglia di Ilaria vive nell’angoscia e nella disperazione più profonda. L’unica flebile luce in fondo al tunnel è la speranza di far conoscere la sua storia e mettere in guardia altre ragazze. Maria Pia Sollazzo, una delle due sorelle della vittima, organizza incontri e manifestazioni con i giovani senza sosta, per un motivo particolare, dice: «Antonio era un assassino atipico. Prima di quella notte non l’aveva mai stalkerizzata, non l’aveva mai pedinata e non era mai stato geloso.

Era anche già uscito con altre ragazze. Una settimana prima della tragedia, mia sorella lo aveva sorpreso in un pub, ma per lei era una storia finita. Per questo noi eravamo tranquilli. Era stato lui a lasciarla, a dirle che non l’amava più. Fino alle 20, sei ore prima, erano stati insieme al parco giochi con la loro bambina. Io non avrei mai immaginato che potesse fare una cosa del genere. Ma se avessi conosciuto una storia simile, probabilmente avrei colto altri segnali».

La furia omicida

Ma allora, che cos’è che ha fatto scattare la furia omicida nella testa di Antonio Russo, professione guardia giurata? Probabilmente, si era sentito rifiutato. Era stato lui a lasciarla, tre mesi prima, ma poi, qualche giorno più tardi si era pentito della decisione e avrebbe chiesto a Ilaria di poter tornare a casa. La giovane, delusa e provata, gli aveva detto che prima avrebbe dovuto riconquistare la sua fiducia e sarebbe servito del tempo. Parole che evidentemente nella testa dell’ex compagno sono risuonate come un affronto, considerato che Ilaria era una donna risoluta e indipendente, da qualche settimana era diventata docente di ruolo nel liceo della sua città, aveva tanti amici e non avrebbe dovuto di certo accontentarsi di una relazione a metà per continuare a vivere la sua vita.

Il disagio taciuto

C’è poi un altro aspetto della vicenda, in cui forse risiedono i motivi più profondi della tragedia. Antonio, a seguito di un grave lutto, era entrato in terapia e aveva cominciato ad assumente dei medicinali antidepressivi. Cinque al giorno, riveleranno le indagini. Ma non lo aveva mai detto ad Ilaria né ai suoi famigliari, anche se, a un certo punto, erano arrivati i sospetti. Antonio andava in bagno portando con sé un marsupio, tutte le volte. 

Ad Ilaria, che gli aveva chiesto spiegazioni, avrebbe detto di assumere solo un medicinale per calmare l’ansia, uno di quelli comunemente usati da chi vuole rilassare un po’ i nervi. Invece il disagio, era molto più profondo e quella sorta di “indifferenza” usata nei confronti di Ilaria, l’apparente disinteresse per lei e per la sua vita, era uno dei sintomi. «Chi ama condivide – ci dice Maria Pia -. Anche essere disinteressati alla vita della propria compagna o del proprio compagno può essere un segnale allarmante. Io avrei voluto saperlo prima».

Nessuno giustizia

L’altro aspetto oscuro della vicenda è che con il suicidio dell’assassino, Ilaria e i suoi cari non avranno mai giustizia. «Ma spero comunque di poter avere ancora delle risposte», auspica la sorella. Sì, perché in questa storia, mancano parecchi tasselli e questo rende il quadro della situazione ancora più desolante. Cosa è successo il giorno prima della tragedia? Che cosa si sono detti o scritti Antonio e Ilaria? Mancano dei messaggi dal suo cellulare? Ma, soprattutto, che ci faceva un uomo in cura dallo psichiatra con una pistola d’ordinanza a portata di mano? Il porto d’armi era regolare? C’è qualcuno che poteva evitare la strage e non lo ha fatto? Ecco, queste sono solo alcune di quelle domande a cui, finora, non è stato possibile dare una risposta.