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12/04/2025 ore 19.01
Attualità

Il sociologo reggino Fulvio D'Ascola: «La cultura è ancora resistenza. Serve un nuovo umanesimo o ci perderemo»

VIDEO | Ospite dei nostri studi, l’esperto lancia un allarme sulle nuove generazioni: «L’intelligenza artificiale non è il nemico, ma senza pensiero critico ed educazione emotiva rischiamo il blackout»

di Silvio Cacciatore

Cosa resta della comunicazione, oggi che le edicole chiudono e i pensieri si affidano ai like? Fulvio D’Ascola, sociologo della comunicazione e dei processi culturali, docente e scrittore, ci guida in un viaggio tra parole perdute, messaggi urlati e nuove identità da ritrovare. Ospite negli studi de ilReggino.it, ha toccato corde profonde: l’educazione emotiva, il valore della scrittura, la musica come strumento di salvezza e la necessità di un nuovo umanesimo.

Educare a comunicare, partendo da se stessi

«Per comunicare bene con gli altri bisogna prima saper comunicare con se stessi». Fulvio D'Ascola lo ripete spesso, soprattutto ai ragazzi, quando incontra le scuole o tiene lezioni sul fattore umano nei percorsi formativi. La comunicazione è cambiata: è diventata veloce, istintiva, spesso priva di profondità. «Le emozioni sono diventate hashtag», dice. E allora serve ripartire dalle basi: leggere, scrivere, ascoltare musica. Non per moda, ma per educare al sentire.

La chiusura delle edicole è un sintomo. «Da ragazzino compravo riviste di musica a San Brunello. Passare oggi da lì e vederla chiusa, fa male. Segna un tempo che cambia, e non sempre in meglio». Ma se da un lato il cartaceo perde terreno, dall'altro il digitale offre rapidità. «Però bisogna saper scegliere le fonti. L'approfondimento non può scomparire».

La comunicazione istituzionale è saltata. «Una volta c’erano i ghost writer, gli uffici stampa. Oggi prima arriva la dichiarazione Facebook del politico, poi il comunicato. Non è più comunicazione, è propaganda». E spesso, sottolinea D’Ascola, è dai media che si apprendono perfino notizie giudiziarie, prima ancora che dagli atti ufficiali.

Musica, scrittura, identità ed intelligenza artificiale

Tra le passioni di Fulvio D’Ascola c'è la musica. Ha scritto un saggio musicale sulla Motown e un altro con Roberto Laruffa sulla sociologia urbana. La musica nera, il soul, il jazz, sono per lui rifugi e alfabeti. «Ascoltare, leggere, scrivere. Tre cose fondamentali per non sentirsi soli. I ragazzi devono capire che dentro di noi ci sono già tutte le sostanze necessarie a star bene. Non servono scorciatoie o sostanze esterne».

L’intelligenza artificiale? «Uno strumento, non un fine. Può essere utile, anche in medicina, ma va usata con cura. Come un’arma. Il rischio è che ci deumanizzi, che ci renda dipendenti, incapaci di scrivere a mano, di formulare pensieri propri». D’Ascola invoca il ritorno alla scrittura in corsivo, alla ricerca manuale, all’enciclopedia da sfogliare. «Perché scrivere in corsivo è esprimere la propria personalità».

Da bullismo ai nuovi riferimenti culturali

Quando il Tg1 dedica servizi a influencer legati a contesti borderline, quando Chiara Ferragni e Fedez diventano i nuovi intellettuali, «vuol dire che qualcosa si è rotto». E non per snobismo, ma per necessità di senso. «Se la cultura pop domina tutto, e viene spinta senza criterio, è normale che i ragazzi cerchino modelli sbagliati. E i mostri crescono».

Si parla tanto di bullismo, ma pochi vanno all'origine. D’Ascola lo dice chiaro: «I pilastri educativi sono in crisi. Famiglia, scuola, sport, religione: tutti hanno crepe. Nessuno ha tempo per educare. E così, i ragazzi crescono senza fari».

Capitale della Cultura? La cultura è ogni giorno

Reggio non è diventata Capitale della Cultura, ma secondo D’Ascola il problema è a monte: «La cultura è come una pianta. Va annaffiata ogni giorno, nei decenni. Non si costruisce con un bando o un testimonial. Si costruisce con luoghi, scelte, visioni». Dalla crisi delle librerie a quella del teatro, fino al conservatorio ospitato in strutture inadeguate: «Bisogna investire seriamente, non solo inseguire l’hype di un momento».

Un messaggio per i ragazzi

«Camminate, osservate, scrivete, ascoltate musica. Uscite di casa, vivete. La vita a volte picchia forte, ma non abbiate paura. Cercate dentro di voi la forza, e fuori da voi qualcuno che vi indichi la rotta. Un faro, un esempio. Perché senza guide, non si va da nessuna parte».

Parola di sociologo. Ma soprattutto di un uomo che ama ancora le parole, la carta, la musica e l’essere umani.