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07/09/2025 ore 06.15
Attualità

Occhiuto critica la libertà di LaC ma la stampa deve raccontare i fatti, non è megafono del potere

Il governatore uscente attacca il network durante la puntata di Perfidia parlando di fake news e di leggerezza nel trattare le notizie. Noi difendiamo un’indipendenza conquistata anche contro poteri occulti che avrebbero voluto soffocarci. E continueremo a raccontare la Calabria

di Franco Laratta

Nella imminenza delle elezioni regionali anticipate, LaC si è messa a disposizione di tutti i partiti e dei candidati, affinché ognuno potesse far conoscere idee e progetti per il governo della Calabria. Così, venerdì sera, a Perfidia, per un’ora intera Roberto Occhiuto ha detto tutto quello che voleva, illustrando quanto fatto e quanto farà se rieletto, rispondendo alle domande della conduttrice. Bene. Ma poi è scivolato sulla classica buccia di banana di chi non sopporta le critiche, attaccando il nostro network e provando in qualche modo a intimidirlo.

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Ha preso di mira la nostra testata, accusandola di leggerezza e “frettolosità”, rifugiandosi in un proverbio: «La gatta frettolosa fa i figli ciechi». Una battuta indirizzata a chi dirige LaC, ma che in realtà offende un’intera redazione: 50 giornalisti che ogni giorno lavorano in sintonia, senza pregiudizi, cercando sempre la verità e dando voce a tutti. Professionisti che hanno portato LaC ai vertici di ascolti, visualizzazioni e gradimento.

Ma poi ha fatto di peggio. Senza indicare nulla di chiaro e di preciso, il presidente uscente è arrivato ad accusarci di pubblicare fake news. Bene: se ne ha una, una sola, la dica. Altrimenti resta soltanto il tentativo di screditare giornalisti seri e competenti. Le notizie che abbiamo dato, le indiscrezioni, le anticipazioni: tutto è sempre stato confermato dai fatti. Dunque, quali sarebbero le “fake news”?

Vale anche la pena ricordare a Occhiuto che il suo lavoro e quello della sua giunta sono sempre stati seguiti quotidianamente e con puntualità: decine di conferenze stampa, convegni, iniziative pubbliche, ogni evento di interesse pubblico. Spesso anche con collegamenti in diretta dalla Cittadella. Sempre con correttezza e con rispetto verso le istituzioni. Era nostro dovere, e lo abbiamo svolto con correttezza e obiettività, come ci riconosce quotidianamente il pubblico che ha posto il nostro network ai vertici di tutte le classifiche di ascolto e di visualizzazioni, ponendolo tra i leader dell’informazione a livello nazionale.

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Non è la stampa libera a rischiare la cecità, come la gatta di Occhiuto: semmai è il potere che non sopporta lo sguardo dei giornalisti. E se di fretta vogliamo parlare, ricordiamo la sua fretta: quella con cui ha sciolto il Consiglio regionale in poche ore, lasciando spiazzati persino i suoi consiglieri. Mandando tutti a casa, come un padre-padrone delle istituzioni democratiche. Senza mai spiegare davvero le ragioni delle dimissioni e annunciando, quasi nello stesso istante, la sua ricandidatura.

Qui non ci sono “figli ciechi”: c’è un Consiglio regionale che rischia di morire prima ancora di nascere. E questa sarebbe una sciagura con la sua firma in calce. Cosa alla quale non vogliamo nemmeno pensare.

La stampa libera non è un megafono del potere: è la voce della democrazia. Critica, insolente, attenta, ma sempre libera. “Le notizie separate dalle opinioni” è la nostra stella polare, affinché ogni cittadino possa sapere senza mai essere manipolato. Ma per difendere questa libertà, chi ha voluto questo network ha dovuto subire pressioni e ben altro, il tutto orchestrato da regie occulte. Solo la determinazione e l’indipendenza di un gruppo editoriale libero hanno impedito che questa voce venisse soffocata. Vorremmo che il presidente ne fosse consapevole.

Ci dispiace, ma non possiamo dire di Roberto Occhiuto “Santo subito”. Anzi, “Santo subito subito”. Non spetta a noi beatificare nessuno. Noi, se sarà rieletto, racconteremo il suo lavoro come sempre, a beneficio di questa terra che ha un disperato bisogno di uscire da una crisi gravissima fatta da uno spietato spopolamento, dal dramma della sanità, dalla povertà che avanza, dalla fuga di un’intera generazione di giovani. Cose che sono state messe in disparte. Ne vogliamo parlare o no?

Resteremo quello che siamo da sempre: un cane da guardia libero e indipendente. E la nostra squadra di giornalisti continuerà a fare il suo lavoro, con un’unica urgenza: raccontare la verità.

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