Lo spirito del Merano Winefestival a Cirò e i cambiamenti strategici avviati da Occhiuto e Gallo
Cibo, vino, mare, montagne, storia, paesaggio, natura, beni culturali sono un tutt’uno che viaggia sullo stesso binario. Ecco la ratio di fondo delle riuscite manifestazioni di Sibari 2024 e Cirò 2025
Un altro segnale di rilevanza strategica è partito dal Merano Winefestival di Cirò e Cirò Marina, in linea con un deciso cambio di strategia nella promozione e valorizzazione delle produzioni vitivinicole e agroalimentari calabresi, basato sul pieno recupero delle tradizioni storico-culturali e identitarie.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, in piena sintonia con il presidente Roberto Occhiuto, sta insistendo su azioni volte non solo ad assicurare un valore aggiunto decisivo alle specialità calabresi legate prevalentemente alla filosofia della Dieta Mediterranea, ma ad alimentare una sinergia costante, solida, interconnessa con i singoli territori di riferimento.
Cibo, vino, mare, montagne, storia, paesaggio, natura, beni culturali… sono un tutt’uno che viaggia sullo stesso binario. Ecco la ratio di fondo delle riuscite manifestazioni di Sibari 2024 e Cirò 2025, cui farà seguito, tra poche settimane, la seconda edizione della kermesse veronese collegata agli scavi archeologici della più opulenta e sfarzosa città della Magna Grecia.
Le aziende hanno metabolizzato il percorso e partecipano con convinzione, pur sapendo che in questi campi c’è sempre qualcosa da perfezionare, da intensificare, da estendere, da migliorare. L’approdo di Vinitaly e Merano, sinora basato su un grande sforzo della Regione e dell’Arsac, sono anche un modello che si propone affinché lo stesso possa essere replicato, con contributi articolati, in tutto l’arco dell’anno di una Calabria meravigliosa in ogni sua espressione. Non c’è tratto costiero, borgo o villaggio montano dell’antica Brettia che non meriti attenzione e che non abbia in sé tutte le prerogative utili per ergersi a polo d’attrazione di esperienze uniche, distintive, non delocalizzabili, memorabili. Helmuth Köcher e la sua squadra erano davvero entusiasti: questa loro immersione nel profondo Sud, provenendo da una regione altoatesina che primeggia per capacità organizzative e imprenditoriali, ha arricchito entrambe le sponde sebbene le stesse siano distanti oltre mille chilometri l’una dall’altra.
È il miracolo Italia, il Paese per antonomasia della bellezza e dell’armonia, della complessità, delle migliaia di campanili che suonano ognuno uno spartito diverso e plasmato da millenni di vicende storiche. La collaborazione, lo scambio di informazioni e di idee, il confronto continuo fanno ritornare la Calabria allo spirito più vero della Magna Grecia crogiolo di popoli mediterranei, asiatici, africani.
La cultura altoatesina del fare, come già accaduto con i veneti del Vinitaly, ha incrociato mirabilmente la robustezza intellettuale e la creatività di un Mezzogiorno non piagnone che necessita di stimoli adeguati per esplodere e trasformarsi in diversificati momenti di sviluppo, concreti e misurabili. Ecco quindi che il merito primario del presidente Occhiuto e dell’assessore Gallo va al di là del successo di pubblico e di immagine delle singole manifestazioni, perché traccia un percorso virtuoso, disegna un modello innovativo, demolisce quei muri che hanno troppo spesso confinato la Calabria in una dimensione di tormentato isolamento.
Sta alle singole aziende, ora, impegnarsi per dare ancor di più il meglio di se stesse, per ottenere risultati sempre più ragguardevoli. Perché non è nelle fiere che si aumentano i fatturati, ma nell’incessante lavoro che segue trainato da momenti di comunicazione e promozione capaci di dare visibilità vera, di alimentare contenuti originali, di offrire occasioni di confronto non paesane e non localistiche. E le aziende devono compiere sforzi sempre più consistenti per stare assieme, per fare squadra, per costruire reti in grado di camminare da sole e di arricchire il tessuto economico-sociale nel suo complesso.
In questo contesto “L’Alberello Enotrio”, opera pensata e documentata, sta offrendo il proprio contributo per riportare al centro dell’attenzione, tra l’altro, la Civiltà degli Enotri che precedette di diversi secoli lo splendore di Sibari, Crotone, Locri, Reggio… Generazioni di storici, di archeologici, di scienziati, talora anche geniali, hanno fornito le basi necessarie per articolare ragionamenti che abbiano il supporto dell’attendibilità e non dei luoghi comuni. Il valore aggiunto più decisivo e vincente che possiamo donare alle nostre specialità enologiche e agroalimentari è quello di un’identità culturale che in Calabria si conta in millenni.
L’incontro che il Merano Winefestival ha organizzato con il professor Attilio Scienza, i cui meriti vanno molto al di là delle sue specifiche specializzazioni, ha arricchito la manifestazione organizzata dall’Arsac (guidata da Fulvia Caligiuri), di contenuti importantissimi. Attilio Scienza sa coniugare mirabilmente i misteri del dna delle viti con le pagine della storia umana. Non ha senso, ora, entrare in dettagli che talora possono essere anche divisivi, perché il metodo scientifico poggia proprio sul rifiutare dogmi e verità ritenute indiscutibili, ma si colga piuttosto l’essenza della sua proposta, così come ha fatto l’assessore Gianluca Gallo al termine di un confronto a più voci che ha dimostrato competenza. La Calabria ha una virtù che nessuno può disconoscere: è stata al centro delle dinamiche mediterranee per millenni e quindi, anche dal punto di vista enologico, ha offerto contributi determinanti sul piano globale. Proprio alla luce degli studi più recenti e più autorevoli la Calabria può usare, in modo pregno di autentico significato, il concetto di “autoctono”, sia nel senso di molto remoto (perché nel pianeta Terra nessuno è autoctono fino in fondo), sia di contributi assolutamente originali o sapientemente decisivi, come molto probabilmente è stato “L’Alberello Enotrio”.
Dal 18 al 20 luglio tutti di nuovo a Sibari, con maggiore consapevolezza e determinazione, perché i vini buoni si producono in tutto il mondo, ma pochi possono vantare di essere la terra di Pitagora, di Gioacchino da Fiore, di Tommaso Campanella e dei Sissizi del mitico Re Italo! Questo tesoro immenso deve far capire a ogni singolo cittadino che non gettare per strada mozziconi di sigarette e non abbandonare rifiuti in boschi e spiagge è la chiave di volta per cambiare il destino della Calabria. Imitare Merano con il genio magnogreco!