La Provincia di Crotone tra criticità e progetti futuri. Quasi estinto il debito da derivati: «Recuperiamo così 6 milioni all’anno»
Dopo anni di crisi finanziaria e politica, l’ente intermedio pitagorico prova a risollevarsi grazie ai fondi del Pnrr, alla Stazione Unica Appaltante e alla gestione della Riserva Marina. Ma il nodo resta quello delle funzioni e delle risorse, in attesa della tanto invocata controriforma delle Province, come spiega anche il presidente Ferrari
Per approcciare all’analisi della situazione dell’ente Provincia di Crotone, è stato necessario riannodare alcune considerazioni generali sulle autonomie territoriali e sulla finanza locale, ancora prima di cercare di comporre un vero e proprio report di una delle più piccole e periferiche province d’Italia (95esima su 110) e della Calabria (con Vibo più piccola, di pochissimo, per popolazione e superficie, ma con 50 comuni a fronte dei 27 che compongono quella crotonese).
Considerazioni già fatte emergere in questo viaggio di LaC alla scoperta dello stato attuale degli enti intermedi calabresi, alcune indipendenti addirittura al tema del riordino delle funzioni, che sono ancora profondamente influenzate dalla legge Delrio che ha, sostanzialmente, parificato le province alle città metropolitane, almeno direttamente nelle regioni a statuto ordinario, ma assolutamente diversificabili, territorio su territorio.
La legge Delrio definì le province quali enti di area vasta, introducendo l'elezione di secondo grado, in grazia alla spending review, ma solo dopo l’abuso dei BOP (Buono Obbligazionario Provinciale) che aveva creato buchi finanziari che obbligarono a sacrifici da lacrime e sangue, oltre che alla rinegoziazione di mutui per una vera e propria ristrutturazione del debito che nella Provincia di Crotone pare possa essere oggi quasi passata. Se infatti i 118 dipendenti rimasti al comando di 5 soli dirigenti, assorbono, anche qua, quasi l’intero bilancio ordinario, c’è comunque una buona capacità di attrarre risorse a progetti.
Non si potrebbe nemmeno immaginare di affrontare la gestione e la manutenzione di scuole e strade se si dovesse contare solo su meno di novecentomila euro messi a bilancio (nel 2018 erano addirittura meno di trecentomila) a cui se ne aggiungevano, solo per l’edilizia scolastica, altrettanto grazie al portafogli del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile).
A bilancio 2024 e, solo grazie alla capacità progettuale, tra fondi POC (Programmi Operativi Complementari, finanziamenti, con risorse nazionali del Fondo di Rotazione, che supportano progetti in settori come la ricerca, l'istruzione, l'inclusione sociale e il contrasto alla povertà), Decreti Ministeriali (triplicati rispetto al 2018) e Pnrr, si è potuto contare su più di 15 milioni nel solo 2024.
La Provincia di Cosenza è un guscio vuoto con 2200 km di strade da gestire e poche risorse, quasi tutte per pagare gli stipendiStrumenti derivati, finanza locale, rischio stipendi e fuga dipendenti
E si deve di certo considerare che, esattamente al contrario di quando imperversò la riforma, è da almeno un biennio che oggi tutti trovano l’urgenza di ripartire al più presto con l’iter di una controriforma che parrebbe addirittura condivisa. Proprio in questo senso, a maggior ragione con la partita del Pnrr, non è parso vero, più che in molte parti d’Italia, di aggrapparsi alla possibilità di utilizzare l’evidente esigenza di riqualificazione degli edifici scolastici superiori, delle strade dei territori di competenza, vista anche la riconosciuta azione delle Stazioni Uniche Appaltanti provinciali che, oltre a gestire le proprie procedure di gara, hanno fornito e forniscono un supporto fondamentale ad altri enti, e non solo ai piccoli comuni.
A Crotone però sono state certamente le esperienze di accorpamento di servizi interni e collettivi, ad aver dato una mazzata ai bilanci, con i fallimenti di società partecipate (due su tutte) “Gestione servizi”, controllata direttamente dalla Provincia di Crotone, e “Akros”, a capitale misto addetta alla raccolta differenziata dei rifiuti nel Crotonese; due veri e propri “crac” finanziari, avvenuti tra il 2016 e 2018, finiti anche nel mirino della Procura.
