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28/04/2025 ore 15.20
Attualità

L’eredità viva di Papa Francesco, monsignor Checchinato: «La partecipazione ai funerali emblema della sua grandezza»

Ospite nel corso del format LaC, l’arcivescovo metropolita della diocesi di Cosenza-Bisignano, ha toccato diversi temi soffermandosi sul conclave che partirà il prossimo 7 maggio: «Non esistono progressisti o conservatori, la differenza è tra chi è appassionato al Vangelo e chi no»

di Paolo Mazza

Una puntata intensa e ricca di spunti (il link per rivederla) quella di Dentro la Notizia, condotta da Pier Paolo Cambareri e dedicata all'eredità spirituale di Papa Francesco. Ospite d'eccezione, monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo metropolita della diocesi di Cosenza-Bisignano, rientrato da poche ore da Roma dopo aver partecipato alle esequie del Pontefice argentino.

«Ero molto legato a Francesco», ha esordito Monsignor Checchinato, raccontando l’emozione vissuta durante la veglia e i funerali in Piazza San Pietro. «La cosa che mi ha colpito di più è stata la presenza massiccia della gente e soprattutto il silenzio che traspariva: un clima di preghiera intensa che ha aiutato tutti a raccogliersi».

Nel corso della trasmissione è arrivata anche un'importante notizia: il conclave per eleggere il successore di Papa Francesco inizierà mercoledì 7 maggio. Da qui la riflessione si è spostata naturalmente sulla responsabilità che grava sulle spalle dei cardinali.

Il Conclave per eleggere il nuovo pontefice inizierà il 7 maggio. Già 70mila fedeli sulla tomba di papa Francesco

«Il popolo ha già espresso il suo voto», ha commentato Checchinato, citando il cardinal Kasper. «Non solo il popolo dei credenti ma anche tanti non credenti, che si sono lasciati coinvolgere dall’esperienza di Francesco. Questa partecipazione è un’indicazione fortissima».

Riflettendo sull’eredità lasciata da Papa Bergoglio, l’arcivescovo ha sottolineato: «Francesco ha personificato davvero il mistero dell'Incarnazione: non una teologia cristallizzata, ma una fede viva, capace di ascoltare le domande della storia». E ancora: «Rispondere ai drammi dei migranti, ai poveri, ai sofferenti era per lui non un'azione politica, ma un atto di fede».

Toccante il ricordo personale del "Granghetto" (una sorta di baraccopoli) di San Severo, in Puglia, dove Monsignor Checchinato si è trovato ad affrontare da vicino il dramma dei migranti sfruttati nei campi. Un impegno che Papa Francesco aveva ben presente. «Quando gliene parlai - ha raccontato il vescovo - mi disse: "Vai, salutali da parte mia e vedi se puoi fare qualcosa". E lo fece con quel suo modo concreto, pieno di amore vero».

Due immagini simboliche hanno segnato le esequie del Papa: le scarpe consunte di Bergoglio e l’incontro tra Trump e Zelensky all’interno della Basilica di San Pietro. «Quelle scarpe — ha spiegato Checchinato — sono la testimonianza di una vita vissuta tutta nel Vangelo. Francesco ci ha insegnato che cambiare la storia parte dal cambiare noi stessi».

Sul piano internazionale, Papa Francesco ha avuto il coraggio di denunciare i meccanismi di potere che alimentano le guerre. «La guerra non nasce all'improvviso», ha ammonito l’arcivescovo, «è preparata da un sistema economico e sociale fallimentare. E Francesco lo gridava a gran voce: o ci salviamo insieme o moriamo tutti insieme».

Monsignor Checchinato ha anche sottolineato come la vitalità della Chiesa oggi venga soprattutto dalle periferie del mondo: Africa, Asia, Sudamerica. «Quando diciamo che la Chiesa è in crisi, spesso guardiamo solo all'Europa. Ma altrove, il cristianesimo sta crescendo in maniera straordinaria».

Infine, uno sguardo alla realtà della diocesi cosentina: una Chiesa "sociale e popolare", molto impegnata nel servizio agli ultimi. «Bisogna continuare a fare quello che si sta già facendo — ha detto — ma anche imparare a "chiamare per nome", ad essere compagni di strada e non solo benefattori».

Per il prossimo conclave, l'arcivescovo di Cosenza-Bisignano non si lascia ingabbiare nella solita contrapposizione tra conservatori e progressisti: «Non esistono progressisti o conservatori. Esistono solo quelli che sono appassionati al Vangelo e quelli che si sono adagiati».

Il messaggio finale è dedicato ai giovani: «Sono fortunato ad avere una diocesi piena di giovani appassionati. La speranza è contagiosa — ha concluso — e loro me la trasmettono ogni giorno».