Intimidazione alla concessionaria Calabria Motori, Borrello (Libera): «La Calabria deve rialzare la testa, serve una rivoluzione culturale»
Il referente regionale dell’associazione ospite della puntata odierna di Dentro la notizia: «Denunciare è un atto collettivo». Ionà: «Voglio fare un appello ai criminali: "C’è un’opportunità anche per voi, basta andarla a cercare”»
di Paolo Mazza
L’attentato intimidatorio contro la concessionaria Calabria Motori della famiglia Ionà, a Villa San Giovanni, riaccende i riflettori sulla necessità di una risposta decisa contro le ingerenze mafiose. Un segnale che richiama l’urgenza di rafforzare le strategie di contrasto, prevenzione e deterrenza nei confronti della criminalità organizzata.
Quanto è accaduto ha riportato alla luce immagini che molti speravano di essersi lasciati alle spalle. Lo sa bene Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera e ospite della puntata odierna di Dentro la Notizia (il link per seguirla qui) - format LaC condotto da Pier Paolo Cambareri -, che commenta con amarezza l’episodio: «Sono immagini che ci ricatapultano nel passato. Eccoci invece qui a parlare di questa recrudescenza criminale che ci preoccupa e che condanniamo senza mezzi termini, esprimendo la nostra vicinanza alle vittime di questi fatti spregevoli».
Ma Borrello guarda anche avanti, con determinazione: «La Calabria deve rialzare la testa, perché la narrazione della nostra regione non può essere guidata da chi ha iniziato a vivere da parassita. Bisogna dare ai nostri imprenditori la possibilità di investire liberamente nei nostri territori. E per farlo è fondamentale portare avanti la rivoluzione culturale in atto nella nostra regione e, soprattutto, denunciare».
Per Borrello, infatti, la denuncia è un atto di coraggio collettivo, che va oltre il singolo gesto: «La denuncia ha un effetto salvifico non solo per chi la fa ma anche per l’intera comunità. Quelle degli imprenditori sono spesso storie di solitudine. Per questo, dal 2010, promuoviamo la campagna La libertà non ha pizzo, che vuole contrastare il racket e l’usura. Abbiamo anche avviato il servizio Linea Libera, un’oasi di ascolto che accompagna concretamente verso la denuncia».
Durante la puntata di Dentro la Notizia è intervenuto anche Emanuele Ionà, titolare di Calabria Motori e vittima dell’intimidazione: «Al di là della mortificazione ricevuta, la parte più brutta è stata dover comunicare l’accaduto ai miei colleghi. Io amo raccontare la Calabria bella, positiva. E invece ho dovuto raccontare questo. Per questo voglio fare un appello ai criminali: "C’è un’opportunità anche per voi, basta andarla a cercare”».
E aggiunge, con un tono umano e diretto: «È bello tornare a casa la sera e poggiare la testa sul cuscino in pace. Chi vive nell’illegalità non dorme: ha paura che la polizia possa fare irruzione da un momento all’altro. La verità è che la Calabria oggi offre opportunità che altre regioni, ormai sature, non riescono più a dare. Serve solo cambiare mentalità, dobbiamo essere liberi e stare alla larga da certe persone».
Giuseppe Borrello torna poi sul tema dei beni confiscati, sottolineando la forza simbolica e concreta della loro restituzione alla collettività: «Ogni volta che un bene confiscato alla ’ndrangheta diventa bene comune, la ’ndrangheta perde. La Calabria è la quarta regione in Italia per numero di gestori di beni confiscati: ben 147. Questo è il modo migliore per coniugare memoria e impegno».
E prosegue con una riflessione su una delle ultime iniziative portate avanti da Libera: «Nel carcere di Vibo Valentia, in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, abbiamo coinvolto i detenuti dell’alta sicurezza: sono stati loro a leggere i nomi delle 193 vittime innocenti della mafia in Calabria. Un gesto potente, che mostra come il cambiamento possa passare anche dai luoghi più difficili».
Il referente regionale di Libera ha concluso con un pensiero rivolto ai giovani, sottolineando quanto sia fondamentale restituire loro centralità e voce: «Dobbiamo rimettere i giovani al centro, renderli davvero protagonisti del presente e del futuro. E questo è ancora più urgente oggi, in un contesto in cui le mafie rischiano di essere normalizzate, anche attraverso politiche che indeboliscono il sistema di contrasto alla criminalità organizzata.
Va accolto con serietà il grido di quei ragazzi che chiedono il diritto di fallire, di essere felici, anche imperfetti, in un sistema economico, politico e sociale che per troppo tempo ha generato disuguaglianze, ingiustizie ambientali e povertà. È da lì che deve partire una vera rigenerazione».