E se è già inscindibile il tema delle funzioni con quello parallelo delle risorse, nel comparto provinciale non si possono non fare i conti “nazionali” che, tra entrate e concorso alla finanza pubblica, soffrono di uno squilibrio di 936 milioni di euro (fonte Unione delle province). E qui c’è stato, e c’è ancora, il tema delle elezioni di secondo grado; quanto potesse portare di visione e di competenza che il presidente della provincia fosse, così come è ancora oggi, eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della provincia, non è dato di sapere; eleggibili, tra l’altro, tra i sindaci il cui mandato scadesse non prima di 18 mesi dalla data delle elezioni.
Con il presidente della Provincia, che resta in carica quattro anni, ha la rappresentanza dell'ente, convoca e presiede il consiglio provinciale e l'assemblea dei sindaci, sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici ed esercita le funzioni attribuite dallo statuto (scuole, strade ed ambiente su tutte), con una maggioranza ed equilibri, che spesso fluttuano più repentinamente delle esperienze di governo da Prima Repubblica.
Riequilibrio finanziario e politico
A Crotone, dopo anni segnati dalla fuga di funzionari e dipendenti verso la Regione e altri enti pubblici – in un contesto in cui mancavano perfino le risorse per pulizie e cancelleria – sembra passato un secolo, e non appena un anno, dalle elezioni del 3 febbraio 2024. In quella tornata, si presentarono sei liste, con un sistema di voto che assegnava peso differenziato ai comuni in base alla popolazione. Il Comune di Crotone, ovviamente il più rilevante, si trovava già in una situazione politica anomala: il sindaco Vincenzo Voce, oggi sostenuto apertamente da Forza Italia e da esponenti del vecchio PD o formazioni vicine, come l’ex parlamentare Sergio Torromino e il consigliere comunale Mario Megna.
Quest’ultimo è diventato presidente del Consiglio comunale in cambio del sostegno a Voce, che nel frattempo aveva perso l’appoggio delle sue liste civiche originarie. Ironia della sorte, proprio Voce era stato candidato sconfitto contro il suo attuale alleato, l’oggi presidente della Provincia Sergio Ferrari. Oggi, grazie all’oramai consolidato endorsment del governatore Occhiuto, stanno tutti assieme, e dunque anche le azioni amministrative si sono, in qualche modo, intersecate con altre esigenze di gestione regionale visto che Sergio Ferrari è nel frattempo anche stato nominato presidente di Arrical.
La presidenza Ferrari dopo la perdita di centralità di Crotone
Tutto questo contesto era indispensabile per comprendere la situazione attuale del bilancio e del personale della Provincia di Crotone, dopo il periodo più difficile seguito alla riforma Delrio. Le difficoltà non sono state solo legate al ridisegno delle funzioni, ma anche alle scelte sulla gestione delle partecipate e sull’indebitamento, in particolare durante la presidenza Iritale, e mai davvero affrontate con prudenza nemmeno dall’ultima amministrazione eletta direttamente, quella guidata da Stano Zurlo, che interruppe un lungo ciclo di governo di centrosinistra.
A quella stagione seguirono vari “interregni” di secondo grado, con presidenti-sindaci di Crotone e Cirò Marina – Vallone, Parrilla e Pugliese – in carica tra il 2014 e il 2019. Poi si arrivò addirittura a oltre due anni di reggenza da parte di tre facenti funzione provenienti da piccoli comuni: Dell’Aquila, Saporito e Lagani.
Oggi, alla guida della Provincia, dal dicembre 2021, c’è Sergio Ferrari, sindaco di Cirò Marina, inizialmente espressione del civismo e poi entrato stabilmente nel centrodestra. Recentemente ha aderito a Forza Italia, all’interno del percorso di riorganizzazione post-Berlusconi, dopo aver rivestito anche un ruolo di primo piano nel cosiddetto “partito dei sindaci”.
