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29/06/2025 ore 22.00
Attualità

Il postino, l'amico che bussava due volte… prima della rivoluzione digitale

Un tempo era molto più di un semplice incaricato a consegnare posta. Era quasi un familiare che conosceva i volti e le storie di interi paesi. Un’immagine che ancora oggi evoca un senso di calore e di nostalgia

di Franco Sangiovanni

Arriva in silenzio, l’affanno della “gita” era la compagna che si sposava con il sudore. Nel silenzio delle viuzze, non usava un clacson, usava la sua voce per chiamare questa o quella famiglia. E allora era una festa, era arrivato il postino. Poi arrivò il due ruote, facile da sentire. Il rumore del motorino del postino era una musica familiare. Bastava quello per mettere in subbuglio i cortili, per vedere le tende muoversi curiose dietro le finestre, per sentire il cuore accelerare nella speranza che tra quelle lettere ci fosse qualcosa anche per noi. Per decenni, il postino non è stato solo un lavoratore, ma il custode di piccoli miracoli quotidiani, un volto amico che rompeva la monotonia del giorno.

Nei paesi, soprattutto nei borghi italiani, conosceva tutto e tutti. Sapeva chi era nato, chi era partito per cercare fortuna, chi aspettava una lettera d'amore o una cartolina dall’America. Spesso, era anche portatore “a voce” di novelle tra quella comara che abitava in via dei tali e l’altra che aveva casa in via tal dei tali. Era l’amico a cui si affidava la confidenza da passare a voce, non il postino ma l’amico. Passava casa per casa, con una parola buona per tutti, portando non solo posta, ma notizie, conforto, risate. Era l’eco di un mondo interconnesso dal sentimento, non dal Wi-Fi.

Si fidavano tutti del postino. Alcuni gli lasciavano le chiavi per imbucare dentro casa quando non c’erano, altri gli affidavano confidenze, consigli, persino piccoli regali. Era più di un dipendente dello Stato: era un ambasciatore silenzioso della fiducia. Poi è arrivata la rivoluzione digitale. Lentamente, prima le lettere, poi i giornali, le riviste, le cartoline: tutto ha smesso di passare dalle sue mani. Gli oggetti che una volta rendevano le sue borse pesanti e colorate di parole, oggi sono rimpiazzati da bollette e pacchi ordinati con un clic. L’umano ha lasciato spazio all’automatico.

Oggi il postino ha uno scanner al posto del sorriso, un palmare al posto della memoria. Non ha tempo per parlare, ha una tabella da rispettare e pacchi da consegnare. Il rapporto umano, un tempo linfa del suo mestiere, è rimasto dietro la porta. Eppure, chi lo ha vissuto, quel tempo in cui il postino era un amico di famiglia, non lo dimentica. Quelle visite giornaliere avevano il sapore della normalità più rassicurante. Era una presenza discreta, ma essenziale. In un tempo in cui le notifiche si moltiplicano ma i contatti reali diminuiscono, il ricordo del postino ci fa riflettere su ciò che abbiamo perduto per guadagnare in efficienza. Il postino non era solo un tramite: era presenza, era comunità, era speranza. Ora, forse, ci resta il ricordo... ma è un ricordo che vale la pena tenere stretto.