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28/06/2025 ore 14.26
Attualità

Locri, un anno di “Mare di Legalità”: le barche confiscate ai migranti dedicate alla memoria di Fortugno e Grasso

L’evento, promosso dalla Lega Navale per onorare le vittime innocenti di mafia, ha costituito un momento toccante per coloro i quali è ancora vivido il ricordo di quanto accaduto. L’assessore ed ex sindaco della città Giovanni Calabrese: «Quella violenza è stata estirpata, i miei figli oggi possono vivere liberamente»

di Ilario Balì

Un evento per celebrare il primo anno della campagna “Mare di Legalità”, partita il 28 giugno 2024 da Ostia alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Presso la sede della Lega Navale di Locri stamane sono state intitolate alla memoria dell’imprenditore Vincenzo Grasso e del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, vittime di mafia, le barche a vela “Cicci” ed “Ezio”.

Si tratta di imbarcazioni confiscate al traffico di migranti e affidate dallo Stato alla Lega Navale Italiana per lo svolgimento di attività di pubblico interesse legate al mare. Le barche fanno parte della “flotta della legalità” della Lega Navale Italiana, che annovera al momento 25 imbarcazioni operative lungo tutte le coste italiane nella campagna “Mare di Legalità". Ogni barca è associata alla memoria di “eroi della legalità” assassinati dalle mafie e dal terrorismo.

All’evento locrese, organizzato dalla Lega Navale di Locri in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si sono unite le “barche della legalità” Eva I (Lega Navale di Reggio Calabria), intitolata al comandante Natale De Grazia, Blue Angel (Lega Navale di Messina), dedicata all’avvocato Nino d’Uva e Lion (Lega Navale di Sant’Agata di Militello) associata al sindacalista Placido Rizzotto. Le barche hanno veleggiato insieme alle due imbarcazioni della Lega Navale di Locri con a bordo bambini e ragazzi dei Punti Luce di San Luca e di Platì di Save the Children, organizzazione con cui la Lega Navale Italiana collabora a livello nazionale.

“Avevamo il sogno di costruire una città diversa da quegli anni difficili che abbiamo vissuto noi quando eravamo giovani - le parole dell’assessore regionale e già sindaco di Locri Giovanni Calabrese - una città fatta di sangue, una città fatta di violenza, una città che era conosciuta solo per questioni negative. Uno dei primi omicidi più brutti e tristi che ricordo fu quello del professore Panzera che era mio vicepreside al liceo scientifico, un delitto ci ha segnato molto, ma poi anche quello di Vincenzo Grasso e 20 anni fa quello di Francesco Fortugno.
Una violenza inaudita per una città di grande storia, arte e cultura che non meritava quello per colpa di quattro maledetti criminali che hanno insanguinato la nostra città. Grazie all’aiuto delle istituzioni, all’aiuto dello Stato Locri piano piano si è liberata di quel passato negativo, i cittadini hanno ritrovato fiducia e credibilità nello Stato, quella che era mancata in quegli anni in cui si viveva una sorta di sudditanza psicologica nei confronti dei clan Cataldo e Cordì. Io sono contento che i miei figli oggi possano vivere oggi in una città libera. Locri è cambiata e non si torna indietro”.

Visibilmente emozionata anche Stefania Grasso, figlia di Cecè Grasso: “Io non posso veramente elencare tutte le persone a cui voglio dire grazie però sappiate che tutti quelli che ci hanno messo qualcosa in questo percorso io li considero fratelli e sorelle di cammino. Io avevo 19 anni quando è stato ucciso mio padre e oggi ne ho 55, sono più gli anni che io ho trascorso senza mio padre fisicamente che con mio padre, e sono queste le giornate in cui mi riconciliano non solo col suo ricordo, ma proprio con la sua presenza. Mio padre era una persona che amava la sua terra e il suo lavoro, ed era anche un amante del mare. Vedere quella barche oggi portare il suo nome significa rivedere l’amore che mio padre ha avuto per questa terra.

Per Maria Grazia Laganà Fortugno “con questa iniziativa si è dato un senso a queste imbarcazioni restaurate e date, soprattutto per attraversare un mare di speranza, un mare di legalità, un mare di educazione di civiltà per le nuove generazioni. Ci auguriamo che queste imbarcazioni siano un momento di educazione civica per i ragazzi, un momento di speranza e di solidarietà. Franco è stato una persona benvoluta e amata da tutti, un marito e un padre eccellente e eccezionale. Pur dedicandosi alla politica, aveva sempre un momento per i suoi figli e, anche nei momenti più importanti della loro crescita, mollava tutto per chiedere com’è andata a scuola senza aspettare di ritornare la sera. Era anche medico di Pronto Soccorso, avendo avuto a che fare con tutto il territorio della zona. La cosa più bella che mi sono sentita dire durante quelle giornate terribili è stata “siamo rimasti orfani anche noi”.