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13/10/2025 ore 18.48
Attualità

La generazione inconsapevole: in Italia (ri)suona l’allarme su sesso non protetto, alcol e fumo tra i più giovani

Istituzioni ed esperti denunciano l’aumento dei comportamenti pericolosi tra i giovani: calo dell’uso del preservativo, abuso di alcol e crescita del consumo di tabacco e cannabis. Una gioventù fragile, disorientata e poco cosciente (non per colpa sua) dei propri limiti

di Paolo Mazza

In Italia cresce la preoccupazione per i comportamenti a rischio tra gli adolescenti e i giovani adulti. Durante il Festival della Salute 2025, promosso dal gruppo editoriale GEDI, esperti e istituzioni hanno evidenziato un aumento significativo di abitudini pericolose, tra cui sesso non protetto, consumo precoce di alcol e uso di sigarette e cannabis. Il quadro che emerge è quello di una generazione apparentemente informata ma in realtà vulnerabile, spesso sola e poco consapevole delle conseguenze delle proprie scelte.
 

La sessualità senza protezione: un pericolo sottovalutato

Negli ultimi anni, in Italia e in Europa, si registra un fenomeno preoccupante: il ritorno del sesso non protetto tra gli adolescenti e i giovani adulti. Secondo il rapporto HBSC 2021-2022 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’uso del preservativo è in calo: lo dichiara il 61% dei ragazzi e il 57% delle ragazze, contro il 70% e il 63% registrati nel 2014. Inoltre, quasi un terzo degli adolescenti ha riferito di non aver utilizzato né il preservativo né la pillola contraccettiva durante l’ultimo rapporto sessuale.

Questo calo si accompagna a un aumento delle infezioni sessualmente trasmissibili. Dati dell’ECDC e dell’Istituto Superiore di Sanità segnalano una crescita dei casi di gonorrea (+50%) e sifilide (+20%), oltre a un’inversione di tendenza per l’HIV, con 2.349 nuove diagnosi nel 2023, di cui circa una su cinque riguarda giovani sotto i 25 anni.
Secondo il LILA Report 2024, inoltre, oltre la metà dei giovani (52,6%) non usa regolarmente il profilattico e più del 40% non ha mai effettuato un test HIV. Gli esperti parlano di una “banalizzazione del rischio”, dovuta a una minore percezione del pericolo e alla diffusione di informazioni scorrette.

La situazione è aggravata dalla quasi inesistente educazione sessuale nelle scuole italiane: secondo il progetto EduForIST, meno di un istituto su cinque offre corsi strutturati e continuativi.
Molti ragazzi apprendono dunque da fonti online o contenuti pornografici, che trasmettono modelli distorti di corpo, consenso e relazione. Il risultato è una sessualità vissuta in modo precoce, impulsivo e priva di protezione, con conseguenze sul piano fisico e psicologico.
 

L’alcol come rito di passaggio

Accanto ai comportamenti sessuali a rischio, cresce in Italia un fenomeno altrettanto preoccupante: l’abuso di alcol tra adolescenti e giovani adulti. Secondo l’indagine HBSC-Italia 2022 condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), quasi il 40% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha praticato binge drinking almeno una volta nell’ultimo anno, mentre oltre un terzo ha consumato bevande alcoliche nell’ultimo mese. Il binge drinking – bere grandi quantità di alcol in poco tempo – si è trasformato in un rito di socializzazione, soprattutto nei weekend, tra pub, discoteche e feste private.

L’Osservatorio Permanente Giovani e Alcol (Doxa-Minori) rileva che l’età del primo bicchiere si aggira intorno ai 14 anni, con un progressivo abbassamento rispetto al passato. Secondo l’ISS, in Italia i binge drinker tra gli 11 e i 24 anni sono circa 660.000, a testimonianza di un consumo sempre più normalizzato anche tra i minorenni.