Progetti più che prospettive e visione
E se questa scelta di proseguire con i rappresentanti dei comuni della provincia piuttosto che di quelli del capoluogo, ha confermato la perdita di centralità di Crotone, conferma anche che nel sistema italiano, possono essere soprattutto le periferie a “poter” affrontare complessi sistemi di riequilibrio finanziario, seppur zavorrati da mutui, interessi passivi e dagli effetti negativi dei derivati.
Infatti se anche nella piccola provincia di Crotone i gettiti delle imposte vengono per lo più assorbiti dalle spese fisse, ci sono sempre progetti che riescono a “far circolare” nuove risorse, anche di personale, ovviamente a tempo rigorosamente determinato.

E qui arriva la prima buona notizia che ci riferisce il presidente Ferrari che ha accettato di risponderci a ragguaglio dei numeri a raffronto di un bilancio ordinario che ruota, anche quest’anno, attorno ai 15 milioni di euro: «A settembre pagheremo l’ultima rata del debito da derivati a cui lei ha fatto riferimento, potremo così recuperare ben 6 milioni di euro all’anno da spendere in scuole e strade ma anche su una pianta organica che è ridotta rispetto alle funzioni rimaste - specifica il sindaco di Cirò Marina in carica alla presidenza dell’ente intermedio da 4 anni. Ritornare con il vecchio ordinamento e dare la parola ai cittadini con mandato pieno farà ritornare le province a svolgere funzioni essenziali per enti di prossimità così determinanti».
Infatti finora anche a Crotone e provincia era ed è complicata la gestione dell’ordinaria esigenza di scuole e viabilità per cui, nel programmare, resta sempre poco, o almeno, molto meno di quanto servirebbe. Senza trascurare, nella bolgia della partita della bonifica del SIN ex fabbriche, la questione “pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell'ambiente” che era e rimane la principale funzione demandata alle province e che a Crotone ha pure visto anche la “stagione” ed “occasione” d’oro della Area Marina Protetta di Capo Rizzuto di cui la Provincia di Crotone è ente gestore. Riserva Marina istituita ufficialmente con decreto ministeriale del 1991 poi perfezionato nel 2002, che ricopre una superficie di circa 14.721 ettari e si sviluppa su un territorio di ben 42 km di costa, coinvolgendo due comuni: Crotone ed Isola Capo Rizzuto.
L’istituzione dell’area protetta ricercava un duplice obiettivo: la preservazione di un tratto di costa unico dal punto di vista ambientale, contraddistinto dal vasto e ricco (quanto ancora mai sfruttato) patrimonio archeologico, presente sui fondali marini. E qui il Presidente gonfia addirittura il petto: «Stazione Unica appaltante e Riserva Marina, anche nelle difficoltà, sono diventate vere e proprie gestioni virtuose -dettaglia Ferrari – abbiamo riaperto acquario e Museo del Mare ad Isola e formiamo ragazzi e professionisti con tanti progetti con l’AMP, mentre con la SUA provinciale serviamo Regione Calabria, Prefettura, Asp ed altre P.A. oltre che i comuni che serviamo anche con il grande lavoro che facciamo con la selezione del personale».
Poi non nega le difficoltà ed i ritardi, anche nei lunghi iter di certificazione dei progetti e dei finanziamenti che, con le difficoltà di cassa descritti, hanno determinato più di qualche ritardo nell’erogazione di servizi, anche essenziali: «A un certo punto ci siamo ritrovati nella paradossale situazione di dover anticipare noi stessi le somme che spettano alle ditte vincitrici degli appalti – spiega il presidente Ferrari – ed è anche per questo che continuo a sostenere quanto sia urgente restituire alle Province un ruolo diretto su materie fondamentali come turismo e cultura. L’abbiamo dimostrato concretamente con l’impegno serio e determinato nella gestione della bonifica del SIN delle ex fabbriche.
Abbiamo accolto con senso istituzionale il Commissario Errigo, che può e deve continuare a operare nei nostri uffici. Intanto, il Tar ha concesso la sospensiva all’ordinanza che avevamo impugnato, ma resta fermo il principio: i rifiuti dovranno essere smaltiti fuori regione, e su questo stiamo facendo fronte comune con il Comune di Crotone e la Regione Calabria».