Memoria, impegno civile e riscatto: a Reggio la VII edizione del Premio Antonino Scopelliti in una serata carica di emozione e coraggio
Dal ricordo del giudice ucciso dalla mafia alla celebrazione delle eccellenze del territorio: premi a progetti di inclusione, cultura e resistenza, in un anno segnato dalla riapertura delle indagini sul delitto
Una Calabria che ricorda, che resiste, che costruisce. È questa l’anima della settima edizione del Premio Antonino Scopelliti, organizzato dalla Fondazione intitolata al magistrato reggino assassinato nel 1991. Un’edizione dal forte valore simbolico, celebrata proprio nell’anno in cui si è riaperto il fascicolo giudiziario sull’omicidio, come a voler ribadire che la verità e la giustizia non hanno scadenze. Un premio che è anche e soprattutto un atto di fiducia nella capacità di questo territorio di generare eccellenza, umanità, visione, con il coraggio di chi sceglie di restare e di costruire, ogni giorno, nonostante tutto.
Una serata intensa, nata per onorare la memoria del giudice ucciso dalla mafia, ma anche per raccontare una Calabria che non si arrende. Una Calabria fatta di eccellenze, di riscatto, di storie che parlano di legalità, inclusione, bellezza e visione.
A raccogliere e amplificare questo desiderio di narrazione positiva è ancora una volta il network LaC, che accompagna la Fondazione Scopelliti nel percorso di valorizzazione di persone, progetti e comunità che costruiscono, ogni giorno, un’alternativa alla rassegnazione e alla criminalità. Una narrazione controcorrente, che accende i riflettori su una terra capace di futuro.
Rosanna Scopelliti: «Diamo voce a chi lavora nel silenzio»
«Una settima edizione che capita in un anno particolare, quello della riapertura delle indagini sul delitto di mio padre» ha affermato dal palco Rosanna Scopelliti, Presidente della Fondazione e figlia del magistrato. Da questo punto di partenza, ha preso forma un racconto che intreccia memoria e azione sociale, in cui la Fondazione si è spesa con determinazione su più fronti.
Delitto Scopelliti, spunta l’autoradio del giudice: nuovi esami dopo 34 anni potrebbero riscrivere la verità«Abbiamo conosciuto tantissime persone meritevoli, eccellenze del nostro territorio. Abbiamo cercato di mettere a sistema le esperienze, impegnandoci nel sociale», ha spiegato. In particolare, l’attenzione si è concentrata su progetti legati all’autismo, come quello portato avanti con i ragazzi di Modelli si nasce: «Hanno ribaltato gli stereotipi, dimostrando che anche chi convive con l’autismo può fare cose straordinarie come sfilare con dignità, potenziale e valore». Ma non solo. La Fondazione ha investito energie anche nella lotta alla violenza sulle donne, sostenendo associazioni locali e offrendo spazi di normalità a madri vittime di abusi e ai loro figli, spesso le vittime più silenziose. «Ci occuperemo anche degli orfani di femminicidio nelle attività che partiranno da settembre», ha anticipato Rosanna Scopelliti.
Un messaggio chiaro: non c’è futuro senza memoria, ma è attraverso iniziative concrete, inclusive e condivise che si costruisce l’identità di un popolo. «Noi calabresi dobbiamo conoscerci di più, farci conoscere meglio. E partire da qui, dalla bellezza e dalla giustizia, per il nostro riscatto. Raccontiamo non solo l’impegno della Fondazione, ma l’impegno di tanti calabresi che non cercano visibilità, ma eccellono in silenzio».
Falcomatà: «Raccontiamo Reggio con chi la vive ogni giorno»
A portare i saluti istituzionali il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che ha voluto rimarcare il valore simbolico e concreto del premio. «Anche quest’anno celebriamo realtà positive e importanti della nostra città nel campo culturale, sociale, sportivo». Un riconoscimento che, a suo dire, rappresenta il modo più autentico di parlare di Reggio Calabria: «È la dimostrazione che queste eccellenze sono il modo migliore per raccontarla, la nostra città. Al netto di chi, magari da lontano, da un eremo in altre province o regioni, prova a dirci come dovremmo vivere o svilupparci». La risposta, secondo Falcomatà, sta nei volti e nei progetti che ogni giorno lavorano dal basso. «Il miglior racconto – ha detto - è quello di chi la città la vive, di chi non si limita a parlarne. E le persone che premiamo stasera, rappresentano proprio questo spirito».
Premi che raccontano la Calabria del coraggio, del talento e dell’inclusione
Non una semplice premiazione, ma un racconto corale di resistenza, creatività e impegno civile. La settima edizione del Premio Antonino Scopelliti ha portato sul palco volti e storie che restituiscono senso alle parole “memoria” e “riscatto”. Ogni riconoscimento è stato pensato per mettere in luce esperienze autentiche, spesso silenziose, che ogni giorno costruiscono una Calabria diversa.
Il premio alla memoria è stato conferito a Jole Santelli, prima donna presidente della Regione Calabria, prematuramente scomparsa nel 2020. Un omaggio alla sua forza e determinazione, al suo amore per la terra che ha scelto di servire fino all’ultimo giorno: «Ha incarnato la politica come servizio, rompendo schemi, superando pregiudizi, mettendo al centro cultura, giustizia, libertà». A ritirare il riconoscimento, la sorella Paola Santelli e presidente della fondazione intitolata alla compianta Governatrice.
