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21/07/2025 ore 23.00
Attualità

Giocare insieme e senza barriere: a Cassano i “bambini delle vanelle” (provenienti da 4 continenti) un esempio contro ogni guerra

Mentre il Medio Oriente piange anche i suoi figli più piccoli, la villetta San Domenico si trasforma in un faro di speranza e dimostra che etnie e religioni diverse possono convivere felicemente

di Franco Sangiovanni

Il Medio Oriente resta ferito dal conflitto arabo-israeliano che vede contrapposti lo Stato di Israele da una parte e lo Stato di Palestina dall'altra, scontro crudele che miete vittime innocenti, soprattutto bambini. Le loro vite sono stravolte da violenza, sfollamento e privazioni, con cicatrici fisiche e psicologiche profonde. Scuole distrutte, ospedali bombardati, fame e malattie sono la loro cruda realtà. Ogni giorno, questi piccoli sono privati della sicurezza, dell'istruzione e della spensieratezza, costretti a crescere in un ambiente di paura e incertezza che nega i loro diritti fondamentali. La crudeltà della guerra si manifesta impietosa sui loro volti, troppo spesso segnati da un dolore inspiegabile.

Eppure, in forte contrasto con la desolazione che avvolge tante parti del mondo, c'è una storia di luce e speranza che fiorisce nel cuore di Cassano. Nella villetta San Domenico, nel centro storico di Cassano, un gruppo di bambini, quelli delle vanelle, quelli dei vicoletti storici, sta rivitalizzando lo spazio con la loro gioia contagiosa. Questi piccoli, provenienti da almeno quattro continenti diversi, sono uniti da un linguaggio universale, sono uniti dal gioco innocente che solo i bambini riescono ad elevare come strumento di fratellanza e convivenza.

Mentre le nazioni da cui provengono alcuni di questi bambini si fronteggiano con le armi, nella villetta di San Domenico corrono, loro ridono e giocano senza problemi. Non esistono barriere linguistiche o culturali che li separino, la loro lingua comune è l'innocenza e la spensieratezza. Questo piccolo angolo di mondo a Cassano diventa un potente simbolo di come la convivenza pacifica e la comprensione reciproca possano fiorire, persino tra chi, per ragioni geografiche e politiche “dei grandi”, potrebbe essere considerato "diverso". Questi bambini, orgogliosamente conosciuti  come "i bambini delle vanelle", sono un gruppo vivace e variegato di etnie diverse, con tradizioni, culture e religioni differenti, ma che riescono a convivere pacificamente e felicemente. La loro armonia, i loro sorrisi reciproci, le loro risate sono una lezione vivente per tutti. Trovarsi a guardare resta straordinario assistere a questi scambi anche con la complicità degli anziani che popolano il rione, spesso pronti a dissetare con un “umile” bicchiere di aranciata fresca proprio loro che hanno la capacità di chiamarli “nonni” pur non ricordandone neanche il nome.

L'intuizione per questa meravigliosa realtà è di Pasquale Russo, un giovane che, senza l'ausilio di progetti finanziati o programmi complessi, ha messo in pratica il semplice ma potente concetto della condivisione e della socializzazione. «Sono un padre single che ha una bimba in affidamento da quando aveva due anni, dal 2018 – racconta Pasquale ai nostri microfoni –, qui è iniziato tutto il 2019. Ci abbiamo messo mani come un gruppo di volontari (che ho denominato Armata Blancaleone), a volte non bisogna avere tante armi per poter fare bene». Pasquale non si limita ad accogliere i bambini, spesso offre loro merendine e bevande fresche, li aiuta nei compiti e li porta a spasso per la città, mostrando loro angoli e storie di Cassano, in piscina o al mare. È grazie alla sua iniziativa e al suo spirito altruista che questi bambini trovano un luogo sicuro e stimolante dove esprimere la loro energia e costruire amicizie che vanno oltre ogni confine.

«Abbiamo iniziato qua per una cosa triste purtroppo, per il femminicidio che accadde proprio a 50 metri da qui, per la violenta morte di Romina Iannicelli, uccisa da suo marito mentre aveva un bimbo in grembo, dopo sei mesi dalla sua morte, durante il quale secondo me c’è stato troppo silenzio.  Ho scritto una lettera aperta – continua il racconto  –  nella quale facevo delle domande all'istituzione morale e politica, alle associazioni, al popolo, alla comunità chiedendo i motivi  del silenzio. Mai nessuno ha supportato questa famiglia in un modo collettivo, come si fa ogni volta con fiaccolate o cose varie».

Una richiesta di aiuto non personale ma rivolto all’ideale di fratellanza. «È nato tutto da solo – ci spiega Pasquale Russo – perché i bambini, a differenza di noi adulti, anche se vanno in contrasto, litigano ma alla fine trovano un accordo, guardandosi negli occhi e riprendono a giocare insieme. E non vedono nessuna differenza che c'è fra l’uno e l'altro. Abbiamo quattro continenti. Abbiamo l'Africa, in maggioranza bambini marocchini, abbiamo l'Asia, con ragazzi pakistani, abbiamo l'Europa, con l'Italia naturalmente, ma abbiamo anche altri paesi come la Romania, per esempio e abbiamo anche quello sudamericano, perché oltre a mia figlia, che è metà sudamericana, c'è un bambino che è appena arrivato, che è un argentino, che si chiama Dante. È come respirare tutto il mondo insieme, in un unico posto e in pace, soprattutto in un periodo di guerre. Questa è una grande soddisfazione per noi».

L'esempio dei "bambini delle vanelle" è diventato così luminoso che, in alcune occasioni, sono stati anche ospiti di altri comuni, scelti come virtuoso modello di integrazione e armonia. A sostenere Pasquale Russo in questa sua missione c'è un gruppo di persone straordinarie, simpaticamente definite "l'armata brancaleone", che contribuiscono con dedizione e generosità a rendere possibile tutto questo, dimostrando che la vera forza sta nell'unione e nella solidarietà.

La scena di questi bambini che giocano insieme, ignorando le divisioni del mondo adulto, ci ricorda con prepotenza l'importanza di costruire ponti anziché muri. È segnale importante che dimostra che, nonostante le atrocità della guerra e la sofferenza che essa infligge, specialmente ai più giovani, la speranza di un futuro migliore risiede nella capacità di unire le persone, a partire dai più piccoli, attraverso valori universali come il gioco, l'amicizia e il rispetto reciproco.

«Scusa, mi emoziono  – conclude Pasquale il nostro incontro – ma penso che se i bambini palestinesi fossero al posto di Hamas e i bambini israeliani al posto di Netanyahu, non ci sarebbe guerra».

Cassano, con la sua villetta San Domenico, l'esempio di Pasquale Russo e l'impegno de "l'armata brancaleone", offre un piccolo, ma significativo, esempio di come la pace possa essere coltivata, con un sorriso e un gioco alla volta.