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04/11/2025 ore 15.02
Attualità

Manovra di bilancio: dalla riorganizzazione della Zes ai tagli che mettono a rischio crescita economica e coesione sociale

Il provvedimento da un lato apre opportunità con la Zona economica speciale, dall’altro pesa sulle prospettive del Sud per via di una combinazione di tagli, inefficienze negli investimenti e limiti strutturali nel welfare e nei servizi essenziali

di Redazione Attualità

La manovra di bilancio 2026 comporta significativi tagli al Mezzogiorno, con un impatto complessivo stimato dalla Svimez in una riduzione di circa 5,3 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027. Questa contrazione riguarda tagli lineari ai ministeri, la revisione del Fondo per il Mezzogiorno, e la cancellazione di agevolazioni come la decontribuzione Sud, che aveva avuto un ruolo importante nel sostenere l’occupazione e la crescita nelle regioni meridionali. Inoltre, sono stati dimezzati i fondi destinati a importanti progetti industriali e infrastrutturali, come la riconversione green dell’ex Ilva di Taranto o il contratto di sviluppo per Salerno.

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Anche la gestione delle ZES è stata riorganizzata, con la chiusura di diverse zone economiche speciali e la creazione di una ZES unica, ma con riduzione del personale e centralizzazione a Roma. Questi tagli mettono a rischio non solo la crescita economica, ma anche la coesione sociale e la capacità del Sud di colmare i suoi ritardi strutturali rispetto al resto del Paese. La mancanza di risorse dedicate e la debolezza degli strumenti di controllo sulla destinazione dei fondi alimentano il rischio di una “cristallizzazione” delle disuguaglianze territoriali, che può tradursi in un ulteriore rallentamento dello sviluppo meridionale.

Le conseguenze sociali di questa situazione sono molto gravi. Il Mezzogiorno continua a soffrire di un tasso di disoccupazione elevato, specialmente tra i giovani (con picchi del 40% per le donne under 30), e vede una crescente emigrazione giovanile e intellettuale che impoverisce ulteriormente il capitale umano locale. L’occupazione si destruttura e si impoverisce, con un aumento della marginalità sociale e una crescita delle disuguaglianze, accentuata dalla carenza di servizi pubblici essenziali e di opportunità.

L’incertezza sui LEP e la riduzione delle risorse rischiano di alimentare il malessere sociale e la sfiducia nelle istituzioni, creando ricadute negative anche sulla coesione territoriale e sullo sviluppo economico a lungo termine.

In sintesi, la manovra 2026 apre una finestra di opportunità con la stabilità della ZES Unica, ma pesa sulle prospettive del Sud una combinazione di tagli, inefficienze negli investimenti e limiti strutturali nel welfare e nei servizi essenziali. Servono scelte politiche forti e investimenti mirati per dare al Mezzogiorno un vero rilancio e ridurre le disparità con il resto del Paese.