La Calabria alla riscossa per salvare il pluralismo di Mediaset: Giordano trasloca e Labate conquista il mercoledì di Rete4
Il nuovo corso del colosso della tv passa da un volto calabrese e un cambio di palinsesto tra spostamenti e promozioni. Pier Silvio vuole catturare anche l’audience moderata e di sinistra
Pier Silvio Berlusconi ha deciso: il Biscione deve smettere di essere una fortezza sovranista. Dopo anni di prime serate a senso unico, Mediaset vuole respirare un’aria diversa, più “pluralista”, e lo fa partendo dal cuore del suo canale più politicizzato: Rete4.
Per anni la rete è stata il rifugio di Salvini e, successivamente, la passerella televisiva di Giorgia Meloni, con il duplex Porro-Del Debbio a fare da guardia mediatica. Ora, però, le regole del gioco sono cambiate.
La svolta ha un volto preciso: Tommaso Labate, giornalista del Corriere della Sera, classe 1978, calabrese doc di Marina di Gioisa Ionica. Sì, la Calabria sbarca in prima serata su Rete4, e lo fa con un talk dal titolo che è tutto un programma: “Realpolitik”. Per Mediaset, la scelta ha il sapore di un piccolo riscatto territoriale: la provincia meridionale entra nel salotto buono del Biscione, portando con sé la promessa di un pluralismo più “genuino” e meno urlato.
Fino a oggi, Labate era noto soprattutto come prezzemolino televisivo, ospite fisso delle maratone di Enrico Mentana su La7. Il suo accento calabrese, inconfondibile e un po’ cantilenante, era diventato una firma sonora dei dibattiti politici. Ma fare il saltino dalla poltrona di ospite alla responsabilità di conduttore di prima serata è tutta un’altra storia. La sfida è seria: reggere due ore di palinsesto senza l’ombrello protettivo di Mentana, tenendo sveglio un pubblico abituato agli slogan secchi e alle urla di Giordano.
Già, Mario Giordano. L’uomo che ha urlato per anni tra zucche spaccate e indignazioni a comando, ora si ritrova “sfrattato” dal mercoledì sera e spedito alla domenica, un giorno complicatissimo per gli ascolti. Per lui, che ha sempre incarnato la voce più graffiante del fronte sovranista, il trasloco ha il sapore di una bocciatura non detta. Ma il fastidio è emerso chiaro durante l’evento “La Ripartenza” di Nicola Porro a Bari: davanti alla platea, Giordano sembrava un capopopolo d’opposizione più che un volto di punta del Biscione.
«Gli italiani hanno dato una maggioranza forte al centrodestra per avere risposte che non ci sono – ha tuonato –. Non ci sono sulla sicurezza, il decreto fa acqua da tutte le parti. Non ci sono sulla sanità, sulle liste d’attesa, sul fisco. Non c’è quel cambio di marcia… È un governo Meloni-Forlani!». Parole che hanno fatto sobbalzare più di un dirigente Mediaset, abituato a un Giordano sempre fedele alla linea. Ora che è stato dirottato alla domenica, sembra aver trovato improvvisamente gusto a fare l’oppositore.
Il piano di Pier Silvio è chiarissimo: senza il canone Rai a garantire ossigeno finanziario, Mediaset deve vivere di pubblicità e ascolti. E oggi gli ascolti premiano il pluralismo e la moderazione più del tifo da curva. L’idea è semplice: conquistare anche gli spettatori che non si riconoscono nel centrodestra duro e puro, parlare alle famiglie che zappettano tra Rai, La7 e Netflix. E in questa strategia, la scelta di puntare su un calabrese di Cosenza diventa perfino simbolica: la provincia, spesso ignorata dai grandi salotti televisivi, diventa protagonista del “nuovo corso” del Biscione.
Per Giordano, la domenica sera è una trincea. Si ritroverà faccia a faccia con Fabio Fazio, ma soprattutto con Report, che intercetta proprio quel pubblico curioso, arrabbiato e un po’ complottista che fino a ieri si sfogava con “Fuori dal Coro”. Il conduttore, dalle colonne de La Verità, ha ammesso la difficoltà: «Certo, mi dispiace abbandonare il mercoledì e cambiare giorno un’altra volta. Ma la trasmissione tornerà, libera e cazzuta come sempre».
Intanto Labate si prepara al suo debutto. Se riuscirà a non naufragare, Pier Silvio avrà dimostrato che il pluralismo paga anche senza urlare. E per la Calabria, sarà un piccolo trionfo di rappresentanza: da Cosenza con furore, per salvare il prime time di Mediaset dalle tossine sovraniste.