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15/08/2025 ore 07.00
Attualità

Ferragosto, dalla Roma imperiale alle grigliate dei giorni nostri: viaggio in una delle feste più longeve

Il nome stesso tradisce l’origine: deriva dal latino Feriae Augusti. Fu l’avvento del Cristianesimo a mutare data e senso della festa. Oggi è soprattutto sinonimo di ritrovo, un invito a fermarsi e condividere

di Ernesto Mastroianni

Ferragosto, parola che per molti italiani evoca spiagge affollate, pranzi in famiglia e il caldo torrido di metà agosto, affonda le sue radici in un passato sorprendentemente antico, ben lontano dalle sdraio e dagli ombrelloni. Il nome stesso tradisce l’origine: deriva dal latino Feriae Augusti, le “ferie di Augusto”, istituite dall’imperatore Ottaviano Augusto nel 18 a.C. per celebrare la fine dei grandi lavori agricoli estivi e concedere un periodo di riposo ai contadini, agli operai e agli animali da lavoro. Era un momento di tregua nel ciclo annuale, in cui si rendeva omaggio a divinità come Conso, protettore della fertilità e della terra.

Queste ferie, poste a metà agosto, si intrecciavano con altre feste romane come i Consualia e i Vinalia rustica, trasformandosi in un lungo periodo di celebrazioni, giochi, corse di cavalli e banchetti. Il riposo, però, non era solo un lusso: aveva un significato politico. Augusto voleva consolidare il suo legame con il popolo, offrendo non solo intrattenimento, ma anche la percezione di un imperatore attento alla fatica dei suoi sudditi.

Con l’avvento del Cristianesimo, la data e il senso della festa mutarono. Nel VI secolo, Papa Sergio I legò il 15 agosto alla solennità dell’Assunzione di Maria, trasformando un’antica ricorrenza pagana in una delle principali celebrazioni religiose dell’anno. La sovrapposizione di significati – agricolo, imperiale, mariano – rese Ferragosto un nodo simbolico in cui si incontravano fede, tradizione e cicli naturali.

Nel Medioevo, la festa aveva anche una dimensione sociale: in molte regioni, signori e proprietari terrieri offrivano un pasto o un dono ai braccianti, mentre processioni e fiere popolavano le città. Durante il Rinascimento e fino all’età moderna, Ferragosto rimase un momento di sospensione, ma non sempre coincidente con un vero tempo libero: la vita contadina, scandita dai raccolti, lasciava poco spazio al riposo prolungato.

Il salto decisivo verso il Ferragosto “moderno” si ebbe in epoca fascista. Negli anni Trenta, il regime istituì i celebri “Treni popolari di Ferragosto”, con biglietti a prezzi ridotti per consentire alle famiglie operaie di spostarsi verso mare, montagna o città d’arte. Non era ancora la vacanza di massa, ma un primo assaggio di turismo popolare. L’iniziativa trasformò il 15 agosto in un giorno di gite, escursioni e convivialità, aprendo la strada alla dimensione laica e ludica della ricorrenza.

Oggi Ferragosto vive in molteplici forme. In Italia, è sinonimo di ritrovo: c’è chi lo celebra con il pranzo in famiglia, chi con un pic-nic in montagna, chi con falò e feste in spiaggia che durano fino all’alba. Nei centri turistici è il picco della stagione estiva, mentre nei borghi dell’entroterra rimane il momento delle sagre e delle processioni patronali. All’estero, invece, il 15 agosto resta soprattutto legato alla tradizione religiosa, in particolare nei Paesi cattolici.

Il Ferragosto del XXI secolo, pur circondato da barbecue, concerti e fuochi d’artificio, conserva qualcosa della sua origine: l’idea di una pausa collettiva, di un respiro nella calura d’agosto, di un tempo sospeso in cui il lavoro si ferma e la comunità si ritrova. Che sia sotto l’ombra di un ulivo o davanti al mare, Ferragosto resta, come ai tempi di Augusto, un invito a fermarsi e condividere.