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06/11/2025 ore 15.26
Attualità

Fiammetta Borsellino incontra gli studenti di Corigliano Rossano: «Ruolo della scuola fondamentale nella lotta alla mentalità mafiosa»

Al Castello Ducale il dialogo tra memoria e futuro con la figlia del giudice ucciso dalla mafia nel 1992. Il messaggio ai giovani magistrati: «Seguite l’esempio di chi ha dato la vita per il proprio lavoro, senza rincorrere potere e carriera». Presente anche il sindaco Stasi

di Matteo Lauria

Il Castello Ducale di Corigliano Rossano ha accolto una giornata densa di emozione e significato. L’incontro “Io, Paolo, la voce che resta”, promosso dall’Istituto comprensivo Erodoto, ha visto gli alunni della scuola media dialogare con Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992. Un momento di profonda riflessione civile, capace di unire memoria e futuro, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, rappresentanti del mondo scolastico e numerosi cittadini. L’iniziativa, dedicata al tema della legalità, ha voluto ricordare non solo il sacrificio del magistrato palermitano ma anche la forza di chi, come la figlia, continua a portarne avanti l’eredità morale, trasformando il dolore in testimonianza e dialogo.

Accolta dagli studenti con un lungo applauso, Fiammetta Borsellino ha parlato con tono pacato ma fermo, ringraziando la scuola per l’impegno e la passione dedicati all’incontro. «Una giornata che esprime tanto impegno, tanta cura, tanta passione – ha detto – elementi che hanno innalzato la qualità di questo incontro, dedicato alla legalità, al valore e al ruolo della scuola come impegno fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata e alla mentalità mafiosa».

Rivolgendosi ai giovani, Borsellino ha voluto trasmettere fiducia e responsabilità: «Ai ragazzi non faccio altro che esprimere quei valori di legalità, di bellezza, di cura che mi sono stati trasmessi. E anche tanto ottimismo, perché cerco di non concentrarmi sulla tragedia, ma sui risvolti positivi che ha creato occasioni di incontro con la parte migliore di questo Paese, fatta di persone oneste e generose». Un messaggio di speranza, che trova radici nella quotidianità, lontano dalla retorica. «Ai giovani magistrati – ha aggiunto – dico di seguire l’esempio di chi ha dato la vita per il proprio lavoro. Di lavorare con sobrietà, in silenzio, evitando la ricerca del potere e delle carriere, elementi che spesso sviano l’azione di tanti magistrati». Parole semplici ma dense, che hanno riempito la sala di un silenzio attento. Un dialogo vero, senza filtri, che ha restituito ai presenti la dimensione più umana di una famiglia segnata dal dolore ma mai piegata.

Il contributo della scuola: la dirigente Susanna Capalbo

L’incontro ha visto la partecipazione attiva degli studenti dell’Istituto Erodoto, che hanno interpretato testi e monologhi dedicati al tema della legalità, alternando riflessioni e letture collettive. Susanna Capalbo, dirigente scolastica dell’Istituto, ha sottolineato il valore formativo della giornata: «È importante parlare di Paolo Borsellino e di altre figure che hanno dato la vita sotto i colpi della criminalità organizzata perché i ragazzi, anche in questo territorio, hanno bisogno di conoscere esempi di grande eroismo civile e di memoria. La scuola non deve lasciare nulla di intentato affinché, attraverso le attività didattiche, si porti avanti il mandato costituzionale di educare, anche ammettendo l’errore come parte del percorso». La dirigente ha poi voluto rimarcare la forza con cui i ragazzi hanno vissuto l’incontro: «Mi ha colpito la sicurezza e la forza che hanno trasmesso con i loro monologhi individuali e collettivi, e l’assoluta vicinanza di Fiammetta Borsellino, che ha dialogato con loro quasi alla pari, senza sottrarsi a domande dirette e complesse. È stato un momento di cittadinanza vissuta e partecipata».

Il dialogo con Capalbo si è poi spostato su un tema cruciale: la formazione dei giovani in un tempo dominato dal mondo digitale. «La scuola fa la sua parte – ha spiegato –, ma sarebbe isolata se non avesse accanto le istituzioni, il privato sociale e le famiglie. Tuttavia, oggi esiste un territorio che spesso sottovalutiamo: quello del virtuale. I ragazzi vivono lì gran parte delle loro esperienze. È il loro mondo, ma non può restare privo di presidio educativo». Un richiamo forte alla responsabilità condivisa: «Le condotte dei giovani nascono anche nei territori virtuali – ha aggiunto – dove si costruiscono modelli e linguaggi, attraverso giochi, sfide e chat. Strumenti nati per facilitare la comunicazione, ma che, se non guidati da un’educazione consapevole, rischiano di sottrarre alla scuola e alle famiglie il controllo e l’educabilità dei ragazzi». Un monito che guarda oltre le aule, verso una società chiamata a vigilare e a educare in rete. «Vorrei che ai ragazzi rimanesse la tenacia dell’impegno, la responsabilità della testimonianza e la lotta contro le ingiustizie. È da qui che nasce la vera cittadinanza».

Le parole del sindaco Flavio Stasi: «Servire le istituzioni è servire il bene comune»

All’iniziativa ha preso parte anche il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, che ha voluto legare il tema della legalità a quello del servizio pubblico. «Credo che, in un momento in cui a livello nazionale si discute molto anche tra i poteri dello Stato, sia necessario far capire ai ragazzi che stare nelle istituzioni, qualunque sia il ruolo, significa lavorare per il bene comune – ha dichiarato –. Che si tratti di un sindaco, di un giudice o di un semplice carabiniere, il senso è lo stesso: servire la collettività con onestà e passione». Il primo cittadino ha invitato i giovani a guardare alle figure di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone come riferimenti autentici.

«Oggi li ricordiamo ovunque, ma non dobbiamo dimenticare che anche loro furono discussi e criticati. Eppure non si sono mai sottratti al dovere. È importante che i ragazzi comprendano che svolgere un ruolo pubblico significa curare il bene comune, anche quando è difficile, anche quando non si riesce a ottenere tutto ciò che si vorrebbe». Un invito alla responsabilità e all’impegno civile, che ha chiuso l’incontro con una riflessione condivisa tra studenti, docenti e istituzioni. Il confronto al Castello Ducale ha mostrato come la memoria non appartenga solo al passato, ma diventi seme di futuro quando incontra la scuola e i giovani. Fiammetta Borsellino, la dirigente Capalbo e il sindaco Stasi hanno tracciato tre linee convergenti: la memoria come fondamento, la scuola come presidio educativo e le istituzioni come strumento di servizio. Nelle parole, negli sguardi e nei silenzi di questa giornata si è avvertita la continuità di un’eredità che non si spegne. Quella di un uomo, Paolo Borsellino, che ha creduto nella giustizia e nello Stato, e di una figlia che continua a trasformare il dolore in impegno, portando ovunque il messaggio più semplice e più forte: la legalità è un atto d’amore verso la comunità.