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13/12/2025 ore 18.12
Attualità

Floris, “esordio” traumatico a Sellia Marina in un resort: «Turni h24, cacciato perché volevo una pausa per comprare il gel»

Il conduttore ricorda nel podcast Tintoria la sua prima esperienza lavorativa da “jolly” in un villaggio turistico a Sellia Marina: turni estenuanti, zero diritti e un licenziamento immediato. «Un incubo, capii allora che gli spazi per il proletariato erano ridottissimi»

di P. P. P.

Una chiamata dell’amico Paolo Genovese (oggi regista e sceneggiatore), un rapido colloquio e poi la partenza per la Calabria. Destinazione: Sellia Marina. La prima esperienza lavorativa per Giovanni Floris – conduttore di Di Martedì e prima ancora di Ballarò, talk politici tra i più seguiti negli ultimi anni – è di quelle che non si dimenticano. Né per la mole di lavoro, un impegno quasi h24 in un villaggio vacanze, né per la conclusione traumatica: licenziamento con giusta (si fa per dire) causa per aver osato chiedere una pausa di mezz’ora a un proprietario poco incline a sentir parlare di diritti.

Il giornalista ricorda l’esperienza nel podcast Tintoria assieme ad aneddoti sui politici, al suo passato da inviato Rai a New York nei giorni dell’attentato alle Torri Gemelle, ai contenuti del suo ultimo libro che spiega l’involuzione dell’Italia a partire dai cinepanettoni.

È Genovese a segnalare a Floris la possibilità di ottenere un contratto stagionale in un villaggio turistico sullo Jonio Catanzarese. Il colloquio inizia male ma si conclude con una stretta di mano: «Mi proposi come istruttore di windsurf ma iniziarono a chiedermi dettagli tecnici sui nodi marinai e non ero abbastanza preparato. Però, visto che parlavo, parlavo, parlavo, mi presero come jolly». Intrattenitore senza pause: «Sveglia alle 4,30 per accogliere le famiglie che facevano colazione presto. Poi giochi in spiaggia, spettacoli, di tutto fino alla conclusione delle attività notturne, verso le 2,30-3 di notte perché dovevi tenere aperta anche la discoteca. Un paio d’ore di sonno e ricominciava tutto daccapo».

Un’estate a Catanzaro Lido: «Dodici ore sotto al sole, e stipendi in nero. Se ti sta bene così altrimenti te ne vai». La storia di Carla, bagnina, aspetta ancora la paga di agosto

Un lavoraccio anche divertente, a patto di trovare le energie, e senza spazio per rivendicazioni sindacali: «Un giorno chiesi una pausa di mezz’ora per andare a comprare il gel a Soverato e il proprietario mi disse che ero lì per lavorare. Provai ad argomentare che con il gel sarei stato più fico, poi quando la mia richiesta di diritti gli sembrò esagerata mi cacciò via dal villaggio. Mi disse “qui i sindacalisti non li abbiamo, vattene a Roma”, non fu una trattativa lunghissima, eh. Comunque capii che gli spazi per il proletariato erano ridottissimi… Genovese, che mi aveva portato lì, fu licenziato qualche giorno dopo. Fu un incubo».