Nuovo anno scolastico 2025, tutte le novità: stop agli smartphone, condotta più severa e maturità che cambia volto
A tre settimane dalla prima campanella, il ministro Valditara ridisegna scuola ed esami: pugno duro sui cellulari e riforme destinate a far discutere studenti e docenti
Tre settimane al suono della prima campanella e il mondo della scuola si prepara a un anno che promette di non lasciare nessuno indifferente. Gli studenti torneranno in aula tra l’8 e il 16 settembre, a seconda delle regioni, e lo faranno in un clima che mescola attese, incertezze e regole nuove. Dal ministero dell’Istruzione e del merito, guidato da Giuseppe Valditara, è arrivato infatti un pacchetto di interventi che tocca diversi fronti: disciplina, esami, programmi e perfino i tanto discussi diplomifici.
I primi a rientrare saranno gli alunni della provincia di Bolzano l’8 settembre, seguiti pochi giorni dopo da Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte e Trento. Friuli-Venezia Giulia e Lombardia apriranno l’11 e il 12 settembre, mentre il grosso delle regioni partirà il 15. Ultimi a rientrare in aula, il 16, saranno Calabria e Puglia. Una geografia a macchia di leopardo che rispetta le autonomie locali ma che segna, come ogni anno, un ritorno graduale alla normalità.
La novità più chiacchierata riguarda i cellulari. Valditara ha deciso di estendere il divieto d’uso anche agli studenti delle superiori, dopo averlo introdotto alle medie. Niente più telefonini sui banchi, nemmeno per scopi didattici. Una scelta che divide: da un lato genitori e insegnanti che invocano concentrazione, dall’altro ragazzi che considerano lo smartphone una protesi naturale della propria vita sociale. Le nuove regole prevedono che i dispositivi restino spenti e custoditi per l’intero orario scolastico. Facile sulla carta, meno nella pratica: chi frequenta le aule sa bene quanto sia complicato separare gli adolescenti dal loro schermo preferito.
Cambia anche il voto in comportamento. D’ora in poi, chi si fermerà al sei in condotta dovrà affrontare a fine estate un recupero speciale: un elaborato di Educazione civica da presentare al rientro. Le sospensioni oltre i due giorni verranno sostituite da attività di cittadinanza solidale: volontariato, impegni con associazioni ed enti benefici. In questo modo la punizione diventa esperienza educativa, con l’obiettivo di responsabilizzare gli studenti. A fine anno, il voto di comportamento terrà conto di note, ammonizioni e sospensioni accumulate durante tutto il percorso.
La riforma degli esami è uno dei temi più caldi. Dopo le polemiche dello scorso luglio, quando diversi studenti si sono presentati all’orale facendo scena muta, Valditara ha annunciato correttivi importanti. Prima di tutto il nome: si tornerà a chiamare l’esame di fine ciclo “Maturità”. Ma il cambiamento non è solo formale. L’orale sarà meno nozionistico e più ragionato, con spazio al dialogo e alla capacità argomentativa. I punteggi verranno rivisti: più peso al percorso triennale, inclusi i Pcto, l’Educazione civica e il curriculum dello studente. Le prove scritte resteranno due, ma quella d’indirizzo potrebbe essere rinnovata. Una certezza c’è già: lo scritto d’italiano del 2026 si svolgerà giovedì 18 giugno, rompendo una tradizione trentennale che lo voleva di mercoledì.
Dopo anni di polemiche, parte anche la riforma delle paritarie. Niente più salti di tre o quattro anni per i pluribocciati: si potranno recuperare al massimo due anni con esame di idoneità davanti a una commissione con presidente esterno. Stop alle classi “a piramide rovesciata”, con poche prime e una miriade di quinte: sarà ammessa una sola quinta collaterale per indirizzo. Arrivano inoltre obbligo di registro elettronico, pagella digitale e protocollo informatico. L’obiettivo dichiarato è restituire credibilità a un sistema spesso accusato di svendere titoli di studio.
Un capitolo riguarda i docenti. Con un correttivo alle rigide regole dei concorsi Pnrr, anche il 30% degli idonei non vincitori potrà essere immesso in ruolo a partire da settembre. Una scelta che intende accelerare il processo di stabilizzazione e dare respiro a un corpo insegnante spesso falcidiato da precariato e carenze strutturali.
Le vere rivoluzioni, però, si vedranno dal 2026/2027, quando entreranno in vigore le Nuove indicazioni nazionali. In discussione c’è l’introduzione facoltativa del latino alle medie, una geostoria sostituita da un approccio narrativo alla storia d’Italia ed Europa, più musica e arte alla primaria e un rafforzamento di informatica e intelligenza artificiale nei curricula. Nella scuola dell’infanzia arriveranno educazione civica e sostenibilità, a conferma di un’attenzione crescente al rapporto tra scuola e società.
Il mosaico di riforme e divieti tratteggia un anno scolastico destinato a sollevare opinioni contrastanti. C’è chi applaude al rigore, chi teme un ritorno a metodi punitivi, chi accoglie con favore l’idea di una maturità più ragionata e meno nozionistica. Di certo, la scuola 2025/2026 non sarà uguale a quella lasciata a giugno. E già questo basterà a rendere l’autunno bollente dietro i banchi.