Le conseguenze non sono solo sanitarie. L’alcol riduce la percezione del rischio, compromette i riflessi e amplifica i comportamenti impulsivi: dalla guida pericolosa ai rapporti sessuali non protetti, fino a episodi di aggressività. Il Rapporto Alcol 2023 dell’ISS stima che tra il 20 e il 30% degli incidenti stradali mortali nella fascia 18–25 anni sia correlato all’abuso di alcol, confermando il legame tra consumo e mortalità giovanile.

Gli esperti spiegano che il problema non è solo la quantità, ma la motivazione: molti ragazzi bevono per sentirsi parte del gruppo, attenuare l’ansia sociale o apparire disinvolti. In un’epoca dominata dai social network e dalla pressione dell’immagine, l’alcol diventa spesso un “anestetico emotivo”: un modo per disattivare, anche solo per qualche ora, la paura di non essere all’altezza o di sentirsi esclusi.

Un comportamento che, dietro la sua apparente leggerezza, rivela un disagio silenzioso e diffuso, e che richiede interventi educativi e culturali strutturati, non solo repressione o divieti.

Fumo e cannabis: abitudini in crescita

Dopo anni di calo, il fumo tra i giovani torna a crescere, spinto dall’uso di sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco riscaldato. Secondo un report del 2024 dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre il 37% degli studenti tra i 14 e i 17 anni fuma o svapa, spesso combinando più prodotti a base di nicotina. L’indagine HBSC-Italia 2022 conferma che più dell’11% degli adolescenti ha fumato sigarette e circa il 10% ha usato e-cig nell’ultimo mese. Molti ritengono questi dispositivi “meno dannosi”, ma alcune ricerche mostrano come l’esposizione precoce possa aumentare il rischio di patologie respiratorie e cardiovascolari.

La cannabis, d’altra parte, rimane la sostanza più usata dai giovani: secondo la Relazione annuale al Parlamento 2024, circa il 22% dei giovani tra i 15 e i 19 anni dichiara di averne fatto uso almeno una volta. Gli esperti segnalano una diminuzione della percezione del rischio, legata alla crescente normalizzazione sociale. Tuttavia, studi internazionali mostrano che l’uso regolare di cannabis in età adolescenziale può compromettere la memoria, l’apprendimento e l’equilibrio emotivo, interferendo con lo sviluppo cerebrale

Il ruolo della famiglia e della scuola

Alla base di questi comportamenti c’è una fragilità diffusa. La pandemia, l’incertezza economica, la crisi climatica e le paure legate al futuro hanno contribuito a creare una generazione ansiosa e disorientata. Il corpo diventa allora terreno di sfogo, un modo per sentirsi vivi o accettati.

Gli psicologi invitano a ricostruire un dialogo vero tra genitori e figli. Parlare di sesso, alcol o droghe non deve essere un tabù, ma un atto di responsabilità. Molti adulti evitano il confronto per imbarazzo o per timore di “istigare”, ma il silenzio è la vera trappola: lascia campo libero all’ignoranza e ai modelli sbagliati.

Anche la scuola deve fare la sua parte. L’educazione alla salute, all’affettività e alla prevenzione dovrebbe essere parte integrante del percorso formativo, non un’iniziativa sporadica. Paesi come l’Olanda, la Svezia o la Danimarca, dove l’educazione sessuale è obbligatoria dalla scuola primaria, registrano tassi molto più bassi di gravidanze indesiderate e malattie infettive.

La necessità di una nuova cultura della responsabilità

Dietro i dati allarmanti, c’è una questione culturale più profonda. Il culto della velocità, del consumo e dell’apparenza ha sostituito l’idea di responsabilità e rispetto del proprio corpo. Per questo, la prevenzione non può limitarsi ai divieti o alle campagne pubblicitarie: serve una narrazione diversa, che parli ai giovani senza moralismi, ma con verità e vicinanza.

La salute non è solo assenza di malattia, ma capacità di scegliere consapevolmente. In un tempo in cui tutto è a portata di mano – sesso, alcol, droghe, piacere – il vero atto rivoluzionario è la conoscenza. E forse anche la prudenza.

Solo una società che insegna ai propri giovani a conoscersi e rispettarsi può sperare di proteggerli davvero.