La statale 106 strada della morte, l'arteria calabrese intrisa di sangue e promesse tradite
Dal 1996 ha registrato oltre 15mila incidenti, più di 25mila feriti e almeno mille morti, secondo i dati consolidati dell'associazione "Basta Vittime sulla Strada Statale 106", che da anni monitora quello che sembra un bollettino di guerra
All’alba di una domenica di fine novembre, la Statale 106 ha reclamato altre due giovani vite. Chiara e Antonio, 20 e 21 anni, fidanzati con sogni di futuro in tasca, sono morti in un violento scontro frontale tra due auto nel territorio di Cassano Ionio, in provincia di Cosenza. Quattro feriti gravi, tra cui due coetanei, e un tratto di strada chiuso per ore mentre i vigili del fuoco e i carabinieri ricostruivano una dinamica che, ancora una volta, grida negligenza infrastrutturale. Non è un episodio isolato, ma è l'ennesimo capitolo di una tragedia cronica che ha trasformato la SS106 Jonica in un simbolo di dolore collettivo, ribattezzata da decenni "la strada della morte". Ma perché? E, soprattutto, quanto sangue dovrà ancora scorrere prima che lo Stato intervenga con fatti, non con proclami?
«Un dolore assurdo, avrete 20 anni per sempre»: sui social il ricordo di Chiara e Antonio, morti nell’incidente sulla 106La SS106 di 491 chilometri che serpeggia lungo la costa ionica calabrese, dalla punta dello Stivale a Taranto, servendo oltre un milione e trecentomila abitanti, è un'eredità del Ventennio fascista, pensata per collegare villaggi remoti in un'epoca di traffici modesti, ma mai adeguata all'esplosione demografica e veicolare del dopoguerra. Una carreggiata a due corsie – una per senso di marcia – disseminata di curve strette, ponti fatiscenti e incroci privi di rotatorie, con l'asfalto reso viscido dalla pioggia e un'illuminazione notturna che in troppi tratti è un optional. A questo si aggiunge un flusso quotidiano di decine di migliaia di veicoli: pendolari, turisti estivi, camion che trasportano merci verso il Nord. Risultato? Un imbuto mortale dove la velocità media si azzera nei weekend, ma schizza alle stelle nei segmenti "liberi" dai tutor, favorendo sorpassi azzardati e urti frontali.
I numeri parlano chiaro, impietosi. Dal 1996 – anno di avvio del rilevamento nazionale dell'incidentalità da parte di Istat e ACI – la SS106 ha registrato oltre 15.000 incidenti, più di 25.000 feriti e almeno 1.000 morti, secondo i dati consolidati dell'associazione "Basta Vittime sulla Strada Statale 106", che da anni monitora il bollettino di guerra. Nel solo decennio 2013-2023, le vittime sono state 205, con un ritmo crudele di quasi due al mese, e il picco nel 2016 con 32 decessi. Il 2024 si è chiuso come uno dei peggiori anni recenti: 28 morti, un incremento del 27% rispetto al 2023, con la Calabria che guida la classifica nazionale degli aumenti di incidentalità (+47% di decessi rispetto al 2022, per 109 vittime totali in regione). E il 2025? Non promette nulla di buono.
Da gennaio a oggi, almeno 15 le vittime confermate, tra cui l'ottantacinquenne investita a Corigliano-Rossano il 23 gennaio da un furgone, due coniugi morti in un frontale a San Ferdinando l'8 agosto, e famiglie distrutte da schianti estivi come quello tra Corigliano e Mirto Crosia a settembre, che ha portato a 58 decessi sulle strade calabresi tra giugno e ottobre. L'estate 2025 è stata un bollettino di sangue: 274 milioni di veicoli sulla rete Anas, con picchi record sulla Jonica, da Reggio Calabria (57mila passaggi) a Simeri Crichi (54mila).
Incidente mortale a Sibari, il sindaco: «Giornata buia, una preghiera per Chiara e Antonio»Il tratto più letale? Senza dubbio quello cosentino, tra Sibari e Corigliano-Rossano, con 32 morti negli ultimi dieci anni e condizioni che l'associazione "Basta Vittime" definisce "assolutamente inadatte" ai volumi di traffico. Qui, un terzo degli incidenti calabresi del 2022 – e il 43% delle morti – si è consumato proprio sulla 106, come emerge dai calcoli su dati ACI-Istat. L'illuminazione carente, l'assenza di spartitraffico e la manutenzione sporadica trasformano ogni curva in una roulette russa. E non dimentichiamo il costo sociale: oltre 308 milioni di euro in danni, tra cure mediche, perdite economiche e traumi collettivi.
La "strada della morte" è lo specchio di un Sud abbandonato, dove le promesse si accumulano come le lapidi ai bordi della carreggiata. Anas ha completato l'ampliamento a quattro corsie in Puglia (39 km) e Basilicata (37 km), e in Calabria ne ha modernizzati 67 km, con il terzo megalotto (Roseto Capo Spulico-Sibari, 38 km) in corso. Eppure, per completare l'intero tracciato calabrese servono ancora 300 km, e i lavori procedono a rilento: ritardi burocratici, ricorsi ambientali, fondi PNRR che evaporano in varianti progettuali. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, tuona: "Non si può perdere altro tempo, il governo deve garantire strade sicure". L'associazione "Basta Vittime" organizza eventi come quello di Melito di Porto Salvo del 23 novembre, in coincidenza con la Giornata Mondiale delle Vittime della Strada, per urlare "punto e a capo": memoria, denuncia, proposte concrete. Ma quante voci devono sovrapporsi prima che si ascolti?
Due giovani fidanzati di 20 e 21 anni morti nello schianto devastante sulla Statale 106: ci sono anche 4 feriti, uno è gravePercorrere la SS106 oggi è un atto di fede, un viaggio tra bellezza mozzafiato – il blu ionico, i templi magno-greci – e terrore palpabile. Passi accanto a mazzi di fiori appassiti sul guardrail, leggi nomi incisi su croci improvvisate: Emanuele e Giorgia, padre e figlia di 7 anni, uccisi a Reggio il 27 luglio; Pasquale Bruno, 47enne in moto a Corigliano il 6 novembre 2024. Ogni curva sussurra: "Potresti essere il prossimo". Non è fatalismo, è realtà documentata. La Calabria merita di più: una Jonica a quattro corsie, con tutor efficaci, illuminazione adeguata e manutenzione costante. Non per slogan elettorali, ma per diritto alla vita. Chiara e Antonio non torneranno. Ma il loro sacrificio deve essere l'ultimo. Istituzioni, svegliatevi. La strada della morte non è un destino, è una scelta. E sta a voi cambiarla.
*Documentarista