Gli italiani perdono fiducia in scuola e sanità: al Sud (e in Calabria) è un vero allarme sociale
I dati dell’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato” fotografano una sfiducia crescente nei servizi essenziali, con il Mezzogiorno in forte ritardo e disuguaglianze sempre più marcate. Il 2026 può costituire un vero e proprio bivio
Gli italiani perdono fiducia nei servizi pubblici e nelle istituzioni. A certificarlo è la 28esima edizione dell’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, realizzato da LaPolis (Università di Urbino Carlo Bo), Demos e Avviso Pubblico.
Scuola e sanità pubbliche toccano livelli di consenso tra i più bassi di sempre, con un divario territoriale sempre più profondo: al Sud la percezione dell’inefficienza diventa un vero allarme sociale. Un segnale grave, che rischia di minare la coesione nazionale.
Insoddisfazione record sui servizi essenziali
Solo il 38% degli italiani si dichiara soddisfatto della scuola pubblica, un dato in calo costante da anni. Ancora peggiore il giudizio sulla sanità: appena il 27% esprime una valutazione positiva. Costi in aumento, liste d’attesa interminabili e carenza di personale rendono l’accesso alle cure sempre più difficile. Male anche i trasporti pubblici, fermi al 28% di gradimento.
Numeri che raccontano una crisi strutturale. Le scuole vengono percepite come obsolete, con edifici fatiscenti e programmi didattici giudicati superati. I metodi di insegnamento appaiono inadeguati a preparare studenti chiamati a confrontarsi con un mondo sempre più digitale e competitivo. La sanità, dal canto suo, fatica a reggere l’urto dell’invecchiamento demografico e delle emergenze post-pandemiche.
Il Sud e la Calabria: il punto più fragile
Nel Mezzogiorno la situazione peggiora ulteriormente. Il divario territoriale amplifica una crisi già profonda. La scuola raccoglie consensi ben al di sotto della media nazionale e in Calabria la dispersione scolastica arriva al 15%. Oltre il 60% degli edifici scolastici necessita di interventi urgenti, secondo i dati del Miur.
Programmi non aggiornati, precarietà del corpo docente e divario digitale isolano migliaia di studenti, compromettendo il diritto allo studio.
Ancora più severo il giudizio sulla sanità calabrese. Ospedali sottodotati, pronto soccorso al collasso e servizi specialistici insufficienti alimentano la migrazione sanitaria verso il Nord, con costi economici e sociali enormi. Criminalità organizzata, corruzione e cattiva gestione delle risorse pubbliche continuano a drenare fondi, lasciando interi territori in difficoltà, in particolare nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia.
La fiducia nelle istituzioni
Nel quadro generale, le Forze dell’Ordine e il Capo dello Stato Sergio Mattarella restano ai vertici della fiducia degli italiani, segno di una forte domanda di sicurezza e unità nazionale. In coda si collocano Parlamento e partiti politici, insieme a banche e sindacati. Perdono consensi anche l’Unione Europea e la magistratura.
Colpisce un altro dato: il 47% degli italiani si percepisce come appartenente alla classe sociale più bassa, contro il 39% di vent’anni fa. Il ceto medio appare sempre più assottigliato. L’ascensore sociale è fermo, soprattutto al Sud, e con esso si sgretola la fiducia nello Stato.
Il bivio del 2026
Senza un cambio di rotta deciso, il Paese rischia il tracollo. Istruzione e sanità, pilastri dello Stato sociale, sono sempre più fragili a causa di anni di sottofinanziamento e disuguaglianze crescenti. Al Sud serve un piano straordinario e urgente: investimenti massicci per scuole e ospedali, digitalizzazione, assunzioni di personale qualificato.
Lo spopolamento e la fuga dei giovani stanno accelerando un declino che potrebbe diventare irreversibile. La sanità deve puntare sull’innovazione e sulla telemedicina per tentare di salvare il Servizio sanitario nazionale. Senza interventi immediati e concreti, la sfiducia rischia di diventare totale. Governo, Regioni ed enti locali sono chiamati ad agire subito: il 2026 è un passaggio decisivo. Il Sud non può più aspettare.