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14/11/2025 ore 13.55
Attualità

Gratteri a “Il Cavallo e la Torre”: «La riforma sbilancia i poteri dello Stato. Così la democrazia rischia»

Nel suo intervento a Rai 3, il magistrato avverte che la riforma che separa le carriere sbilancia i poteri dello Stato. «Se prevale la politica, la democrazia traballa», dice il procuratore, denunciando rischi per l’indipendenza dei pm

di Franco Gemoli

Nella trasmissione d’inchiesta Il Cavallo e la Torre su Rai 3, il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri ha espresso una posizione netta e articolata sulla riforma costituzionale che separa le carriere nella magistratura. Un’analisi diretta, senza filtri, che mette al centro un tema cruciale: gli equilibri tra politica e giustizia.

“Il vero manifesto del Sì è la frase di Nordio: si vuole il primato della politica

Il punto di partenza dell’intervista è una frase del ministro Carlo Nordio, pubblicata dal Corriere della Sera: “La riforma restituisce alla politica il suo primato costituzionale.” Per Gratteri, questa dichiarazione rappresenta l’essenza stessa della riforma: un riposizionamento del potere che fa prevalere la politica sulla magistratura. “Se un potere prevale sugli altri, la democrazia traballa.

Indipendenza a rischio: “Non si cambia la Costituzione per 30 magistrati all’anno”

Il ragionamento tecnico del procuratore è lineare: ogni anno circa 30 magistrati chiedono di passare da PM a giudice o viceversa; la normativa attuale impone loro di cambiare regione, proprio per evitare commistioni. Costruire una riforma costituzionale per un numero così ridotto è, per Gratteri, sproporzionato. E aggiunge un punto decisivo: “Nei Paesi con carriere separate, il pubblico ministero dipende dal ministro della Giustizia.” Una dipendenza diretta che – avverte – comprometterebbe l’autonomia del PM italiano.

Il modello Usa? “Lì il Pm è un incarico politico, non indipendente”

Gratteri respinge anche l’idea che il sistema americano possa essere un modello: il procuratore viene nominato dalla politica, può essere rimosso dalla politica, non svolge una carriera autonoma ma un incarico temporaneo e marcatamente politico. Un assetto che, secondo il procuratore, non è compatibile con l’equilibrio costituzionale italiano.

“Non sono il leader del No. Io dico quello che penso”

Gratteri respinge con decisione l’idea che stia assumendo un ruolo politico nel dibattito: non vuole essere il volto della campagna referendaria, non cerca ruoli pubblici o visibilità extra-giudiziaria, rivendica coerenza e indipendenza. Racconta le difficoltà incontrate negli anni, in particolare in Calabria: le battaglie contro la ’ndrangheta, contro la massoneria deviata, contro pezzi della magistratura ostili; e soprattutto gli attacchi costanti delle Camere Penali, che – sottolinea – diffondevano comunicati contro il suo lavoro e contro le sue ordinanze dopo poche ore, ben prima di poter leggere migliaia di pagine di atti. “Se avessi voluto fare carriera, sarei rimasto zitto. Ma non è il mio stile.”

“Parlare ai cittadini, non ai convegni”

Il procuratore critica anche il modo in cui si sta svolgendo il dibattito pubblico: i convegni con i politici finiscono per politicizzare la discussione; quelli accademici non spostano l’opinione dei cittadini; il rischio è trasformare il referendum in un voto “pro o contro il Governo”. La sua proposta è semplice: “I magistrati devono spiegare la riforma con parole chiare. La gente deve capire cosa cambia davvero.”

L’intervento di Nicola Gratteri a Il Cavallo e la Torre è un monito forte: la riforma costituzionale non è una questione tecnica, ma un cambiamento che incide sull’equilibrio tra i poteri dello Stato. Per il procuratore, il messaggio è chiaro: una magistratura meno indipendente significa una democrazia più fragile.