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14/05/2025 ore 21.01
Attualità

Minorenni violentate a Seminara, gli studenti organizzano una manifestazione per rompere il silenzio e chiedere giustizia

Il caso ha smosso i giovani del liceo che sentono «il bisogno di essere parte attiva della comunità». L’appuntamento è Domenica 18 alle 17 nel comune del Reggino

di Elisa Barresi

«Abbiamo scelto di attuare quest’iniziativa poiché sentiamo il bisogno di essere parte attiva della nostra comunità, di far sentire la nostra voce e di confrontarci con altri ragazzi, cittadini e realtà del territorio». Un gruppo di liceali reggini ha scelto di dire basta dopo aver conosciuto la brutalità del caso di Seminara. La violenza del branco e le storture sociali che ne sono derivate hanno smosso, fortunatamente, i giovani che, adesso, hanno deciso di rompere il silenzio «soprattutto, per guardare l’altra faccia della medaglia, quella di chi è realmente colpevole, e chi invece la parte offesa». L’appuntamento è Domenica 18 alle 17 a Seminara.

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«A nome di tutti i liceali, scrivo per esprimere il nostro entusiasmo nell’aver avuto l’appoggio di molteplici persone a questa manifestazione. Il nostro contributo consisterà negli interventi e nel proseguimento della manifestazione, con impegno, passione e spirito di collaborazione».

Un’iniziativa sposata da diverse realtà, dai garanti regionali, dalla Città Metropolitana, dal Comune di Seminara, dalla Fondazione Scopelliti, da Libera, dall’associazione La tazzina della Legalità, dalla Cpo regionale degli avvocati e, soprattutto, dalle scuole e che vede il network LaC protagonista e pronto a raccontare una storia diversa che contrappone la speranza alla violenza.

«La scuola non è solo un luogo culturale, in cui si studia, per noi, è principalmente una zona di comfort, dove si incontrano ideologie e criteri diversi, imparando ad accettare il diverso senza giudicarlo…ma soprattutto, a distinguere il buono dal contorto. Partecipare a questa manifestazione non è solo un gesto simbolico: è un modo per dire che ci siamo, che vogliamo essere parte del cambiamento, che non vogliamo restare in silenzio di fronte a storie di dolore e ingiustizia che troppo spesso finiscono dimenticate o minimizzate. Abbiamo compreso, nel nostro percorso scolastico e personale, quanto sia importante riconoscere i segnali della violenza, anche quelli più sottili e meno visibili, e quanto sia fondamentale educare al rispetto, all’ascolto, all’empatia. Vogliamo che questa manifestazione sia non solo una denuncia, ma anche un invito alla consapevolezza e alla responsabilità collettiva. Sappiamo che le parole possono ferire, ma anche curare. Che i gesti possono distruggere, ma anche proteggere. E per questo abbiamo scelto di usare proprio le nostre parole, i nostri gesti, la nostra creatività, per provare a lasciare un segno. Anche se piccolo, anche se imperfetto, è il nostro modo di dire: “Noi ci siamo, e non giriamo lo sguardo dall’altra parte.” Grazie ancora per averci dato l’occasione di far sentire la nostra voce».