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28/11/2025 ore 10.47
Attualità

Il digitale non salva tutto: anche i giornali online iniziano a vacillare

Tra audience illusorie e modelli deboli, la stampa italiana affronta un nuovo crollo invisibile. Non tutto è perduto ma la qualità deve essere anteposta ai numeri e all’algoritmo o non ci sarà futuro per l’editoria

di Raffaele Florio

Vi presentiamo la quarta delle sei puntate sulla crisi della stampa in Italia. Un declino che ha radici antiche e ragioni complesse. LaC proverà a raccontarvelo. Qui trovate la prima, la seconda e la terza parte del nostro viaggio. 

Dopo anni di investimenti e illusioni, emerge una verità scomoda: il digitale non è la salvezza automatica della stampa italiana. Le edizioni online, promesse come zattere di salvataggio, mostrano crepe profonde, numeri deludenti e limiti strutturali che nessuna strategia di marketing può nascondere.

Poca crescita, grande illusione

I dati parlano chiaro: le copie digitali crescono di pochissimo, spesso meno dell’1-2% annuo, e in molti casi non riescono nemmeno a coprire i costi di produzione di una redazione.

L’audience aumenta? Sì, ma solo in termini di click, visite e impression.

Il traffico può sembrare alto, ma è un indicatore ingannevole: indica curiosità momentanea, non fedeltà.

Un lettore che visita il sito una volta e poi sparisce non è un lettore. È un numero che crea illusioni di successo. E le redazioni, illuse da queste cifre, tagliano costi e risorse, indebolendo ulteriormente l’informazione.

Audience alta, fidelizzazione bassa

Il problema principale dei giornali online non è la quantità di visitatori, ma la qualità del rapporto con loro.

Il traffico si muove come l’acqua: oggi su un articolo, domani su un meme.

L’abbonamento digitale, la vera ancora di salvezza, cresce lentamente, perché pochi sono disposti a pagare per contenuti che percepiscono come superficiali o già “gratis altrove”.

Le newsletter, i contenuti premium e le community non bastano a creare fidelizzazione, perché la fiducia e l’abitudine si costruiscono nel tempo, e il tempo è una risorsa che molti editori non riescono più a garantire.

I limiti strutturali del modello digitale

Il modello digitale ha difetti intrinseci:

Cosa può salvarsi?

Non tutto è perduto. Alcuni strumenti e approcci possono ancora dare speranza:

Abbonamenti sostenibili: testate che costruiscono contenuti esclusivi, approfonditi e affidabili possono attrarre lettori disposti a pagare.

Giornalismo locale e di prossimità: chi racconta i territori, monitora i poteri locali e crea legami con le comunità resta insostituibile.

Redazioni indipendenti e cooperative: modelli no-profit o sostenuti da fondazioni garantiscono autonomia e investimenti nella qualità invece che nella quantità di click.

Innovazione digitale intelligente: app, newsletter, podcast e piattaforme proprietarie possono aumentare engagement e fidelizzazione senza dipendere dai colossi.

Il digitale non è una bacchetta magica.

Può essere una leva potente, ma senza contenuti solidi, redazioni forti e strategie lungimiranti, rischia di diventare solo un’illusione: traffico senza fedeltà, click senza cittadinanza, numeri senza democrazia.

La stampa italiana ha ancora una possibilità, ma serve coraggio, risorse e visione: non per inseguire l’algoritmo, ma per riappropriarsi del suo ruolo fondamentale nella società.