Sul fronte dell’inclusione, commuove la storia di “Modelli si Nasce”, premiato per la Rinascita Sociale: un progetto che porta in passerella ragazzi con disturbo dello spettro autistico, ribaltando ogni pregiudizio e mostrando quanto valore e autenticità ci siano in chi spesso resta invisibile.
Dalla passerella alla cucina, con Victoria’s House di Vittoria Scordo, premiata per Istruzione, Educazione e Inclusione. Attraverso il laboratorio “Abilmente”, ragazzi con disabilità hanno potuto imparare a cucinare, ma anche a relazionarsi, a credere in sé stessi, a immaginare un futuro possibile. «Cucinare con il cuore, per costruire autonomia, creatività, consapevolezza».
Nel campo dell’impegno sociale, un ruolo importante lo ricopre l’associazione LUDOS, attiva nella promozione dello sport come strumento educativo e inclusivo. Il loro lavoro va oltre il campo di calcio: seminari, incontri culturali, attività artistiche, tutto all’insegna della partecipazione e dell’apertura. «Promuovono territorio e diritti attraverso ogni forma di pratica sportiva e ricreativa».
Il riconoscimento Radici in Calabria è andato invece ad Aldo Sacchetti, illustratore di moda reggino, oggi attivo per brand di lusso come Fendi, Dior e Givenchy. Dall’estero torna spesso a Reggio, dove affondano le sue radici e dove è nata la sua passione. «Un talento che ha portato nel mondo un tratto inconfondibile di calabresità, senza mai tagliare il cordone con la propria terra».
Per la categoria Resto in Calabria, premiata Ilaria Speranza, artigiana del gioiello, che ha trasformato un simbolo di Reggio – il ricciolo della ringhiera del lungomare – in un brand nazionale. «Amore per la propria terra che diventa impresa e identità».
La musica come ponte tra le culture e come cura della memoria è invece al centro del progetto Corde Libere, che ha ricevuto il premio Istituzione culturale per la promozione del territorio calabrese. Fondato da Alessandro Calcaramo, il gruppo ha ridato vita a strumenti tradizionali e sonorità perdute, educando i giovani a suonare e a sognare.
Di straordinario valore civile anche il riconoscimento conferito a Giovanna Russo, garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, insignita del premio Contrasto alle mafie per l’affermazione dei diritti. La sua attività – tra mediazione, giustizia riparativa e reinserimento sociale – rappresenta una frontiera avanzata del lavoro sui diritti umani, in particolare per le fasce più fragili.
E poi lei, Anna Maria Scarfò, testimone di giustizia e sopravvissuta. Da vittima di violenza a simbolo di lotta e resistenza, ha ricevuto il premio Resistenza, impegno e testimonianza contro le mafie. «Ha avuto il coraggio di sfidare il branco e l’omertà. Oggi è voce e luce per chi vive nel buio».
A chiusura, il Premio Antonino Scopelliti, conferito all’impresa sociale I Bambini delle Fate, fondata da Franco Antonello. La loro missione è sostenere, con continuità e trasparenza, progetti di inclusione per bambini e ragazzi con disabilità. «Un’impresa che ha trasformato la sfida dell’autismo in un’opportunità collettiva di cambiamento». A ritirare il premio, la referente calabrese Simona Morabito.
Musica, emozioni e parole che lasciano il segno
L’atmosfera della serata ha restituito la cifra profonda dell’evento: non celebrazione, ma condivisione. Il pubblico ha seguito con attenzione, tra commozione e applausi, ogni momento della premiazione, accompagnato dalle note intense e delicate del gruppo Corde Libere, che hanno intervallato la cerimonia con brani simbolici e vibranti.
I contributi video proiettati durante la serata – dalle immagini di Reggio accompagnate dalla voce di Jole Santelli alla testimonianza dei progetti dedicati alle donne vittime di violenza ed ai ragazzi autistici – hanno contribuito a rendere tangibile il legame tra parole e azioni, tra la memoria del giudice Scopelliti e le vite che oggi, grazie anche alla Fondazione, si intrecciano in nuovi percorsi di fiducia, autonomia e speranza. Sul palco si sono alternati amministratori, attivisti, educatori, artisti, genitori, testimoni. Storie autentiche, capaci di restituire dignità alla narrazione di una Calabria che cammina, a testa alta, verso il proprio futuro.
Una Calabria che non si arrende, una memoria che si fa azione
A distanza di oltre trent’anni dall’assassinio del giudice Antonino Scopelliti, il suo nome continua a essere baluardo di giustizia, verità e impegno civile. Ma ciò che la Fondazione ha dimostrato, anche con questa settima edizione del Premio, è che la memoria non basta se non si trasforma in azione concreta.
I progetti premiati, le persone celebrate, le esperienze raccontate sono tasselli di una visione più ampia: quella di una Calabria che non si arrende, che non si riconosce nelle cronache del degrado, ma nelle storie di chi resta, resiste, crea, educa, cura, denuncia. E mentre le luci del palco si spengono e la musica sfuma, resta impressa un’eredità viva, che non ha bisogno di clamore: quella di chi, come Antonino Scopelliti, ha creduto che il cambiamento sia possibile.